Translate

05 settembre, 2021

Santa Teresa di Calcutta

 Santa Teresa di Calcutta


Nome: Santa Teresa di Calcutta
Titolo: Fondatrice
Nascita: 26 agosto 1910, Skopje, Macedonia del Nord
Morte: 5 settembre 1997, Calcutta, India
Ricorrenza: 5 settembre
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:Colli al Metauro




Madre Teresa resterà come l'incarnazione più convincente, nella nostra epoca, del genio della carità evangelica; tutti l'hanno capita, i cristiani delle varie confessioni, i laici di ogni paese, gli indù come i musulmani. Quando, a metà degli anni Settanta, apriva a San Gregorio al Celio la prima casa romana delle sue suore, scelse per loro il pollaio dei monaci camaldolesi, una costruzione bassa, in mattoni bucati e lamiere, con il pavimento in cemento. «Le mie sorelle sono povere e abituate a tutto, vengono dall'India. Il pollaio sarà più che sufficiente», tagliava corto con chi trovava la cosa un po' scomoda. Povere. Come era povera lei, che aveva scelto di condividere in tutto e per tutto la condizione dei più poveri, dei diseredati, di chi dalla vita non aveva avuto altro che miseria, smacchi e sofferenza.

Pier Paolo Pasolini, dopo averla incontrata a Calcutta nel 1961, scrisse: «Dove guarda, vede». All'origine della sua genialità nell'amore c'era il vedere, prima di altri, il fratello che era nel bisogno e di soccorrerlo subito, senza giudicare, senza lasciarsi bloccare dalle frontiere. O anche dalla mancanza di mezzi.

È stata a volte criticata perché nei suoi ospizi non c'erano abbastanza medici e medicine. Ma nelle situazioni disperate nelle quali si è avventurata, non avrebbe concluso granché se avesse dovuto aspettare di avere l'attrezzatura giusta per soccorrere qualcuno.

Madre Teresa, al secolo Agnes Gonxha Bojaxhiu, era nata il 26 agosto 1910 a Skopje nella Macedonia del Nord. Quando il papà, Nikola, morì improvvisamente, la famiglia visse momenti di grandi difficoltà economiche. Fu brava la mamma, Drane, ad allevare Agnes e i suoi quattro fratelli con fermezza ed amore, orientando la loro formazione religiosa. Agnes trovò sostegno anche nella vivacità della parrocchia del Sacro Cuore, gestita dai gesuiti, nella quale era attivamente impegnata.

A diciott'anni, desiderosa di fare la missionaria, lasciava la casa e il paese, diretta in Irlanda, dove veniva accolta, con il nome di suor Mary Teresa, nell'istituto delle «Suore di Loreto». Qualche mese dopo venne mandata in India, a Calcutta, dove completò la sua formazione alla vita religiosa, facendo prima i voti temporanei, seguiti da quelli perpetui, e inserendosi nelle attività dell'istituto fino a diventare, nel 1944, direttrice di una scuola per ragazze, il St. Mary.

I primi vent'anni della sua vita religiosa li trascorse così, senza scossoni, insegnando alle ragazze, maturando anche una sua spiritualità forte, che aveva nella preghiera e nell'amore per le consorelle e per le allieve i suoi punti di forza. Ma aveva anche l'occhio attento a ciò che succedeva intorno. E non era granché bello, anzi inquietava non poco.

Intanto il Signore, con illuminazioni interiori, la andava preparando a quella che sarà la sua straordinaria avventura. Al centro delle rivelazioni proprio quello che inquietava madre Teresa: l'indifferenza assoluta della gente verso i poveri, che in gran numero languivano nelle baraccopoli e lungo le vie della città.

Durante un viaggio in treno, nel 1946, le parve di sentire più chiara la voce di Gesù che la invitava ad abbandonare tutto per porsi al servizio di quei poveri. Madre Teresa accolse l'invito e segnò quell'episodio che avrebbe cambiato la sua vita, come «il giorno della decisione».

Le ci volle del tempo per ottenere il permesso di lasciare le Suore di Loreto, ma alla fine, era il 1948, fu libera di seguire la propria vocazione e di entrare nel mondo dei poveri. Indossò il sari, la tunica bianca delle donne indiane, con in più le strisce blu che orlavano il velo, e la croce appuntata sulla spalla. Con il nuovo abito, che segnava anche il cambiamento della sua vita, si recò a Patna dalle Suore mediche missionarie per seguire un breve corso di infermeria. Rientrata a Calcutta, si sistemò provvisoriamente presso le Piccole sorelle dei poveri.

Il 21 dicembre 1948 andò per la prima volta nei sobborghi: visitò famiglie, lavò le ferite di bambini, si prese cura di un anziano malato che giaceva sulla strada. Si imbatté anche in una donna agonizzante, distesa su un marciapiede: era così debole che topi e formiche le stavano rosicchiando il corpo. Da giorni era lì, in attesa della morte, ma nessuno l'aveva soccorsa. Madre Teresa la raccolse e la portò al vicino ospedale, dove le dissero che era troppo malata e troppo povera per essere curata.

Calcutta era piena di gente che finiva così. Teresa capì che non poteva più restare a guardare, doveva fare qualcosa. Chiese, e le fu concesso, di occupare parte di un ex tempio indù diventato covo di mendicanti e criminali di ogni risma. Madre Teresa lo trasformerà nella prima «Casa dei moribondi».

Le baraccopoli — con i loro poveri ai quali dare speranza, con i bambini abbandonati da curare e amare, con i moribondi da accompagnare nel passo estremo... — divennero la terra di missione, sua e di altre donne che via via decideranno di condividere la sua vita e il suo impegno. Insieme diedero vita alla Congregazione delle Missionarie della Carità, che il 7 ottobre 1950 veniva riconosciuta ufficialmente nell'arcidiocesi di Calcutta, e nel febbraio del 1965 diventava di diritto pontificio.

Agli inizi del 1960 cominciò l'emigrazione delle Missionarie della Carità in altre regioni dell'India. Successivamente, incoraggiate in particolare da Paolo VI, aprivano una casa in Venezuela. Ad essa seguirono numerose altre fondazioni in ogni parte del mondo, ovunque ci fossero poveri abbandonati cui portare l'aiuto e il conforto della fraterna solidarietà e la certezza che Dio li amava. Negli anni Ottanta, dopo la caduta delle varie cortine, madre Teresa aprì case di missione anche nei paesi comunisti, inclusa l'ex Unione Sovietica, l'Albania e Cuba. È stata la prima a inserire delle suore negli ospedali sovietici, dopo l'esplosione di Cernobyl, e la prima a mettere piede in Albania, quando il paese era ancora sotto il regime comunista. Persino in Vaticano, nella casa del papa, aprì una mensa per i poveri.

Madre Teresa affiancò alla prima congregazione altre istituzioni, come i Fratelli Missionari della Carità, le Sorelle e i Fratelli contemplativi, i Padri Missionari della Carità e gruppi di collaboratori laici. 11 tutto per rispondere meglio alle esigenze dei poveri.

Tanto impegno e proliferare di iniziative non potevano passare inosservati. Le immagini di questa donna minuta e con il tempo sempre più curva, avvolta nel bianco sani, china a confortare un moribondo o a curare piaghe infette, ad accarezzare bambini lacerati dall'abbandono e dall'indifferenza... fecero il giro del mondo, sollevando l'ammirazione di tanta gente, che cominciò a interessarsi delle sue opere e della sua vita, ad ascoltare i suoi messaggi, resi con parole semplici che esaltavano la vita, che invitavano al suo rispetto in ogni momento, dal concepimento alla morte. Parole semplici e a volte anche forti che scuotevano e dividevano.

L'ammirazione si tradusse anche in riconoscimenti importanti come il Premio indiano Padmashri, assegnatole nel 1962, e il Premio Nobel per la Pace, conferitole nel 1979. Ricevette riconoscimenti e attenzioni «per la gloria di Dio e in nome dei poveri».

Negli ultimi anni, nonostante seri problemi di salute, continuò a guidare la sua congregazione e a rispondere alle necessità dei poveri e della chiesa. Morì a Calcutta il 5 settembre 1997. Il mondo intero, che aveva seguito il suo lento spegnersi, la pianse, mentre il governo indiano le rendeva onore con i funerali di Stato. Sepolta nella Casa Madre delle Missionarie della Carità, la sua tomba fu ben presto luogo di pellegrinaggi e di preghiera. «L'intera vita e l'opera di madre Teresa — ha detto Giovanni Paolo II nel proclamarla beata — offrirono testimonianza della gioia di amare, della grandezza e della dignità di ogni essere umano, del valore delle piccole cose fatte fedelmente e con amore, e dell'incomparabile valore dell'amicizia con Dio». Questa è madre Teresa: il genio femminile sposato alla carità evangelica, che guida la chiesa verso i poveri.

Il 20 dicembre 2002 il papa Giovanni Paolo II approvò i decreti sulle sue virtù eroiche e sui suoi miracoli, è stata beatificata il 19 ottobre 2003 e canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre 2016.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Calcutta in India, beata Teresa (Agnese) Gonhxa Bojaxhiu, vergine, che, nata in Albania, estinse la sete di Cristo abbandonato sulla croce con la sua immensa carità verso i fratelli più poveri e istituì le Congregazioni delle Missionarie e dei Missionari della Carità al pieno servizio dei malati e dei diseredati.

Pensiero del 05 settembre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mc 7,31-37

Una parola di vita.

Di domenica in domenica, la Parola di Dio accompagna il popolo cristiano, diventando una via di educazione alla vita. La prima lettura è un richiamo alla speranza, attraverso la promessa che il Signore rilancia. La seconda lettura rende gli occhi più acuti e il cuore più aperto alla carità. Il racconto del Vangelo ci fa intravvedere come il gesto di Gesù, che tocca il sordomuto e lo salva, permane dentro la Chiesa. Nella liturgia festiva avviene in modo più evidente ed espressivo l’ incontro del Signore con i suoi discepoli, riuniti nell’assemblea eucaristica.

Partecipiamo alla Messa della domenica non per compiere un gesto rituale o per adempiere un precetto. La Messa è il grande momento in cui prendiamo coscienza e facciamo esperienza del Signore presente che realizza per noi la sua azione di salvezza. Il miracolo descritto nel Vangelo ne è una testimonianza bella e vivace. Viene condotto a Gesù un sordomuto e Gesù “gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua”.  Un contatto fisico diretto, specifico, che tocca i sensi del sordomuto e in questo modo lo guarisce. Dice san Leone Magno in un suo discorso: «Ciò che era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi misteri», è passato cioè nei sacramenti della Chiesa. Quello che Gesù ha fatto con le persone che ha incontrato, ora lo compie attraverso i sacramenti con le persone che incontra oggi. I gesti dell’ultima Cena – così come la sua Passione, Morte, Risurrezione – sono passati nel sacramento dell’Eucaristia. I gesti compiuti da Gesù sul sordomuto sono passati nel sacramento del Battesimo. Il sacerdote, dopo averlo battezzato, tocca le orecchie e le labbra del bambino dicendo: «Il Signore Gesù che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua Parola e di professare la tua fede a lode e gloria di Dio Padre». Gesù ci ridesta oggi a un nuovo ascolto: siamo abilitati ad ascoltare la sua Parola, a metterla nel nostro cuore, a dichiararla con la nostra voce, a professarla nella nostra vita. La sua Parola è verace, annuncia il senso della vita, penetra in mezzo alle tante parole che ascoltiamo e pronunciamo, con una nuova potenza e chiarezza che suscita speranza, come dice la prima lettura; provoca alla carità, come richiama san Giacomo nella seconda lettura. Accogliere questa Parola tenendola come paragone, conduce a vivere da uomini veri.

05 Settembre

Loda il Signore, anima mia

Gesù annunciava il vangelo del Regno e guariva ogni sorta d'infermità nel popolo.

(Matteo 4,23)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

Gesù annunciava il vangelo del Regno e guariva ogni sorta d'infermità nel popolo.

(Matteo 4,23)

04 settembre, 2021

Pensiero del 04 Settembre 2021

Meditazione sul Vangelo di Lc 6,1-5

Gesù è il Signore del sabato.

Questi versetti del Vangelo di Luca sono inseriti nell’ampia polemica che i farisei intessono con Gesù. Fin dagli inizi della Sua missione, dopo aver ricevuto il Battesimo, Gesù ha rappresentato per i farisei uno scandalo, e puntualmente loro lo mettevano alla prova cercando di trovare un capo d’accusa. Anche oggi, l’episodio degli apostoli che colgono le spighe per mangiarle, è visto dai farisei come una trasgressione alla Legge del sabato, che vietava ogni lavoro, come poteva esserlo il cogliere delle spighe.

Quanta libertà respiriamo da questo brano evangelico! È facile immaginare la scena odierna come dipinta su una tela: è sabato, dopo una settimana intensa, il sole caldo e luminoso di un mese estivo, con le spighe alte e dorate, già mature. Un gruppetto di uomini con Gesù camminano in mezzo al campo e  semplicemente hanno fame. Cosa più naturale se non il mangiare qualche chicco di quel bel grano per spegnere un po’ la fame? Forse quelli tra loro più osservanti, avranno pensato al riposo del sabato, ma l’evangelista non lascia cenno di alcun contrasto. Tutti sono contagiati dal clima sereno che Gesù trasmette. Dietro questo quadretto semplice c’è comunque una profondissima revisione che il Signore ci chiede. Con quali motivazioni agisci? Nelle cose che fai, nelle relazioni che vivi, quale motivazione sta dietro? L’esempio che Gesù trae dalla storia ci aiuta a capire quanto sia importante riconoscere la volontà di Dio sulla storia, sul nostro oggi, sul presente. Nell’imparare a discernere il Suo volere, che è un “volere il” nostro bene, la nostra salvezza, ci chiede di prescindere dal “già fatto”, dai giudizi, da un arido “dover fare”. E il senso delle cose, che Dio ci chiede di ritrovare, è l’amore nascosto nelle cose che facciamo, perché lì c’è la libertà che Gesù ci restituisce. Sant’Agostino può a ragione esclamare: “Ti viene imposto un breve precetto: «Ama e fa ciò che vuoi». Se conservi il silenzio, conservalo per amore; se gridi, alza la voce per amore; se correggi qualcuno, correggilo per amore, se perdoni, perdona per amore. Abbi nel cuore la radice dell’amore, e da  Questa radice non potrà procedere se non il bene” (Commento a 1Gv 7,8). Lo stesso amore che muove i passi di Gesù sia il nostro movente, sia appunto il senso di ogni nostro agire. Solo questa motivazione può dare senso alla nostra giornata e ridonarci libertà.

04 Settembre

Dio è il mio aiuto

Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

(Giovanni 14,6)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 53)
Rit: Dio è il mio aiuto.

Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.

Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

(Giovanni 14,6)


03 settembre, 2021

1944: 03 settembre come oggi il trasporto a Westerbork

 Esattamente 77 anni fa come oggi Anna Frank e le altre sette persone che si nascondevano venivano sottratte al campo di sterminio di Westerbork ad Auschwitz. Sarebbe l'ultimo trasporto da Westerbork ad Auschwitz. Dopo l'arresto segue la storia della vita di Anna Frank dopo il periodo che ha trascorso nel nascondersi, gli ultimi sei mesi della sua vita nei campi.




San Gregorio Magno

 San Gregorio Magno

autore Carlo Saraceni anno 1600 circa titolo San Gregorio Magno scrive ispirato dallo Spirito Santo

Nome: San Gregorio Magno
Titolo: Papa e dottore della Chiesa
Nascita: 540 circa, Roma
Morte: 12 marzo 604, Roma
Ricorrenza: 3 settembre
Tipologia: Memoria liturgica
Protettore:cantantimusicistipapi




La Chiesa con molta ragione ha decorato questo santo Pontefice con il titolo di Grande, titolo che egli ha meritato con lo splendore delle sue azioni, con l'eccellenza delle sue virtù e dei suoi scritti. La sua vita segna una delle più belle pagine della storia sia ecclesiastica che civile.

Nacque in Roma verso la metà del secolo sesto. Ebbe mente vasta e profonda, energia veramente romana, attività instancabile e grande amore per il vero e per il giusto: prerogative che egli affinò e soprannaturalizzò nella meditazione e nell'esercizio di una perfetta vita claustrale.

Nelle Gallie i nuovi stati dei Franchi si andavano formando; nella Spagna il regno dei Goti non era ancora ben fermo; in Italia i Longobardi nel pieno disordine della loro immigrazione; in Inghilterra i valorosi Anglosassoni non ancora guadagnati al Vangelo: insomma la Chiesa vedeva che la Divina Provvidenza k affidava questi popoli perché li educasse alla verità de Vangelo, perché li avviasse sulla via della vera civiltà del vero progresso.

S. Gregorio, uomo tutto di Dio, per mezzo dei suo scritti e dei suoi apostoli conquistò alla fede e alla morale cristiana questi nuovi popoli, mentre la sede d Roma era circondata dalle spade nemiche.

Le ordinazioni, le prescrizioni, i moniti e le sentenze in materia di diritto, e le sue innumerevoli lettera recarono vera luce nella educazione dei popoli e furorn guida sicura anche negli affari più complicati e difficili.

I suoi scritti andavano a ruba tra il popolo, sia per l'argomento sempre di attualità e magistralmente trattato, sia per l'unzione celeste che spirava da ogni pagina, sia per lo stile semplice e confidente, proprio d un padre, che parla ai suoi figli ancora bambini.

Ma l'attività di S. Gregorio si estese anche largamente ai bisogni della Chiesa di Oriente. Prima di tutto combatté il bizantinismo del regime di Costantino poli, poi ne rintuzzò la smoderata vanità dei suoi patriarchi. Con invitta pazienza ed umile carità, ma con pari forza, dileguò le tendenze di separazione dalla Chiesa di Roma, e ritardò cosi per più secoli lo scisma greco.

Per opera di questo Pontefice scomparvero i funesti residui di superstizione e di culto idolatrico, si dileguarono le eresie che, sebbene più volte sconfitte, tentavano tuttavia di infiltrarsi nella nuova vita dei popoli.

Per le esperienze che S. Gregorio aveva delle cose di mondo, intervenne egli stesso alla difesa di Roma assalita dai nemici, protesse le regioni d'Italia minacciate dalla guerra e mandò istruzioni agli ufficiali sprovvisti di direttive e abbandonati a se stessi dal governo centrale.

In questo modo S. Gregorio pose i primi fondamenti dell'autorità temporale dei Papi.

S. Gregorio si addormentò nel Signore, ricco di meriti, il 12 marzo dell'anno 604.

PRATICA. Il Papa è il dolce Cristo in terra: a lui dobbiamo amore, fedeltà, ubbidienza, preghiera.

PREGHIERA. O Dio, che hai concesso i premi dell'eterna beatitudine al tuo servo Gregorio, concedi propizio a noi, che giacciamo sotto l'incubo delle nostre colpe, la grazia di essere da te sollevati per le sue preghiere.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo avere intrapreso la vita monastica, svolse l’incarico di legato apostolico a Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistemò le questioni terrene e come servo dei servi si prese cura di quelle sacre. Si mostrò vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere in ogni modo i bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare e propagare ovunque la fede, scrivendo a tal fine celebri libri di morale e di pastorale. Morì il 12 marzo.

Pensiero 03 settembre 2021

 Gesù, è lo sposo: «È l'alleanza del Padre, con l'umanità». Lo sposo, ama la sposa d'Amore eterno, per questo con Lui, è arrivata la Festa, il vino nuovo dei tempi nuovi.

Meditazione sul Vangelo di Lc 5,33-39

La novità è Gesù, lo sposo.

La novità di Gesù costituisce un passaggio formidabile rispetto al passato. Non solo rispetto alle prescrizioni dell’Antico Testamento, ma anche rispetto alla pratica suggerita dall’ultimo profeta, Giovanni Battista. I farisei e gli scribi cercano un appiglio nel modo di vivere dei discepoli del Battista, fedeli anch’essi alle pratiche legali del digiuno e delle preghiere. La risposta di Gesù fa sobbalzare il cuore. Gesù definisce la sua presenza nel mondo come la festa dello sposo che si trova insieme con gli invitati. Spesso il Vangelo ci mostra Gesù a pranzo: dopo la chiamata di Matteo, in casa di un fariseo di nome Simone, o in casa di Pietro e poi di Marta e Maria. Gesù non rinnova semplicemente la pratica religiosa con l’impostazione di nuove regole, ma la sovverte: la nuova religione fiorisce nel rapporto personale con lui e nella gioia della sua presenza, come in una festa di nozze. Arriverà certamente il tempo della tristezza, determinato dall’assenza fisica di Gesù. La nuova religione non è un rattoppo nuovo sull’antica pratica, ma è un diverso modo di relazionarsi con Dio. Un Dio che non è più distante, ma fattosi vicino nella figura dell’uomo Gesù; non esige pratiche legalistiche, ma domanda una relazione d'amicizia e di familiarità. Amici dello sposo: «Questo sono chiamati ad essere i cristiani». Il cristianesimo, in definitiva, non è una “religione”, perché non si riduce a determinate pratiche legali, a particolari cerimonie, a delle regole morali, ma si esprime in un rapporto vivo con lo sposo, presente nella Chiesa; un rapporto che viene ferito nel male compiuto dai cristiani e dagli altri uomini. La gioia del cristiano è l’amicizia di Gesù. La tristezza viene dalla sua lontananza.

03 Settembre

Presentatevi al Signore con esultanza

Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita.

(Giovanni 8,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 99)
Rit: Presentatevi al Signore con esultanza.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode,
lodatelo, benedite il suo nome.

Buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita.

(Giovanni 8,12)


1982: 03 settembre come oggi la mafia uccide il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa



🗓 Accadde Oggi
Il 3 settembre 1982 la mafia uccide Carlo Alberto Dalla Chiesa, con la moglie e l'agente di scorta.

ANNE FRANK: LA DEPORTAZIONE NEL CAMPO DI STERMINIO DI AUSCHWIRZ BIRKENAU (SETTEMBRE 1944)

 ANNE FRANK: LA DEPORTAZIONE NEL CAMPO DI STERMINIO DI AUSCHWIRZ BIRKENAU (SETTEMBRE 1944)

Dal campo di transito di Westerbork partono regolarmente treni diretti verso i campi di concentramento dell’est. domenica 2 settembre 1944 i soldati leggono i nomi dei prigionieri che dovranno partire il giorno dopo. Tra i 1019 nomi elencati, ci sono anche quelli degli ex inquilini dell’Alloggio segreto.
La mattina del giorno seguente ad aspettare i deportarti stavolta non vi è un treno passeggeri, ma un treno merci. I prigionieri sono costretti a salire e in ogni carro vengono stipate oltre 70 persone.
Si tratta di bambini, donne, uomini, fratelli, sorelle, anziani, giovani, vecchi, malati…
I Frank riescono a rimanere insieme. Il viaggio dura tre lunghi giorni e più le ore passano più la stanchezza diventa pesante. In ogni carro c’è un secchio che funge da WC e in breve tempo il tanfo è fortissimo.
Molti prigionieri cominciarono a morire, qualcuno sviene e i bambini non riescono a smettere di piangere.
I prigionieri si appoggiano l’uno all’altro e Anne e Margot dormono appoggiate al padre o alla madre.
Per sfuggire al forte tanfo qualche deportato si avvicina a delle grandi fessure o a due griglie a maglie fitte presenti nel carro. Lentamente però i prigionieri cominciano ad ammalarsi.
Il treno merci non si ferma, facendo oscillare il carro. Delle volte avanza rapidamente sui binari, altre volte lentamente.
La terza notte il treno si ferma improvvisamente. Sono le due, e siamo nel cuore della notte.
“Aussteigen, schnell, schneller!” (scendete, veloci, più veloci), urlano degli uomini vestiti con delle casacche a righe. Questi uomini sono degli internati e hanno il compito di prelevare dai treni i nuovi arrivati.
I deportati sono costretti a scendere dal treno merci e a lasciarvi sopra i loro bagagli.
Il binario è illuminato da fortissimi riflettori e i prigionieri si ritrovano raggruppati su una banchina. Davanti a loro delle SS camminano avanti e indietro, tenendo in mano delle fruste e portando al guinzaglio dei cani inferociti.
La tensione sale e i prigionieri si guardano intorno con aria spersa e impaurita. Sono arrivati al campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia, ma durante la Seconda Guerra Mondiale Auschwitz non aveva il terribile significato che ha oggi.
Le SS decidono quali detenuti vanno uccisi immediatamente e quali no.
Ordinano agli uomini di raggrupparsi da un lato e alle donne di raggrupparsi dall’altro.
Questa è l’ultima volta che Otto vede sua moglie e le figlie.
“Non dimenticherò mai lo sguardo terrorizzato di Margot.” Ha raccontato Otto anni dopo.
I medici delle SS selezionano i detenuti.
I bambini, i vecchi e i malati vengono mandati nelle camera a gas.
Gli altri alle baracche.
Gli 8 ex clandestini vengono mandati alle baracche, luoghi piccoli e sporchi, nei quali dormiranno su dei pagliericci. Gli uomini vengono portati nel campo principale Auschwitz I, situato 1 km e mezzo dopo, mentre le donne vengono internate ad Auschwitz – Birkenau (Auschwitz II).
La brutalità delle SS è disumana e Anne, Margot, Edith e Auguste, insieme ad altre prigioniere, sono costrette a separarsi da ogni loro avere, inclusi i vestiti. Vengono rasate e poi sono costrette a indossare una casacca a strisce. Poco dopo un numero di riconoscimento viene tatuato sul loro braccio.
"La famiglia Frank, la madre e le due figlie, e anche la signora Van Pels, erano un'unità, erano automaticamente un gruppo. Questo non significa solo che avevano una cura dell'altra, ma anche che soffrivano insieme." (Lenie de Jong - Van Naarden.)
Edith e le figlie sono assegnate alla stessa baracca, la numero 29, mentre Auguste van Pels finisce in un’altra sezione del campo, separandosi da loro.
"Eravamo tutte e cinque nella baracca: mia figlia Judy ed io, la signora Frank e le due figlie." Ha raccontato anni dopo la signora de Wiek "Anne non sapeva più ridere, ma rimase vivace e cara sinché la portarono via. Non poteva dirsi bella, no: e chi lo era? Ci avevano tagliati i capelli a zero, ne avevano bisogno per le guarnizioni dei tubi, dicevano; e non avevamo altri abiti che un sacco grigio. Ma un giorno Anne arrivò con le gambe coperte da lunghe mutande di lana, da uomo; sa il cielo dove le avesse trovate; ed era tanto buffa e cara. Sapeva cavarsela, nel campo. Avevamo sempre tanta sete, una sete orrenda, tanto che quando c'era l'appello e pioveva o nevicava tenevamo la lingua protesa per bagnarla: ebbene, Anne riusciva ogni tanto a procurarsi una tazza d'acqua; e la condivideva tutta con noi. E continuava a guardarsi intorno, a interessarsi di quanto accadeva, quando a noi, ormai, tutto riusciva indifferente. Quando ci passò davanti una torma di zingare nude, avviate al crematorio, che cosa ce ne importava?, pure Anne trovò la forza di piangere. E quando, di ritorno dal lavoro, passammo accanto ai bambini ungheresi che aspettavano sotto la pioggia il loro turno per andare a morire nelle camere a gas, Anne mi toccò e mi disse: "Guarda, guarda i loro occhi". Piangeva. E da tanto tempo noi avevamo finito le lacrime..."
Otto, Fritz, Hermann e Peter riescono a rimanere tutti insieme. Quest’ultimo è il più fortunato fra tutti, perché viene assegnato all’ufficio postale. Il suo lavoro gli permette di racimolare delle volte qualcosa in più da mangiare. Otto, Fritz e Hermann invece sono obbligati a compiere un duro lavoro; scavare fossati.
Il freddo ad Auschwitz/Auschwitz - Birkenau è in grado di tagliare la pelle e lentamente i prigionieri cominciano a sentirsi sempre più stanchi e ad ammalarsi. Sono costretti a lavorare quasi tutto il giorno ( ad esempio trasportando pesanti pietre), a rimanere in piedi, fermi, durante i lunghi appelli, circondati da un lungo reticolato di filo spinato. Il cibo che viene loro consegnato è insufficiente e la rabbia delle SS si fa sempre più pesante. Molti prigionieri vengono mandati alle camere a gas.
Nessuno di loro sa che cosa aspettarsi dal domani. Se ci sarà, un domani.
"La signora Frank, nel periodo in cui eravamo ad Auschwitz, fece del suo meglio per tenere in vita le sue figlie, per rimanere con loro e proteggerle. Naturalmente ci siamo parlate, ma non potevi fare proprio niente, soltanto dire: se vanno alla latrina accompagnale. Perché persino sulla strada che portava dalla baracca alla latrina poteva succedere qualcosa." (Lenie de Jong - Van Nardeen).
Poi, un giorno, Anne prende la scabbia. Poco tempo dopo anche Margot si ammala.
"Sì, le ragazze Frank avevano un brutto aspetto, con le macchie e le vescicole della scabbia, naturalmente, dappertutto, sulle mani e sulla pelle, e lì sopra ci mettevano un po' di pomata, ma per il resto si poteva fare ben poco." Ha testimoniato Ronnie Goldstein - Van Cleef.
A causa del loro stato di salute, Anne e Margot vengono trasferite al Kratzeblok (blocco riservato agli scabbiosi). Edith riesce ad andare con loro.
Nell’inverno del 1944 L'Armata Rossa si avvicina, annunciando l'imminente fine del dominio nazista. Il 2 novembre Himmler comunica in un telegramma l'ordine di sospendere le esecuzioni nelle camere a gas e di cancellare le tracce del genocidio. I nazisti decidono di deportare in altri campi di concentramento gli internati che sono ancora abili al lavoro. Comincia così una nuova selezione, alla quale sono costrette a presenziare anche Anne, Margot, Edith e Auguste.
Edith ed Auguste non passano la selezione e devono rimanere ad Auschwitz – Birkenau.
Poi è il turno di Anne e Margot.
“ Infine arrivò il turno delle due ragazze…” ha raccontato in una testimonianza Rosa de Winter-Levy “ Eccole là in piedi per un attimo, nude e rasate a zero. Anne ci guardò dritto negli occhi con il suo viso puro e poi scomparvero. Non potemmo vedere ciò che avveniva dietro i riflettori. La signora Frank gridò: “Le mie bambine! Dio mio…”.
Anne e Margot superano la selezione e vengono stipate su un treno affollatissimo.
Saranno deportate nel campo di concentramento di Bergen – Belsen.



''In una mattina d'estate, molto tranquilla molto bello, bel tempo il sole spendente, la luce era ancora sopra cresta della notte; è ancora nella città che noi, sono passata da a Amstelveenseweg, il tram alla stazione centrale, qui siamo sul lato della stazione centrale, entrammo nella stazione, oltre i sassolini per capire perché allo stesso tempo arrivò un gruppo di altre persone e c'era la famiglia Frank, allora non ci siamo parlati......ci mettevano l'uno l'altro sulla piattaforma, tutti abbiamo le cure ovviamente ho trovato mia sorella troppo tardi, i miei genitori, mio fratello e lei la natura offre sufficiente attenzione intorno a noi........guardare sì una tale famiglia con due figli che giorno siamo tutti classificati nella "S" (Strafbarak) anche la famiglia Frank .........a Westerbork non è stata la prima famiglia''.
❤Janny Brandes-Brilleslijper❤

La loro memoria, sia una benedizione, per tutti noi.

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : ❤Janny Brandes-Brilleslijper❤ 03 settembre 1944 0...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : ❤Janny Brandes-Brilleslijper❤ 03 settembre 1944 0...:   ''In una mattina d'estate, molto tranquilla molto bello, bel tempo il sole spendente, la luce era ancora sopra cresta della no...



02 settembre, 2021

Pensiero del 02 settembre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 5,1-11

Sulla scena del mondo.

Questi primi capitoli del Vangelo di Luca sono emozionanti perché raccontano i primi tratti della vita pubblica e dell’azione di Gesù. La scena di questa pagina è un grande spettacolo che si svolge sulla riva del lago: i pescatori lavano le reti, Gesù sale sulla barca e da lì – come da un pulpito – parla alla gente sull’anfiteatro della spiaggia. Poi la pesca miracolosa, la dichiarazione di indegnità espressa da Pietro, e la chiamata alla missione. Gesù è sulla scena del mondo.

Improvvisamente, la vita e la missione di Gesù si spalancano sulle rive del lago. L’azione di Gesù e la sua parola si aprono alla folla nello spazio più grande possibile; dalla barca di Pietro la voce del Signore rimbalza sulle onde del mare della vita, amplificandosi e raggiungendo tutti. Nello stesso tempo, l’attenzione di Gesù viene a concentrarsi su una persona, Simon Pietro. E’ il passaggio fondamentale e decisivo della sua vita: Gesù gli conquista il cuore. Dopo una notta di lavoro senza alcun risultato, Gesù invita Pietro a prendere il largo e a gettare nuovamente le reti. Anche se questo gli sembra assurdo, Pietro si fida del Maestro e subito dopo può verificare il miracolo dell’abbondanza dei pesci. E’ sbigottito e ammirato, e non può che riconoscere la grandezza di Gesù e la sua propria indegnità. Cade in ginocchio davanti al Signore, ammette il proprio nulla e attesta la grandezza del Maestro. Si apre una strada dentro il suo cuore, che è ormai predisposto ad accogliere la nuova chiamata. Gesù rivolge l’invito solo a Simone: “Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Ma a seguire il Signore è tutto l’equipaggio della barca: Giacomo e Giovanni, ed evidentemente anche Andrea. Uno risponde, gli altri seguono, attratti dallo stesso invito e trascinati dalla risposta del primo. Questo è già un segno dell’autorevolezza che Pietro esercita verso i suoi compagni di lavoro e che continuerà ad esercitare nel gruppo dei Dodici e poi nella comunità della Chiesa. Dalla pesca nel lago, si apre l’orizzonte alla chiamata a seguire Gesù e a collaborare con lui nella grande missione della Chiesa per la salvezza degli uomini.

02 Settembre 

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza

Venite dietro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini.

(Matteo 4,19)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Venite dietro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini.

(Matteo 4,19)

01 settembre, 2021

Nel 1944 i tedeschi requisiscono il seminario di Marola I Genitori di Rolando

Nel 1944 i tedeschi requisiscono il seminario di Marola

 I Genitori di Rolando: «Togliti l'Abito Talare! Adesso che sei ritornato dal Seminario».

Rolando: «Io, l'Abito Talare! Io tengo, non faccio del male, a nessuno, e poi IO SONO DI GESÚ!».
(Beato Rolando Maria Rivi)




Pensiero del 01 settembre 2021

 Gesù, è DIO che si fa vicino, si china su di noi, per condurci alla salvezza ch'è guarigione totale. Nella suocera di Simone, è rappresentato ciascuno di noi.

Meditazione sul Vangelo di Lc 4,38-44

Un giorno normale.

Per la prima volta vediamo Gesù entrare nella casa di Pietro, rifugio ospitale durante la sua lunga permanenza a Cafàrnao. Qui egli compie il primo miracolo di guarigione fisica, semplice come la sparizione della febbre che tiene a letto la suocera di Pietro. Non è nemmeno necessario che Gesù tocchi la donna, basta il suo comando autorevole per operare la guarigione, così come era avvenuto per la liberazione dell’indemoniato.

Nella giornata di Gesù descritta dall’evangelista Luca, sono segnati quattro tempi: la preghiera e la parola nella sinagoga; la permanenza nella casa di Pietro con la guarigione della suocera e l’accenno al pranzo che segue; la gente che fa ressa alla porta al calar del sole, quando finisce il giorno di sabato; infine, dopo il riposo della notte, Gesù esce di casa e va a pregare e viene nuovamente raggiunto dalle folle. Un giorno normale, che ci fa intravvedere Gesù all’opera su tutti i fronti e in tutte le modalità. Lo scopo della vita di Gesù è evidentemente la missione. In tutte le dimensioni della sua vita e in tutti i luoghi Gesù è consapevole di un compito da svolgere. Egli dice espressamente: «Per questo sono stato mandato». La coscienza di essere mandato e il suo permanente rapporto con il Padre segnano tutte le ore e le azioni della sua giornata. Di fronte a Lui le persone non rimangono indifferenti o passive, ma esprimono di volta in volta meraviglia, come nella sinagoga; domandano, come per la guarigione della suocera, e arrivano fino a pressarlo alla porta di casa, tentando anche di trattenerlo. Alla missione di Gesù corrisponde l’attesa dell’uomo che si apre a lui. Si raggiunge un punto di incontro vivacissimo. Sembra che tutto il mondo possa accorrere qui dove Dio è venuto a salvare. Finalmente gli uomini possono riconoscere colui che li salva e al quale si possono affidare. In questo piccolo borgo sulla riva del lago, si inaugura un cardine decisivo della storia di Dio con l’uomo. Questo permette anche di sciogliere l’ambiguità che si era insinuata nella comunità cristiana dei Corinti: «È Dio stesso a salvarci, e nessun altro, e a Lui stesso dobbiamo decisamente riferirci».

01 Settembre

Confido nella fedeltà di Dio, in eterno e per sempre

Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione.

(Luca 4,18)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 51)
Rit: Confido nella fedeltà di Dio, in eterno e per sempre.

Come olivo verdeggiante nella casa di Dio,
confido nella fedeltà di Dio
in eterno e per sempre.

Voglio renderti grazie in eterno
per quanto hai operato;
spero nel tuo nome, perché è buono,
davanti ai tuoi fedeli.

Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione.

(Luca 4,18)