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10 settembre, 2021

San Nicola da Tolentino

 San Nicola da Tolentino

autore Santi di Tito anno 1588 titolo San Nicola da Tolentino vincitore delle tentazioni del demonio

Nome: San Nicola da Tolentino
Titolo: Sacerdote
Nascita: 1245, Sant'Angelo in Pontano, Macerata
Morte: 10 settembre 1305, Tolentino, Marche
Ricorrenza: 10 settembre
Tipologia: Commemorazione




I suoi genitori, pii cristiani e senza figli, fecero un pellegrinaggio a S. Nicola di Bari per ottenere di avere un figliuolo. E l'anno 1245 a S. Angelo, presso. Fermo, nasceva loro il piccolo Nicola, così chiamato in ossequio al Santo pugliese.

Fin dai primi anni ebbero cura di infondergli sentimenti cristiani, e Nicola crebbe buono, ubbidiente, mortificato: lo Spirito Santo lavorava in quell'anima innocente; più volte occorse ritrarlo dalla preghiera e frenarlo nella mortificazione e nella liberalità verso i poveri.

Assisteva e serviva volentieri la S. Messa; ascoltava la parola di Dio e studiava le cose sacre.

Quando incominciò a studiare fece rapidi progressi nella scienza, onde i genitori gli provvidero un canonicato nella chiesa del SS. Salvatore a Tolentino. Un giorno nella chiesa, udì un religioso di S. Agostino che predicava sulla vanità del mondo e ripeteva quel passo del Vangelo: « Cosa giova all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde l'anima sua? » e l'altro: « Chi vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua ». Nicola non attese altro: subito fece domanda di essere ammesso tra i figli di S. Agostino in quella città. Fu accettato, prese l'abito religioso, e dopo un anno di noviziato si consacrò al Signore mediante i santi voti religiosi: aveva 18 anni. Nel convento riconfermò il proposito che fin da piccolo si era prefisso: rinnegare se stesso. Perciò si stimava l'ultimo dei fratelli e cercava sempre gli uffici più umili, contento quando poteva eseguire la volontà altrui, e rinunziare alla sua, Durante gli studi fu mandato in vari conventi del suo Ordine e a Cingoli fu ordinato sacerdote.

Di qui comincia una nuova era per il nostro Santo. Quando si trovava all'altare, la sua faccia si infiammava d'amore e abbondanti lacrime sgorgavano dai suoi occhi. Le segrete comunicazioni della sua anima con Dio all'altare ed al confessionale gli facevano gustare anticipatamente le delizie della beatitudine celeste. Più tardi si recò a Tolentino ove passò i suoi ultimi anni. Predicava quasi tutti i giorni e le sue prediche producevano frutti meravigliosi. Nessuno poteva resistere alla forza e alla dolcezza dei suoi discorsi sia pubblici che privati. L'amore che portava a Dio infiammava talmente il suo cuore che sovente fu visto piangere sul pulpito.

Fu favorito di doni celesti ed operò molti miracoli. Nel 1305, il 10 settembre, dopo essere stato tribolato da una lunga malattia, morì all'età di 60 anni, pieno di virtù e di meriti.

PRATICA. Facciamo bene oggi i nostri doveri religiosi.

PREGHIERA. O Signore, che vi degnaste chiamare alla santità il vostro servo Nicola, fate che anche noi, obbedendo alla vostra volontà, possiamo entrare nella gloria del Paradiso.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Tolentino nelle Marche, san Nicola, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che, dedito a una severa astinenza e assiduo nella preghiera, fu severo con se stesso, ma clemente con gli altri, e spesso imponeva a sé le penitenze altrui.

I PANI BENEDETTI DI SAN NICOLA

Fin dal principio delle lotte col demonio San Nicola fu. soggetto a numerose malattie; era, a poco a poco, consumato da infermità ch'esso attribuiva alle malignità e agli inganni di Satana. In una di questa malattie, la Vergine gli apparve e gli ordinò di prendere del pane fresco e di intingerlo nell'acqua, se voleva riacquistare la salute. Tale è l'istituzione dei pani di San Nicola. I miracoli che furono compiuti per mezzo del pane benedetto si moltiplicarono talmente, dopo la morte del Santo, che Papa Eugenio IV prescrisse, per la benedizione, una formula speciale. Più tardi, nel 1622 la Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari dichiarò che soltanto gli Eremiti di Sant'Agostino godessero il privilegio di benedire e distribuire ai fedeli il pane miracoloso.

Per mostrare quante grazie sono da ciò derivate è opportuno conoscere uno dei fatti più importanti, che riempì di ammirazione tutta la cristianità. Negli anni 1601 e 1602 una peste violenta devastava la città di Cordova. Dopo tredici mesi il flagello era divenuto sterminatore. Fu allora che Giacomo di Vargas y Caravajal, governatore di Cordova, decretò di portare solennemente la statua di San Nicola all'Ospedale di San Lazzaro, dove giacevano, infermi di peste, migliaia di persone. La cerimonia ebbe luogo il 7 giugno: il governatore, il Senato, ventiquattro deputati, si recarono ad ascoltare la Santa Messa all'altare del Taumaturgo nella chiesa degli Agostiniani, e, quando ebbe termine il Santo Sacrifizio, con la torcia in mano, seguirono processionalmente la statua di San Nicola. Ai due fianchi di essa erano portate ceste di pane benedetto, destinato agli ammalati. Il Priore del convento e tutti i religiosi presero parte all'imponente corteo che si fermò dinanzi al Monastero di Nostra Signora del Carmelo. Il Padre Giovanni di Navas, dell'Ordine di San Francesco, confessore dell'ospizio, rivestito dei paramenti sacri, e sorreggendo un Crocefisso, stava sulla porta per riceverlo. Tutti gli ammalati che avevano potuto alzarsi, facevano corona, ad una certa distanza dal popolo per causa del contagio. Il corteo si fermò: un padre agostiniano presa la statua del Santo, andò ad inginocchiarsi davanti al francescano che reggeva il Crocefisso, mentre tutti i fedeli, in ginocchio, imploravano soccorso. Allora il religioso Agostiniano innalzò l'immagine di San Nicola. Nel momento che il volto del Santo arrivò all'altezza dei piedi del Crocefisso, alla presenza di tutto il popolo, fu operato il prodigio: la statua sì animò e baciò i piedi del Salvatore, mentre la grande folla commossa fino alle lagrime, invocava ad alta voce l'aiuto del 'auto. La statua fu di nuovo avvicinata al Crocefisso, ed allora apparve una meraviglia ancor più sublime; si vide il Salvatore staccare le braccia dalla Croce ed abbracciare, con infinita tenerezza, il volto del suo Servo glorioso. L'entusiasmo fu al colmo; si distribuì a tutti il pane benedetto, ed il protettore di Cordova fece tornare nell'animo di ognuno la più viva speranza. La moria cominciò a decrescere e, in meno di un mese, scomparve del tutto; le guarigioni si succedevano numerose, mangiando od applicando i piccoli pani benedetti. Tutti questi miracoli, e mille e mille altri, diffusero prodigiosamente la devozione al pane benedetto dì San Nicola; ed ancor oggi continua la potenza data da Dio al grande Taumaturgo, quella potenza per la quale: Tutte le genti Te cantan Nicola, l'innalzan le città carmi devoti, — scioglie il fanciullo in sua dolce parola — E lodi e voti.

Pensiero del 10 settembre 2021

 Oggi, chiediamo a Gesù di correggere i fratelli, nelle loro azioni sbagliate, senza cadere nel giudizio, nella presunzione di essere migliori. Per non rischiare d'essere ciechi che pretendono di guidare altri ciechi.

Meditazione sul Vangelo di Lc 6,39-42

Tutto un problema di sguardo.

Il Vangelo è un invito a lasciarsi illuminare dalla Parola, che ogni giorno ci raggiunge, trasformandoci sempre più in figli di Dio, in uomini e donne liberati dalle tenebre del peccato, dalla cecità dell’egoismo e dell’indifferenza.

Siamo di fronte ad un Vangelo apparentemente molto severo. In realtà ci è consegnato un messaggio di profonda tenerezza: prenditi cura di te stesso, ci esorta il Vangelo, sii attento alla trave che copre il tuo sguardo, perché tolta la trave potrai vedere, e solo allora ti sarà possibile prenderti cura dell’altro. Il fatto che l’altro mi stia a cuore, fa sì che abbia a cuore me stesso, il mio stesso cammino di purificazione e conversione. Non dobbiamo perdere di vista il fatto che Gesù sta parlando ai suoi discepoli, a quelli che lo stanno seguendo. Li sta formando a diventare come il Maestro. Essi sono quindi davanti ad un cammino di comprensione, di apprendimento, di attenzione allo sguardo, all’atteggiamento, al cuore del loro Maestro. Il discepolo, quindi ciascuno di noi, è chiamato a diventare un maestro per l’altro, a diventare una persona capace di vedere, capace di uno sguardo puro, capace di accorgersi dell’errore del fratello, non per deriderlo, ma per correggerlo con premura. Quante volte siamo ciechi dinanzi al fratello! Di lui ci piace notare la piccola pagliuzza, il suo difetto, quell’atteggiamento che più ci infastidisce. Così facendo crediamo di poter mascherare la nostra trave, e mantenere una posizione di maggiore rilievo. Le nostre relazioni diventano superficiali, pungenti. Sono relazioni tra due “ciechi”, non certo tra maestri, e tanto meno tra fratelli, accomunati dallo stesso cammino di fede.

10 Settembre 

Tu sei, Signore, mia parte d'eredità.

La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

(Giovanni 17,17)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 15)
Rit: Tu sei, Signore, mia parte di eredità.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
solo in te è il mio bene».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
«Nelle tue mani è la mia vita».


Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

(Giovanni 17,17)


09 settembre, 2021

Crocifisso nelle aule, la scuola decida in autonomia

Crocifisso nelle aule, la scuola decida in autonomia

Cassazione, in caso di richiesta anche simboli di altre religioni. Cei: 'Il crocifisso non divide, invita al dialogo'

✝️ “I giudici della Suprema Corte confermano che il crocifisso nelle aule scolastiche non crea divisioni o contrapposizioni – commenta mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, pur riservandosi di leggere la sentenza nella sua integralità - ma 𝗲̀ 𝗲𝘀𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗲 𝗿𝗮𝗱𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗣𝗮𝗲𝘀𝗲 𝗲 𝘀𝗶𝗺𝗯𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗺𝗶𝗹𝗹𝗲𝗻𝗮𝗿𝗶𝗮”. Lo afferma mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, che commenta la sentenza con cui la Corte di Cassazione è intervenuta oggi sulla vicenda sollevata in una scuola di Terni ribadendo che “l’affissione del crocifisso - al quale si legano, in un Paese come l’Italia, l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo - non costituisce un atto di discriminazione”.
👨🏻‍⚖️ Pur riservandosi di leggere la sentenza nella sua integralità. mons. Russo sostiene che "la decisione della Suprema Corte applica pienamente il principio di libertà religiosa sancito dalla Costituzione, rigettando una visione laicista della società che vuole sterilizzare lo spazio pubblico da ogni riferimento religioso. 𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗹𝗮 𝗖𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗹𝗲𝘃𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀ 𝗿𝗲𝗹𝗶𝗴𝗶𝗼𝘀𝗮, 𝗶𝗹 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲𝗻𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗹’𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗿𝗲𝗰𝗶𝗽𝗿𝗼𝗰𝗼”. “È innegabile che quell’uomo sofferente sulla croce non possa che essere simbolo di dialogo – conclude il segretario generale della Cei -, perché nessuna esperienza è più universale della compassione verso il prossimo e della speranza di salvezza. Il cristianesimo di cui è permeata la nostra cultura, anche laica, ha contribuito a costruire e ad accrescere nel corso dei secoli una serie di valori condivisi che si esplicitano nell’accoglienza, nella cura, nell’inclusione, nell’aspirazione alla fraternità”.



Pensiero del 09 settembre 2021

 Gesù, ci vuol far capire che c'è sempre una relazione tra ciò che DIO, fa per noi e quello che noi facciamo per gli altri. Ma è sempre Lui, che ci Ama, per primo, che ci perdona, che ci usa Misericordia. Uniti a LUI anche noi agiremo così.

Meditazione sul Vangelo di Lc 6,27-38

La “regola d’oro”.

Questo brano del vangelo contiene una specie di “codice morale” che aiuta il discepolo di Cristo a vivere con coerenza la sua fede. Tutto l’insegnamento è racchiuso nella “regola d’oro” dell’agire morale: «Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». Già l’Antico Testamento la conosceva, ma espressa nella forma negativa: «Non fare a nessuno ciò che non piace a te» (cfr. Tb 4,15). Gesù la propone in forma positiva: “Fare agli altri quello che vorremmo che essi facessero a noi”, che è molto più esigente.

Il brano evangelico fa inevitabilmente sorgere degli interrogativi. Forse Gesù ci comanda di non opporci al male, di lasciare mano libera ai violenti? Come si concilia questo con l’esigenza di combattere la prepotenza e il crimine, di denunziarlo con energia, anche correndo dei rischi? La “regola d’oro” che vale per tutti i casi, abbiamo sentito, è di fare agli altri quello che si vorrebbe fatto a se stessi. Il vangelo non ci ordina tanto di togliere il giudizio dalla nostra vita, quanto di togliere il veleno dal nostro giudizio! Cioè quella parte di astio, di rifiuto, di vendetta che si mescola spesso alla obbiettiva valutazione del fatto. Il comando di Gesù: “Non giudicate e non sarete giudicati” è seguito immediatamente dal comando: “Non condannate e non sarete condannati”. La seconda frase serve a spiegare il senso della prima. Sono i giudizi “spietati”, senza misericordia, che vengono banditi dalla parola di Dio, quelli che, insieme con il peccato, condannano senza appello anche il peccatore. L’amore che Gesù ci propone con il vangelo di oggi, cioè essere come il Padre, è un’impresa impossibile? Dio non chiede se non dopo aver donato. Lo Spirito Santo, che ognuno di noi ha ricevuto, è l’amore stesso con cui il Padre e il Figlio si amano e ci amano; nell’Eucaristia Cristo, incontrandoci, ci comunica la sua stessa capacità di amare. Gesù, inoltre, dà il suo comandamento dell’amore ad una comunità di fratelli, chiamati ad apprendere insieme e ad esercitare insieme l’arte di amare. Fratelli che appartengono a Lui, fratello maggiore, e da Lui ricevono l’amore.

09 Settembre

Ogni vivente dia lode al Signore

Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi.

(I Giovanni 4,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 150)
Rit: Ogni vivente dia lode al Signore.

Lodate Dio nel suo santuario,
lodatelo nel suo maestoso firmamento.
Lodatelo per le sue imprese,
lodatelo per la sua immensa grandezza.

Lodatelo con il suono del corno,
lodatelo con l’arpa e la cetra.
Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti.

Lodatelo con cimbali sonori,
lodatelo con cimbali squillanti.
Ogni vivente dia lode al Signore.

Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi.

(I Giovanni 4,12)


08 settembre, 2021

Natività della Beata Vergine Maria

 Natività della Beata Vergine Maria

autore Trevisani Francesco anno 1726 titolo Nascita di Maria Vergine


Nome: Natività della Beata Vergine Maria
Titolo: Nascita della SS. Vergine
Ricorrenza: 8 settembre
Tipologia: Festa




I fortunati genitori di Maria furono S. Gioachino e S. Anna.

La nascita della SS. Vergine fu preannunziata fin dall'inizio quando il Signore promise all'umanità decaduta un'altra donna che avrebbe schiacciato il capo a' serpente. E giunta la pienezza dei tempi, Maria apparve come stella mattutina nel mare tempestoso del mondo, pura, santa, piena di grazia.

Maria nacque santa, poiché fu concepita senza macchia originale e piena di ogni grazia. La grazia che ebbe la SS. Vergine sorpassò la grazia non solo di ciascun santo, ma di tutti gli Angeli ed i Beati del cielo, e questo a ben ragione perché Maria era destinata a divenire Madre di Dio. Ora se Maria fu eletta ad essere Madre di Dio, era necessario che Dio l'adornasse d'una grazie corrispondente alla dignità eccelsa cui l'aveva destinata. Inoltre Maria era destinata ad essere mediatrice d tutte le grazie e perciò ebbe una grazia superiore quella di tutte le altre creature.

La SS. Trinità concorse a gara per preparare la Madre di Dio. Concorse il Padre rendendo Maria immune dalla macchia originale, perché era la sua figlia e figlia primogenita: « Io uscii dalla bocca dell'Altissimo primogenita prima di tutte le creature »; perché la destinò a riparatrice del mondo e mediatrice di pace tra gli uomini e Dio, e infine perché la prescelse come Madre del suo Unigenito. Concorse il Figliuolo che aveva eletto Maria per sua Madre: Maria fu degna del divin Salvatore. Concorse lo Spirito Santo conservandola intatta perché doveva essere la sua sposa. E sappiamo che questo Sposo Divino amò Maria più che tutti gli altri Santi ed Angeli assieme.

E Maria corrispose a tutti i favori celesti: fin dal primo istante usò fedelmente delle grazie che le erano state concesse.

Ai piedi della culla di Maria diciamole con San Bernardo: Ricordati, o Maria, che non per te fosti fatta così grande, ma per noi poveri peccatori.

PRATICA. Facciamo un atto di fede nella grandezza di Maria e preghiamola affinché ci ottenga un grande odio al peccato.

PREGHIERA. Deh! Signore elargisci ai tuoi servi il dono della grazia celeste, affinché come la maternità della Vergine fu per essi il principio della salvezza, così la devota solennità della sua nascita aumenti la loro pace.

MARTIROLOGIO ROMANO. Natività della beatissima sempre Vergine Maria, Madre di Dio.

PREGHIERA A MARIA BAMBINA

Maria Bambina
titolo Maria Bambina
autore Bartolomé Esteban Murill anno 1687



Dolce Bambina Maria,
che destinata ad essere madre di Dio
sei pur divenuta augusta sovrana
ed amatissima madre nostra,
per i prodigi di grazie che composti fra noi,
ascolta pietosa le mie umili suppliche.
Nei bisogni che mi premono da ogni parte,
e specialmente nell'affanno che ora mi tribola,
tutta la mia speranza è in te riposta.
O santa Bambina,
in virtù dei privilegi che a te sola furono concessi
e dei meriti che hai acquistati,
mostrati ancora oggi verso di me pietosa.
Mostra che la sorgente dei tesori spirituali
e dei beni continui che dispensi ed è inesauribile,
perché illimitata è la tua potenza sul cuore paterno di Dio.
Per quell'immensa profusione di grazie
di cui l'Altissimo t'arricchì
fin dai primi istanti del tuo immacolato concepimento,
esaudisci, o celeste Bambina, la mia supplica,
e loderò in eterno la bontà del tuo cuore. Amen

PREGHIERA A MARIA BAMBINA
O graziosa Bambina, nella felice tua nascita hai rallegrato il Cielo, consolato il mondo, atterrito l'inferno; hai recato sollievo ai caduti, conforto ai mesti, salute ai malati, la gioia a tutti, Ti supplichiamo: rinasci spiritualmente in noi, rinnova il nostro spirito a servirti; riaccendi il nostro cuore ad amarti, fa fiorire in noi quelle virtù con le quali possiamo sempre più piacerti. O grande piccina Maria, sii per noi "Madre", conforto negli affanni, speranza nei pericoli, difesa nelle tentazioni, salvezza nella morte. Amen.



Pensiero del 08 settembre 2021

 Nella Festa della Tua Natività, m'immergo, nel Tuo Cuore, Maria. T'affido la mia vita: «Possa somigliare alla Tua».

Meditazione sul Vangelo di Mt 1,1-16.18-23

La tua vita è piena di senso.

Oggi festeggiamo la nascita di Maria. Nel celebrare questo evento, tutta la Chiesa riconosce il suo ruolo all’interno del piano di salvezza, cui segue la nascita di Gesù. Ogni nascita, ogni nuova vita, si trova inserita in questo disegno universale, come piccolo tassello ricco di senso. La liturgia odierna ci illumina e ci rende sempre più consapevoli del valore inestimabile della vita, come dono di Dio. In un mondo che disprezza la vita debole, che la considera un deficit economico, che non tutela nei programmi politici il bene della famiglia, la nascita di una semplice ragazza di Nazareth ci dice quanto Dio abbia invece a cuore ogni singola esistenza.

Il Vangelo che la Chiesa ci offre in questa festa è la genealogia di Gesù secondo Matteo. Queste persone, che portano alla figura di Gesù, figlio di Davide, sono uomini e donne che hanno aderito alla chiamata di Dio, chi con consapevolezza e fedeltà, chi solo perché trascinato dalla storia, chi seminando violenza, chi vivendo nell’assoluta infedeltà a Dio. Ognuno a suo modo è stato un tassello del grande mosaico che è la storia della salvezza, ognuno ha partecipato alla realizzazione del disegno di Dio. È un disegno però ancora incompleto, finché «Dio sia tutto in tutti» (ICor 15,28). A quest’opera di Dio ciascuno di noi è chiamato a collaborare, perché rappresentiamo, come Maria e come ci indica il Vangelo di oggi, un anello di una catena che ci precede e ci supera. Ciascuno di noi è allora carico di responsabilità. La nostra vita ha un valore enorme, non solo per noi stessi, ma per tutta l’umanità. Ed è una vita che siamo chiamati a riconoscere come un capolavoro di Dio. Questo ci insegna a fare come Maria, che nel Magnificat, canta le meraviglie che Dio ha compiuto in lei. A noi insegna anche la gratitudine per la bellezza che ciascuno rappresenta nell’opera d’arte della salvezza, bellezza che sfugge al nostro sguardo, chiuso nel vittimismo e nella falsa umiltà dietro cui spesso ci mascheriamo. Dio ci chiama ad avere la consapevolezza del dono grande della vita, della responsabilità di un compito insostituibile che ciascuno di noi deve svolgere, ad assumere la meraviglia che ognuno di noi racchiude in sé con la sua esistenza. Maria è una donna che intuisce questa bellezza che Dio ha seminato in lei, e assume tutto l’impegno della missione affascinante in cui Dio la coinvolge. A noi è chiesto lo stesso atteggiamento.

08 Settembre

Gioisco pienamente nel Signore

Beata sei tu, o Vergine Maria, e degna di ogni lode: «Da te è nato il sole di giustizia, Cristo nostro Dio».

Letture - Comune della Beata Vergine Maria

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 12)
Rit: Gioisco pienamente nel Signore.

Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi.

Io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato.

Beata sei tu, o Vergine Maria, e degna di ogni lode: «Da te è nato il sole di giustizia, Cristo nostro Dio».

Letture - Comune della Beata Vergine Maria

Natività della Vergine Maria don Tonino Bello Vescovo

Natività della Vergine Maria 

«Santa Maria, donna del primo passo, ministra dolcissima della grazia preveniente di Dio, “alzati” ancora una volta in tutta fretta, e vieni ad aiutarci prima che sia troppo tardi. Abbiamo bisogno di te. Non attendere la nostra implorazione. Anticipa ogni nostro gemito di pietà. Prenditi il diritto di precedenza su tutte le nostre iniziative».

(don Tonino Bello, Vescovo)



07 settembre, 2021

Pensiero del 07 settembre 2021

 Gli Apostoli, sono il dono del Padre a Gesù. Nella preghiera, solitaria di Gesù ciascuno di noi è donato dal Padre al Figlio, e il Figlio a Sua volta ci riporta al Padre nella mediazione della Chiesa.

Meditazione sul Vangelo di Lc 6,12-19

Chiamati per nome.

In questa liturgia emerge l’importanza dei Dodici. Scegliere quegli uomini specifici, con le loro storie, i loro caratteri, le loro abitudini, è per Gesù determinante: la sua decisione nasce dopo una notte passata sul monte a pregare. Davanti a scelte fondamentali, vediamo Gesù raccolto in preghiera per tutta la notte. Dalla preghiera notturna di Gesù, diventano chiari i nomi di dodici uomini, “chiamati apostoli”. Saranno i “mandati”. La loro missione è importantissima nel piano salvifico, e rivela la volontà di Dio di desiderare la collaborazione dell’uomo, di voler avere bisogno della sua libertà di accogliere o meno la missione. Nel testo non c’è cenno di rinunce o tentennamenti da parte dei chiamati. A questo fanno eco le parole di san Paolo gioioso e grato di poter partecipare alla diffusione del Vangelo, consapevole della vita nuova, libera e piena, che Cristo gli ha donato. Con la riconoscenza per il dono della vita e della chiamata, non è possibile tirarsi indietro e non farsi coinvolgere da Gesù. Ognuno dei Dodici, come ognuno di noi, è posto di fronte ad una risposta chiara: accetti una promessa di felicità che coinvolge il tuo nome, cioè tutta la tua storia, i tuoi desideri, le tue ferite? Non chiede di recitare un “copione”, di entrare in un ruolo. Chiede di aderire ad una missione che acquista un volto specifico e unico, come specifica e unica è ogni vita umana. Negli ultimi versetti del Vangelo, siamo incalzati da un’urgenza di compiere questa missione. Scesi dal monte, Gesù e gli apostoli, sono circondati dalla folla, che vuole ascoltare l’insegnamento del Signore e vuole essere guarita. L’uomo di tutti i tempi ha sete di Dio, e non lo si può far aspettare ulteriormente. L’impegno della Chiesa, il nostro impegno quotidiano, non può cedere alla pigrizia, allo sconforto, alle nostre fragilità. C’è un’umanità che desidera conoscere il volto di Dio, attraverso la nostra presenza, presenza che ne renda visibile l’amore.

07 Settembre

Buono è il Signore verso tutti

Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga.

(Giovanni 15,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 144)
Rit: Buono è il Signore versomo tutti.

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga.

(Giovanni 15,16)

06 settembre, 2021

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Joseph Brilleslijper e Fijtje Gerritse

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Joseph Brilleslijper e Fijtje Gerritse: JOSEPH BRILLESLIJPER   JOSEPH BRILLESLIJPER Fijtje Gerritse Fijtje Gerritse Morte il 06 settembre 1944 Causa della morte nazismo nel campo d...
JOSEPH BRILLESLIJPER 


 Fijtje Gerritse-Brilleslijper

La loro memoria, sia una benedizione.

1941: 06 settembre come oggi l'obbligo di portare la stella di David

 1941: 06 settembre come oggi l'obbligo di portare la stella di David

6 SETTEMBRE 1941: L'obbligo di portare la Stella di David, con la parola jude ( giudeo in tedesco) scritta sopra, venne esteso a tutti gli ebrei al di sopra dei 6 anni nelle zone occupate dalla Germania.

"Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo".

(Primo Levi)





San Zaccaria

 San Zaccaria


Nome: San Zaccaria
Titolo: Profeta
Nascita: VI secolo a. C., Sconosciuto
Morte: V secolo a. C., Sconosciuto
Ricorrenza: 6 settembre
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:CodevigoRicadi




Zaccaria fu un profeta biblico penultimo dei profeti minori dell'Antico Testamento. Figlio di Barachia e nipote di Addo, era di stirpe sacerdotale.

Il libro di Zaccaria si compone di due parti ben distinte. La prima ha per autore un profeta vissuto nel VI secolo a.C. che operò al ritorno dall'esilio in un momento decisivo per la formazione del giudaismo.

Contemporaneo di Aggeo, sostenne la necessità di ricostruire il tempio. Gli esuli tornati da Babilonia attraversavano un periodo di delusione e smarrimento a causa di alcune incomprensioni con la comunità giudaica rimasta in patria. Zaccaria li rincuora promettendo che Dio realizzerà le promesse messianiche. È indispensabile, tuttavia, che tutti recuperino l'integrità morale e operino per la ricostruzione del tempio e della nazione.

La seconda parte inizia con il capitolo 9. Si tratta di materiale composito nel quale vengono riprese tematiche di Ezechiele e altri profeti. Lo scenario che fa da sfondo a questi oracoli risale alla fine del 300 a.C. quando la terra di Israele era stata conquistata da Alessandro Magno ed era iniziata l'epoca ellenistica.

Questa parte del libro dilata ulteriormente l'orizzonte messianico. Il profeta annuncia la rinascita della casa di Davide e parla di un Messia umile e pacifico, in cui gli evangelisti hanno riconosciuto Gesù, il re pacifico che entra in Gerusalemme cavalcando un'asina.

Viene infine annunciato un misterioso trafitto cui guarderanno gli abitanti di Gerusalemme, un testo che sarà citato dall'evangelista Giovanni parlando della lancia che trafisse Gesù al costato provocando la conversione del soldato romano e più in generale dei pagani.

Per questo Zaccaria è uno dei profeti più citati nel Nuovo Testamento ed è venerato anche nella tradizione cristiana.

Pensiero del 06 settembre 2021

 Anche le nostre mani, possono essere inaridite perché non sono capaci di compiere il bene, di dare una carezza. Gesù, guarisce il cuore, perché il capolavoro delle nostre mani, possano continuare a compiere ciò per cui DIO le ha create.

Meditazione sul Vangelo di Lc 6,6-11

Mettiti nel mezzo.

È sabato. Gesù entra nella sinagoga e insegna. Vede l’uomo malato, con la mano inaridita, e vede lo sguardo calcolatore e cieco dei farisei. Come nei testi dei giorni precedenti, anche qui siamo di fronte al contrasto tra la mentalità dei farisei e quella di Gesù. “È lecito, in giorno di sabato, fare del bene o del male?” chiede Gesù ai farisei, integerrimi osservanti della Legge.

Un uomo dalla mano inaridita, quindi malato, può essere al centro di attenzione, rispetto e cura, oppure suscitare provocazioni, considerazioni ipocrite e pretesti di accusa. È quanto succede nella sinagoga tra quell’uomo, Gesù e i farisei presenti. Per Gesù non c’è alcun sabato, alcuna Legge che possa schiacciare la dignità dell’uomo. C’è un altro modo di vivere la Legge. Non la Legge deve stare al centro, ma l’uomo. Gesù vuole proprio rimettere al centro l’uomo. “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Non per garantire all’uomo una perfezione frutto di osservanze esteriori, ma per donare all’uomo la vita, la Vita in abbondanza, la Vita di Dio. Per far capire ai farisei e quindi a noi, la grandezza del dono che vuole farci, chiede una semplice obbedienza all’uomo malato. Vuole avere la sua collaborazione, l’adesione concreta alla Sua Parola: «Alzati, e mettiti qui in mezzo». Anche a noi chiede questo. Dietro un’obbedienza illogica (mettersi in mezzo alla sinagoga, sotto lo sguardo accusatore dei farisei!), dietro un imperativo di Gesù che mette timore, è nascosta la sorpresa della salvezza. Questo uomo poteva anche non fare quello che Gesù gli stava chiedendo; avrebbe potuto scappare dalla sinagoga, uscendo dall’imbarazzo, avrebbe potuto semplicemente rispondere a Gesù con un “no” secco! Possiamo fare così anche noi, ogni volta che le esigenze del Vangelo ci provocano, quotidianamente. Ma quell’uomo si fida. E viene guarito, lasciando i farisei, non stupiti dall’evento, ma pieni di collera. E noi? Quante sorprese Dio ci riserva ad ogni nostra docilità al suo volere, quale libertà e gioia ci è riservata nell’accogliere le Sue sfide, che possono sembrarci illogiche e spaventose? L’uomo del Vangelo, accettando la Parola di Gesù viene guarito, e noi, quotidianamente posti al centro delle attenzioni amorose di Dio, siamo guariti nelle nostre paure e tristezze, ogni volta che ci fidiamo di Lui.

06 Settembre

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 61)
Rit: In Dio è la mia salvezza e la mia gloria.

Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare.

Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore:
nostro rifugio è Dio.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

05 settembre, 2021

1944: Il 05 settembre arrivò ad Auschwitz dal campo di Westerbork il treno dei Paesi Bassi

 1944: Il 05 settembre come oggi arrivò ad Auschwitz dal campo di Westerbork il treno dei Paesi Bassi 

Martedì 5 settembre 1944 un trasporto arrivò ad Auschwitz dal campo di Westerbork, nei Paesi Bassi occupati dalla Germania, con 498 uomini, 442 donne e 79 bambini. Dopo la selezione alla rampa di Auschwitz II-Birkenau 258 uomini (numeri del campo B-9108-B-9365) e 212 donne (numeri del campo A-25060-A-25271) sono stati registrati come prigionieri. 549 persone sono state uccise nelle camere a gas immediatamente.

Tra le persone in questo trasporto c'erano: Anne Frank, sua madre Edith (morì ad Auschwitz nel gennaio 1945), suo padre Otto (fu liberato ad Auschwitz il 27 gennaio 1945), e la sorella Margot. Margot e Anne sono stati trasferiti da Auschwitz a Bergen-Belsen alla fine di ottobre. Margot e Anne morirono lì di tifo molto probabilmente nel febbraio 1945.



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Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 1944: 05 settembre come oggi l'arrivo ad Auschwit...:  " ......e poi improvvisamente arrivò un messaggio sorprendente che c'erano ancora dei trasporti, quindi siamo tutti scocciati e tu...


Janny Brandes-Brilleslijper


Pensiero sull'ignoranza

 A me, non spaventa il covd-2, ma l'ignoranza sì! E contro l'ignoranza, non ci sarà mai nessun vaccino!

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Santa Teresa di Calcutta

 Santa Teresa di Calcutta


Nome: Santa Teresa di Calcutta
Titolo: Fondatrice
Nascita: 26 agosto 1910, Skopje, Macedonia del Nord
Morte: 5 settembre 1997, Calcutta, India
Ricorrenza: 5 settembre
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:Colli al Metauro




Madre Teresa resterà come l'incarnazione più convincente, nella nostra epoca, del genio della carità evangelica; tutti l'hanno capita, i cristiani delle varie confessioni, i laici di ogni paese, gli indù come i musulmani. Quando, a metà degli anni Settanta, apriva a San Gregorio al Celio la prima casa romana delle sue suore, scelse per loro il pollaio dei monaci camaldolesi, una costruzione bassa, in mattoni bucati e lamiere, con il pavimento in cemento. «Le mie sorelle sono povere e abituate a tutto, vengono dall'India. Il pollaio sarà più che sufficiente», tagliava corto con chi trovava la cosa un po' scomoda. Povere. Come era povera lei, che aveva scelto di condividere in tutto e per tutto la condizione dei più poveri, dei diseredati, di chi dalla vita non aveva avuto altro che miseria, smacchi e sofferenza.

Pier Paolo Pasolini, dopo averla incontrata a Calcutta nel 1961, scrisse: «Dove guarda, vede». All'origine della sua genialità nell'amore c'era il vedere, prima di altri, il fratello che era nel bisogno e di soccorrerlo subito, senza giudicare, senza lasciarsi bloccare dalle frontiere. O anche dalla mancanza di mezzi.

È stata a volte criticata perché nei suoi ospizi non c'erano abbastanza medici e medicine. Ma nelle situazioni disperate nelle quali si è avventurata, non avrebbe concluso granché se avesse dovuto aspettare di avere l'attrezzatura giusta per soccorrere qualcuno.

Madre Teresa, al secolo Agnes Gonxha Bojaxhiu, era nata il 26 agosto 1910 a Skopje nella Macedonia del Nord. Quando il papà, Nikola, morì improvvisamente, la famiglia visse momenti di grandi difficoltà economiche. Fu brava la mamma, Drane, ad allevare Agnes e i suoi quattro fratelli con fermezza ed amore, orientando la loro formazione religiosa. Agnes trovò sostegno anche nella vivacità della parrocchia del Sacro Cuore, gestita dai gesuiti, nella quale era attivamente impegnata.

A diciott'anni, desiderosa di fare la missionaria, lasciava la casa e il paese, diretta in Irlanda, dove veniva accolta, con il nome di suor Mary Teresa, nell'istituto delle «Suore di Loreto». Qualche mese dopo venne mandata in India, a Calcutta, dove completò la sua formazione alla vita religiosa, facendo prima i voti temporanei, seguiti da quelli perpetui, e inserendosi nelle attività dell'istituto fino a diventare, nel 1944, direttrice di una scuola per ragazze, il St. Mary.

I primi vent'anni della sua vita religiosa li trascorse così, senza scossoni, insegnando alle ragazze, maturando anche una sua spiritualità forte, che aveva nella preghiera e nell'amore per le consorelle e per le allieve i suoi punti di forza. Ma aveva anche l'occhio attento a ciò che succedeva intorno. E non era granché bello, anzi inquietava non poco.

Intanto il Signore, con illuminazioni interiori, la andava preparando a quella che sarà la sua straordinaria avventura. Al centro delle rivelazioni proprio quello che inquietava madre Teresa: l'indifferenza assoluta della gente verso i poveri, che in gran numero languivano nelle baraccopoli e lungo le vie della città.

Durante un viaggio in treno, nel 1946, le parve di sentire più chiara la voce di Gesù che la invitava ad abbandonare tutto per porsi al servizio di quei poveri. Madre Teresa accolse l'invito e segnò quell'episodio che avrebbe cambiato la sua vita, come «il giorno della decisione».

Le ci volle del tempo per ottenere il permesso di lasciare le Suore di Loreto, ma alla fine, era il 1948, fu libera di seguire la propria vocazione e di entrare nel mondo dei poveri. Indossò il sari, la tunica bianca delle donne indiane, con in più le strisce blu che orlavano il velo, e la croce appuntata sulla spalla. Con il nuovo abito, che segnava anche il cambiamento della sua vita, si recò a Patna dalle Suore mediche missionarie per seguire un breve corso di infermeria. Rientrata a Calcutta, si sistemò provvisoriamente presso le Piccole sorelle dei poveri.

Il 21 dicembre 1948 andò per la prima volta nei sobborghi: visitò famiglie, lavò le ferite di bambini, si prese cura di un anziano malato che giaceva sulla strada. Si imbatté anche in una donna agonizzante, distesa su un marciapiede: era così debole che topi e formiche le stavano rosicchiando il corpo. Da giorni era lì, in attesa della morte, ma nessuno l'aveva soccorsa. Madre Teresa la raccolse e la portò al vicino ospedale, dove le dissero che era troppo malata e troppo povera per essere curata.

Calcutta era piena di gente che finiva così. Teresa capì che non poteva più restare a guardare, doveva fare qualcosa. Chiese, e le fu concesso, di occupare parte di un ex tempio indù diventato covo di mendicanti e criminali di ogni risma. Madre Teresa lo trasformerà nella prima «Casa dei moribondi».

Le baraccopoli — con i loro poveri ai quali dare speranza, con i bambini abbandonati da curare e amare, con i moribondi da accompagnare nel passo estremo... — divennero la terra di missione, sua e di altre donne che via via decideranno di condividere la sua vita e il suo impegno. Insieme diedero vita alla Congregazione delle Missionarie della Carità, che il 7 ottobre 1950 veniva riconosciuta ufficialmente nell'arcidiocesi di Calcutta, e nel febbraio del 1965 diventava di diritto pontificio.

Agli inizi del 1960 cominciò l'emigrazione delle Missionarie della Carità in altre regioni dell'India. Successivamente, incoraggiate in particolare da Paolo VI, aprivano una casa in Venezuela. Ad essa seguirono numerose altre fondazioni in ogni parte del mondo, ovunque ci fossero poveri abbandonati cui portare l'aiuto e il conforto della fraterna solidarietà e la certezza che Dio li amava. Negli anni Ottanta, dopo la caduta delle varie cortine, madre Teresa aprì case di missione anche nei paesi comunisti, inclusa l'ex Unione Sovietica, l'Albania e Cuba. È stata la prima a inserire delle suore negli ospedali sovietici, dopo l'esplosione di Cernobyl, e la prima a mettere piede in Albania, quando il paese era ancora sotto il regime comunista. Persino in Vaticano, nella casa del papa, aprì una mensa per i poveri.

Madre Teresa affiancò alla prima congregazione altre istituzioni, come i Fratelli Missionari della Carità, le Sorelle e i Fratelli contemplativi, i Padri Missionari della Carità e gruppi di collaboratori laici. 11 tutto per rispondere meglio alle esigenze dei poveri.

Tanto impegno e proliferare di iniziative non potevano passare inosservati. Le immagini di questa donna minuta e con il tempo sempre più curva, avvolta nel bianco sani, china a confortare un moribondo o a curare piaghe infette, ad accarezzare bambini lacerati dall'abbandono e dall'indifferenza... fecero il giro del mondo, sollevando l'ammirazione di tanta gente, che cominciò a interessarsi delle sue opere e della sua vita, ad ascoltare i suoi messaggi, resi con parole semplici che esaltavano la vita, che invitavano al suo rispetto in ogni momento, dal concepimento alla morte. Parole semplici e a volte anche forti che scuotevano e dividevano.

L'ammirazione si tradusse anche in riconoscimenti importanti come il Premio indiano Padmashri, assegnatole nel 1962, e il Premio Nobel per la Pace, conferitole nel 1979. Ricevette riconoscimenti e attenzioni «per la gloria di Dio e in nome dei poveri».

Negli ultimi anni, nonostante seri problemi di salute, continuò a guidare la sua congregazione e a rispondere alle necessità dei poveri e della chiesa. Morì a Calcutta il 5 settembre 1997. Il mondo intero, che aveva seguito il suo lento spegnersi, la pianse, mentre il governo indiano le rendeva onore con i funerali di Stato. Sepolta nella Casa Madre delle Missionarie della Carità, la sua tomba fu ben presto luogo di pellegrinaggi e di preghiera. «L'intera vita e l'opera di madre Teresa — ha detto Giovanni Paolo II nel proclamarla beata — offrirono testimonianza della gioia di amare, della grandezza e della dignità di ogni essere umano, del valore delle piccole cose fatte fedelmente e con amore, e dell'incomparabile valore dell'amicizia con Dio». Questa è madre Teresa: il genio femminile sposato alla carità evangelica, che guida la chiesa verso i poveri.

Il 20 dicembre 2002 il papa Giovanni Paolo II approvò i decreti sulle sue virtù eroiche e sui suoi miracoli, è stata beatificata il 19 ottobre 2003 e canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre 2016.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Calcutta in India, beata Teresa (Agnese) Gonhxa Bojaxhiu, vergine, che, nata in Albania, estinse la sete di Cristo abbandonato sulla croce con la sua immensa carità verso i fratelli più poveri e istituì le Congregazioni delle Missionarie e dei Missionari della Carità al pieno servizio dei malati e dei diseredati.