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23 luglio, 2021

Pensiero del 23 luglio 2021

Meditazione sul Vangelo di Gv 15,1-8

Rimanere in Gesù.

In questa occasione la Chiesa ci propone l’ascolto della parabola della vite e dei tralci. In questo brano evangelico troviamo una rivelazione sulla Trinità: il Padre è il vignaiolo, il Figlio è la vera vite, lo Spirito  Santo è la linfa vitale nel seno della Trinità e nel cuore dei discepoli, che sono i tralci. Da questo brano è possibile trarre anche una lettura ecclesiale ed eucaristica: il primo “frutto della vite” è l’Eucaristia della nuova alleanza nel sangue di Gesù (Mt 26,29).

«Io sono la vera vite». Si tratta di un’affermazione che può essere collocata accanto ad altre analoghe  affermazioni di Gesù: «Sono il vero pane», «Io sono la luce». In queste affermazioni c’è una nota polemica: Gesù è la vera vite, il vero pane, la vera luce. Tutte queste affermazioni indicano che solo Gesù è in grado di offrirci quella vita che andiamo cercando. L’affermazione di Gesù introduce una novità rispetto all’Antico Testamento. Là si dice che Dio ha una vigna, qui si afferma che Dio stesso è la vite. Nell’Antico Testamento si parla di una vigna e di una vite che non sono all’altezza delle attese di Dio. Se qui l’evangelista Giovanni può affermare che la vite è finalmente all’altezza delle attese di Dio, è unicamente perché Gesù è la vite. L’evangelista sottolinea il tema della prova (il Padre “pota”), ch'è un’indispensabile condizione di fecondità, ma che rimane pur sempre una possibilità di smarrimento. Si sottolinea anche che il cristiano può essere un ramo secco infruttifero! È la solita paradossale e sconcertante antinomia: la comunità è in Cristo, e quindi protetta, salvata e feconda, ma la possibilità del peccato non è assente. Il criterio di giudizio sono i frutti i quali maturano solo se “si rimane in Cristo”, cioè se si mantiene la dipendenza da lui: chi rimane in Gesù dà frutto, chi si stacca inaridisce. Perciò l’uomo deve comprendere che la propria forza e salvezza stanno nell’obbedienza, non nell’autonomia. Si tratta di una dipendenza da vivere anzitutto come fede e fiducia – cioè di appoggiarsi a Cristo e non a se stessi – e poi come osservanza dei comandamenti – cioè di conformare la vita alle parole di Gesù e non ai propri progetti.

23 Luglio

Benedirò il Signore in ogni tempo

Rimanete nel mio amore, dice il Signore, chi rimane in me, ed io in lui, porta molto frutto.

(Matteo 15,9.5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Benedirò il Signore in ogni tempo.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Rimanete nel mio amore, dice il Signore, chi rimane in me, ed io in lui, porta molto frutto.

(Matteo 15,9.5)


22 luglio, 2021

Maestro, io ti amo!

 Maestro, io  ti amo! 



Il Signore disse a Maria Maddalena: “Va’ dai miei fratelli, e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. (Giovanni 20,17)

Santa Maria Maddalena

 Santa Maria Maddalena

autore Guido Reni anno 1635 titolo Maddalena Penitente
Nome: Santa Maria Maddalena
Titolo: Discepola del Signore
Nascita: 22, Magdala, Israele
Morte: 22 luglio 66, Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, Francia
Ricorrenza: 22 luglio
Tipologia: Festa




Maria, soprannominata Maddalena dal castello di Magdala, località situata nella costa occidentale del lago di Tiberiad, ove nacque. Peccò molto nella sua giovinezza, ma illuminata dalla divina grazia pianse i suoi peccati e mutò vita. Liberandola dai "Sette Demoni" Gesù la fece quindi diventare sua discepola.

Santa Maria Maddalena


Sul Calvario sfidò l'ira dei nemici di Gesù, assistette alla morte del suo Maestro, e non s'allontanò se non dopo la sepoltura di Lui. Non vide l'ora che trascorresse il sabato, per correre ad imbalsamare con profumi ed aromi il corpo adorabile di Gesù, e fu la prima ad avere la grazia di vederLo risorto.

La domenica mattina, difatti, sull'albeggiare, Maria corse al sepolcro del Salvatore, ma affacciatasi non vide più nulla. Piena di angoscia, mentre le lacrime cominciavano a scendere, velandole lo sguardo, Maddalena si affacciò e guardò nuovamente: due angeli vestiti di bianco le chiesero: « Donna, perché piangi? ». Ella rispose: «Perché hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano messo ». E detto ciò si voltò e vide Gesù in piedi, senza però riconoscerLo. Gesù le disse: « Donna, perché piangi? chi cerchi? ». Ed ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: « Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai messo ed io lo
prenderò ». Gesù le rispose: « Maria? ». Maria si voltò ed esclamò: « Rabbunì ! », che in aramaico vuol dire "Maestro Buono". Le disse Gesù: « Non mi toccare, perché non sono ancora asceso al Padre mio; ma va' dai miei fratelli e di' loro: « Ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro ».

San Francesco


Salito Gesù al cielo, Maria Maddalena fu perseguitata e gettata poi su una vecchia nave senza vela e senza remi, venne abbandonata in balia delle onde, ma miracolosamente approdò a Marsiglia. Scelse per dimora una squallida spelonca e quivi visse per trent'anni in penitenza, preghiera, lacrime e digiuno nutrendosi esclusivamente della presenza degli angeli, finché il 22 luglio del 66 s'addormentò nel bacio del Signore e volò in cielo per adorarLo in eterno. Fu sepolta a Saint Maximin-la-Sainte Baume, dove i monaci dell'ordine di San Cassiano vegliano ancora oggi sul suo sepolcro e tomba in alabastro.

PRATICA. Il Signore disse alla Maddalena: « Molto ti è perdonato, perché molto hai amato ». Queste parole divine ispirino anche a noi grande confidenza nella misericordia infinita di Gesù.

PREGHIERA. Deh! Signore, ci venga in aiuto l'intercessione della beata Maria Maddalena per le cui preghiere.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Maria Maddalena, che, liberata dal Signore da sette demoni, divenne sua discepola, seguendolo fino al monte Calvario, e la mattina di Pasqua meritò di vedere per prima il Salvatore risorto dai morti e portare agli altri discepoli l’annuncio della risurrezione.


Pensiero del 22 luglio 2021

Meditazione sul Vangelo di Gv 20,1-2,11-18

L’apostola degli apostoli.

Maria di Magdala, è la discepola fedele che, dopo essere stata testimone della Crocifissione, morte e sepoltura di Gesù, passato il sabato, “quando era ancora buio” – soprattutto nel suo cuore -, si recò al sepolcro dove era stato deposto il suo amato Maestro, ma lo trovò vuoto. Avvertì del fatto Pietro e il “discepolo amato”, poi vi ritornò angosciata. Qui vide due angeli, poi lo stesso Gesù, che lei, però, non riconobbe, fino a quando egli non la chiamò per nome. Maria reagì con un affetto troppo umano, quello che vorrebbe sempre trattenere per sé l’amato, ma Gesù la rimanda oltre: vuole che lei diventi la prima annunciatrice della sua Pasqua e le dà questa missione: «Va’ dai miei fratelli (i discepoli) e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».

Maria Maddalena rappresenta ciascuno di noi quando, a causa di qualche grave prova, abbiamo la sensazione che la nostra ricerca di Dio e la nostra stessa preghiera, siano ormai inutili. Eppure Gesù è lì, accanto a noi, come il Vivente, l’Amico, lo Sposo. Ma, ripiegati su noi stessi, accecati dalle nostre lacrime, non sappiamo riconoscerlo, fino a quando egli non chiami anche noi per nome. Allora il ricordo degli incontri belli avuti con Gesù nel passato, quegli incontri che ci hanno salvato e hanno determinato la nostra conversione, diventano vividi e noi vorremmo riesumarli, perché in essi trovammo consolazione. Come la Maddalena ci aggrappiamo al Signore, in modo egoistico e possessivo. Ma egli ci rimanda oltre. Vuole che portiamo agli altri, «ai fratelli», il messaggio pasquale; perché dopo averlo personalmente incontrato Risorto, diveniamo testimoni della sua, della nostra e dell’altrui risurrezione. Il fatto che Gesù abbia scelto come primo portatore dell’annuncio pasquale proprio una donna che, per di più, nel suo passato era stata posseduta da sette demoni, ci toglie ogni scusa. Dobbiamo anche noi accettare la missione di essere apostoli del Signore risorto. A Dio non interessa il punto di partenza, il nostro passato, egli ci propone, con ottimismo pasquale, il suo futuro, perché – come scrive san Paolo – «se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove». Perciò impegniamoci a vivere con profondità quegli incontri che il Signore ci offre, nella santa Messa, nella Confessione, nella preghiera personale e comunitaria, in modo da uscirne come la Maddalena, così da poter dire anche noi, in modo credibile: «Ho visto il Signore!».

22 luglio 2021

Ha sete di te, Signore, l’anima mia

Raccontaci, Maria: «Cosa hai visto sulla via? La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto».

(Dalla Sequenza pasquale)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 62)
Rit: Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.

Raccontaci, Maria: «Cosa hai visto sulla via? La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto».

(Dalla Sequenza pasquale)

21 luglio, 2021

Pensiero 21 Luglio 2021

Cristo, è il seme seminato sulla terra, buona della Volontà del Padre. Accogliendo Lui, troviamo la salvezza.

Meditazione sul Vangelo di Mt 13,1-9

Accogliamo la Parola seminata nel nostro cuore.

La missione di Gesù nella Galilea sta attraversando un periodo critico che può far vacillare la fiducia dei suoi discepoli; per rincuorarli – e per corroborare la speranza della Chiesa che, comunque, sarà sempre ostacolata nel suo ministero d’evangelizzazione – il Maestro descrive «i misteri del regno dei cieli» con un lungo discorso di sette parabole. La prima è quella del Seminatore, che Gesù spiega in tutti i suoi aspetti. È chiaro che il Seminatore della parabola è lo stesso Cristo, la semente è la sua parola e i luoghi diversi nei quali cade il seme è il cuore di colui che viene evangelizzato. Sta a noi «ascoltare e “comprendere” la parola, perché questa porti frutto e produca o il cento o il sessanta o (almeno) il trenta».

Il Vangelo di oggi dovrebbe sortire per noi un duplice effetto: favorire un serio esame di coscienza sul nostro modo di accogliere e vivere la parola di Dio, ed insieme rafforzarci nella virtù teologale della speranza. Impostando il nostro esame di coscienza, non fermiamoci soltanto su quelle mancanze che  impediscono di accogliere la Parola, o che la soffocano ancor prima che essa porti frutto, ma mettiamo anche in luce tutte quelle prevenzioni che nutriamo verso i vari “seminatori” che Dio ci manda in nome di suo Figlio. Pur con tutte le loro miserie, per essi vale ciò che dice Gesù agli Apostoli: «Chi ascolta voi, ascolta me». Detto questo, veniamo alla parola di Dio. Certamente, se noi andiamo a Messa anche in un giorno feriale, possiamo affermare che, per grazia di Dio, il nostro cuore non può paragonarsi alla strada nella quale la Parola viene rubata dal Maligno. Questo, però, non ci esime da un impegno più serio nell’accogliere la Parola, fin dall’inizio dell’Eucaristia, in modo che niente di essa vada perduto. Continuando con la parabola, dobbiamo confessare umilmente che non è raro il caso nel quale dobbiamo identificare il nostro cuore con «il terreno sassoso»; tant’è che l’entusiasmo con cui abbiamo accolto una predica o un consiglio spirituale svanisce subito di fronte ad una prova o ad una tentazione inaspettata. Più frequente, poi, è la situazione che ci vede come terreno infestato dai rovi: la mentalità che subiamo dalla società scristianizzata ci carica di tante preoccupazioni inutili che soffocano, di fatto, i nostri valori cristiani. Guai a noi, però, se ci facciamo prendere dal panico. Restiamo perseveranti lì dove passa il buon Seminatore. Egli troverà nel nostro cuore un fazzoletto di terra buona, dove la sua parola produrrà frutto abbondante.

21 Luglio

Diede loro il frumento dal cielo

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: «Chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Matteo 13)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo77)
Rit: Diede loro pane dal cielo.

Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per la loro gola.
Parlarono contro Dio,
dicendo: «Sarà capace Dio
di preparare una tavola nel deserto?».

Diede ordine alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.

L’uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Scatenò nel cielo il vento orientale,
con la sua forza fece soffiare il vento australe.

Su di loro fece piovere carne come polvere
e uccelli come sabbia del mare,
li fece cadere in mezzo ai loro accampamenti,
tutt’intorno alle loro tende.

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: «Chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Matteo 13)


20 luglio, 2021

Pensiero del 20 luglio 2021

 Maria, è la prima discepola, Lei accoglie la Parola per mezzo dell'ascolto obbediente, diventandone Madre per donarLo a tutti.

Meditazione sul Vangelo di Mt 12,46-50

I veri familiari di Gesù.

L’episodio raccontato nel Vangelo di oggi è riportato da tutti i “sinottici”: fatto importante che sta a significare la grande valenza del suo contenuto. Gesù sta parlando alla folla, quando sua madre e i suoi fratelli arrivano e cercano di parlargli. A causa della gran folla non riescono a raggiungerlo. L’Evangelista annota che i parenti stanno “fuori in disparte”, come a dire che non sono tra coloro che ascoltano.

In questo brano evangelico sono menzionati due atteggiamenti importanti per il credente: “ascoltare” e “fare la volontà”. L’ascolto precede l’ “adempimento”, anzi, questo si manifesta pienamente quando si è capaci di tendere l’orecchio del proprio cuore per scrutare i segni della presenza di Dio. In tal modo, compiere la volontà divina non è un semplice sottomettersi a qualcosa o a qualcuno più grande e più potente di noi, ma è un gesto “profetico” e come tale ci fa cogliere l’essenza stessa della realtà. Così, riconosciamo che ci sono legami che vanno al di là della carne e del sangue, che ci sono valori che superano le mode, e che la nostra situazione può essere superata volgendo lo sguardo verso Dio. A chi si sente talmente parente di Gesù da non sentire più il bisogno di ascoltarlo, Gesù risponde che sua madre e i suoi parenti sono quelli che lo ascoltano. Per un mondo, come quello ebraico, che considerava i rapporti di sangue un fattore determinante per l’appartenenza religiosa, questo mancato riconoscimento dei familiari risulta più che sconcertante. Gesù vuole semplicemente indicare qual è la sua vera famiglia: quella composta dai suoi discepoli, da coloro che hanno deciso di seguirlo dopo aver ascoltato e messo in pratica la sua parola. In questo modo i legami di sangue o la relazione alla nazionalità e alla patria, non sono decisivi per il regno di Dio. La comunità cristiana diviene la famiglia di Gesù, ed è molto più larga e salda di quella naturale, appunto perché fondata sulla Parola di Dio. Per alcuni – i soli, i poveri, gli abbandonati – è spesso l’unica famiglia che sa accoglierli. Per tutti deve essere esempio di vita fraterna.

20 Luglio

Cantiamo al Signore: «Stupenda è la sua vittoria».

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14, 23)

SALMO RESPONSORIALE (Efesini 15)
Rit: Cantiamo al Signore: «Stupenda è la sua vittoria».

Al soffio della tua ira
si accumularono le acque,
si alzarono le onde come un argine,
si rappresero gli abissi nel fondo del mare.

Il nemico aveva detto:
«Inseguirò, raggiungerò,
spartirò il bottino,
se ne sazierà la mia brama;
sfodererò la spada,
li conquisterà la mia mano!».

Soffiasti con il tuo alito:
li ricoprì il mare,
sprofondarono come piombo
in acque profonde.
Stendesti la destra:
li inghiottì la terra.

Guidasti con il tuo amore
questo popolo che hai riscattato.
Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14, 23)




19 luglio, 2021

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Buon compleanno a Madre Giuditta Cittadini!

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Buon compleanno a Madre Giuditta Cittadini!:   Preghiera a Madre Giuditta Cittadini Signore Dio, Padre misericordioso, noi ti lodiamo e ti ringraziamo per il dono di Giuditta Cittadini,...

Auguri di cuore, Madre Giuditta Cittadini

di

Buon COMPLEANNO



Paolo Emanuele Borsellino

 “La paura è umana, ma combattetela con il coraggio.” “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.” “È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.”

Paolo Emanuele Borsellino



Pensiero del 19 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 12,38-42

Il segno del pesce.

Alcuni scribi e farisei chiedono a Gesù di vedere un segno. Evidentemente chiedono un segno più convincente di quelli che egli ha compiuto finora. Ma Gesù non darà loro alcun segno, se non il segno di Giona profeta. Secondo l’evangelista Matteo, il segno di Giona è la Risurrezione.

“Ci mostri un segno?”. Questa è la domanda rivolta a Gesù. Gli scribi e i farisei vogliono un segno che dimostri visibilmente che Gesù è il messia atteso dal popolo d’Israele per ottenere il suo riscatto politico. Questa aspettativa, però, rivela che si è ancora lontani dalla comprensione di Gesù come Figlio di Dio venuto per redimere il peccato del mondo con la sua morte e resurrezione. Questa richiesta è la stessa che verrà poi rivolta a Gesù morente sulla Croce. Si può credere a Gesù solo se lo si vede scendere dalla Croce. In questa richiesta, così come è presentata, si nasconde una sfiducia nell’operato stesso del Signore. La condanna di Gesù, infatti, si riferisce proprio alla chiusura dei cuori dei suoi ascoltatori. Egli, per essere accolto, dovrebbe dimostrare la sua potenza con eventi spettacolari ed incredibili. Quante volte anche noi, come quegli scribi e farisei, chiediamo un segno che ci tranquillizzi e ci assicuri! Sembra una richiesta legittima, eppure è piena di ambiguità: non crediamo sia sufficiente la testimonianza di Gesù con quello che ha fatto e quello che ha detto. Cerchiamo rassicurazioni che ci liberino dalla fatica della scelta e della decisione. Quale segno più grande del Vangelo? Gesù stesso non può dare altro segno che quello di Giona. E’ il segno della morte e resurrezione: come Giona fu trattenuto tre giorni nel ventre del pesce e poi fu fatto uscire e mandato a predicare a Ninive, così anche il Figlio dell’uomo starà tre giorni nella terra e poi sarà risuscitato. Questo è il segno dato da Dio, infinitamente più grande di quello di Giona. Eppure noi facciamo fatica a convertirci. Persino la regina di Saba, continua Gesù, fece un lungo viaggio per andare ad ascoltare la sapienza di Salomone, mentre noi facciamo fatica anche solo ad aprire il Vangelo. Oggi, noi e le nostre città, più che di segni straordinari e miracolistici abbiamo bisogno di una forte e chiara predicazione del Vangelo, testimoniata con la vita. E’ questo il compito che i discepoli debbono riscoprire per essere luce e sale del mondo.

19 Luglio

Cantiamo al Signore: «Stupenda è la sua vittoria».

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94,8) 

SALMO RESPONSORIALE (Efesini 15,1-6)
Rit: Cantiamo al Signore: «Stupenda è la sua vittoria».

Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare.

Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
È il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio padre: lo voglio esaltare!

I carri del faraone e il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mar Rosso.

La tua destra, Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico.

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94,8) 


18 luglio, 2021

BUON COMPLEANNO SAMI MODIANO!

 BUON COMPLEANNO SAMI MODIANO!

Tantissimi cari Auguri a Sami Modiano, una persona meravigliosa, un Uomo che ammiriamo tantissimo.

Abbiamo parlato oggi al telefono con sua moglie Selma, per augurargli buon compleanno da parte di ognuno di noi di Un ponte per Anne Frank.

Augurando loro ogni bene.

Grazie, Sami, per la straordinaria persona che sei, per tutto ciò che hai fatto, fai, e farai. Per tutti i tuoi preziosi insegnamenti.

Buon compleanno, da tutti noi. Con tanto amore. ❤

(Federica Pannocchia)




Pensiero del 18 luglio 2021

Nelle stanchezze della vita, il Signore è Luce che illumina il cammino, Pastore tenero che ha cura di noi.

Meditazione sul Vangelo di Mc 6,30-34

Il riposo dei discepoli.

Il Vangelo di oggi è breve, composto solo di cinque versetti. A prima vista, queste poche righe sembrano una breve introduzione al miracolo della moltiplicazione dei pani, che segue subito dopo (Mc 6,34-44). Ma in realtà essi racchiudono qualcosa di molto importante, che forse non si noterebbe se servissero solo a introdurre il racconto di questo miracolo.

Domenica scorsa abbiamo sentito il Vangelo che parlava di Gesù che mandava i discepoli in missione, per evangelizzare, annunciando il Regno di Dio e guarendo i malati. Oggi contempliamo il loro ritorno da Gesù. Sono stanchi, ma contenti, e hanno molte cose da raccontare su ciò che hanno fatto e insegnato. Gesù intuisce che i discepoli hanno bisogno di riposare e di raccontare ciò che hanno vissuto, e propone loro un tempo di distacco dalle attività quotidiane, per poter fare un bilancio e rinfrancare lo spirito con  un’attenzione maggiore alle sue parole. In questi giorni estivi, queste parole di Gesù agli apostoli, reduci dalla missione che lui stesso aveva loro affidato, risuonano in maniera del tutto particolare. Molti di noi stanno forse trascorrendo un periodo di riposo e di vacanze lontano dalla propria casa, alla ricerca di un po’ di ristoro e di un respiro rigenerante. Le parole di Gesù fanno riferimento ad un luogo “altro”, in disparte, e ad una situazione “altra”, in solitudine: indicano cioè un distanziamento dalla vita quotidiana, dalle nostre incombenze e dalla trama delle cose e delle relazioni che riempiono i nostri giorni. È un richiamo anche per noi, tanto spesso appesantiti da un ritmo di vita frenetico e convulso, e non di rado incapaci di procurarci un riposo che sia davvero in grado di rigenerare le nostre forze. Quanti sono consapevoli che dà riposo domenicale e, nel cuore di tale riposo, la santa Messa – dove si viene nutriti e tonificati dal Vangelo, dall’Eucaristia, dall’esperienza della fraternità -, è lo spazio per stare “in disparte con Gesù”, per recuperare l’equilibrio psicologico e spirituale per vincere il logorio della vita quotidiana?

Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

17 luglio, 2021

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Pensiero del 17 luglio 2021

La via di Gesù, passa per l'umiliazione. La nostra speranza, si appoggia in un Uomo vinto che ha vinto la storia.

 Meditazione sul Vangelo di Mt 12,14-21


Paziente con tutti, come il Signore è con noi.


Gesù, dopo aver difeso i discepoli che avevano “violato il sabato”, infrange lui stesso le rigide prescrizioni legalistiche dei farisei, guarendo «nella loro sinagoga», sempre in giorno di sabato, un uomo dalla mano paralizzata. I farisei, che non sanno controbattere alle argomentazioni con cui Cristo giustifica il suo operato, minacciano vendetta e decidono di farlo morire. Gesù – poiché quello non è ancora il momento fissato dal Padre – s’allontana da quel luogo, seguito da una folla di poveri, che egli guarisce. Con ciò, nota l’evangelista Matteo, egli diventa attuazione perfetta del Servo del Signore, così come lo aveva descritto il profeta Isaia (Is 42,14) e come leggiamo, ogni anno, durante la Settimana di Passione.


Da poche settimane si è concluso l’anno sacerdotale; i suoi frutti spirituali può valutarli solo Dio. A noi rimane l’impegno di continuare a pregare per i nostri sacerdoti e di aiutarli a non sentirsi soli nel loro ministero, in modo che essi, in quanto “servi” come Gesù, non dimentichino d’essere stati scelti dall’amore del Padre. Solo così, guidati dallo Spirito Santo, essi sapranno annunciare, con mitezza e umiltà, il Vangelo a tutti. Così i nostri parroci, imitando il Santo Curato d’Ars, saranno più disponibili nell’aiutare ed incoraggiare i fedeli, soprattutto quelli la cui fede s’è ridotta ad essere «una fiamma smorta». Oggi, dunque, la pagina evangelica ci propone Gesù come modello di comportamento pastorale per i nostri sacerdoti, ma non esclusivamente. Anche il laico cristiano deve rifarsi a questo esempio, per vivere evangelicamente in famiglia e nella società. Egli, imitando il divino Maestro, «non contesterà, né griderà e non farà udire nelle piazze (anche mediatiche) la sua voce». Non imporrà, ma proporrà la Verità annunciatagli da Cristo, cercando di renderla credibile con la propria testimonianza di vita. Soprattutto in famiglia, cercherà di valorizzare tutti e ciascuno. E quando l’amore coniugale si fosse ridotto ad «una fiamma smorta», egli cercherà di non soffocare quel poco d’affetto che è ancora rimasto; e, credendo ancora nell’efficacia del sacramento, supplicherà il Signore di ravvivare il fuoco dell’amore, cooperando, pazientemente, all’azione della grazia. La mitezza cli Gesù ispirerà anche il suo metodo educativo di genitore cristiano. Perciò, di fronte ad un figlio che stesse vivendo in modo turbolento la crisi dell’adolescenza, si guarderà bene dallo «spezzare del tutto una canna già incrinata», ma, sostenuto da una ferma speranza cristiana, terrà sempre aperta la porta del dialogo.

17 Luglio 

Il suo amore è per sempre

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 135)
Rit: Il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
nella nostra umiliazione si è ricordato di noi,
ci ha liberati dai nostri avversari.

Colpì l’Egitto nei suoi primogeniti,
da quella terra fece uscire Israele,
con mano potente e braccio teso.

Divise il Mar Rosso in due parti,
in mezzo fece passare Israele,
vi travolse il faraone e il suo esercito.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

16 luglio, 2021

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Oggi, si festeggia la Beata Vergine Maria del Carmelo di cui il beato Rolando Maria Rivi prendeva il secondo nome MARIA 

Auguri di cuore, caro Rolando Maria, d'un buon onomastico!
PROTEGGICI DAL CIELO!

Pensiero del 16 luglio 2021

Maria, canta in eterno la Misericordia che DIO ha avuto con Lei. Uniamoci al Suo canto perché anche noi viviamo per la Misericordia di DIO.

Meditazione sul Vangelo di Lc 6,1-5
Ritrovare il senso della vita.

L’Evangelo d oggi ci mostra Gesù che di sabato si trova nei campi insieme ai suoi discepoli i quali sentendo la fame «coglievano e mangiavano le spighe sfregandole». I farisei li accusano di compiere tre lavori sebbene il lavoro, inteso come creazione di qualcosa di nuovo, alla stregua della creazione primordiale di Dio, durante il sabato è vietato (cfr. Es 20,841; 34,21). Gesù, alla domanda dei farisei, risponde rifacendosi a un episodio narrato dal primo libro di Samuele: anche Davide trovatosi nel bisogno per sé ed i suoi uomini si nutrì dei pani dell’offerta riservati dalla legge a Dio e ai soli sacerdoti (ISam 21). All’autorevolezza di Davide e della Scrittura fa oggi eco quella di Gesù: egli, infatti, è il Signore del sabato.

 Il primo insegnamento di Gesù riguarda proprio il modo con cui leggere e interpretare la Scrittura. Gesù legge la Scrittura con la Scrittura, cercando in essa lo Spirito con cui è stata scritta. Ma la “chiave” che apre il testo sacro per noi è proprio Lui, Cristo, il Signore vivente: a partire dal Nuovo Testamento possiamo leggere e comprendere l’Antico Testamento, perché Gesù è il centro e il fine della Scrittura e della storia. Il secondo insegnamento entra nel merito della questione del sabato. Nel libro della Genesi si racconta che «Dio portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò» (Gen 1,29). Nel settimo giorno Egli dà senso al suo lavoro, rendendolo fecondo con la sua benedizione e, con il comando del libro dell’Esodo, invita l’uomo a entrare in esso, cioè a godere con Lui della benedizione che riposa sull’intera creazione, a mangiarne i frutti e a gioire della relazione con il suo Dio. L’uomo ritrova nella relazione con il suo Creatore il senso della sua vita, della sua fatica lavorativa e del tempo: anche gli altri sei giorni lavorativi acquistano il significato della condivisione, da parte dell’uomo, del ritmo di lavoro-riposo che abita la creazione perché abita Dio stesso, che riposa godendo nel creare e dare la vita fecondando. Ciò che conta dunque non è la legge, ma il riposo in Dio e la relazione con Lui: ora Dio è presente in Gesù e la legge che preparava a questo incontro, tutelando un tempo in cui si potesse sperimentarne l’anticipo, è compiuta, e l’uomo, per la presenza di Dio e il rapporto pieno e nuovo con lui, è nel “sabato”. Può godere della vita che gli viene da Dio sempre, nel lavoro settimanale come nel riposo sabbatico. Cade così ogni divisione legalistica e la frammentazione che segna la vita umana è ricondotta all’unificazione: l’uomo nel Figlio diventa signore della propria vita, del lavoro come del riposo. In questo modo i discepoli stanno vivendo il loro sabato: si nutrono dei frutti della terra che il loro Creatore e Signore sta dando loro in cibo e godono della sua presenza e della sua comunione.

16 Luglio

Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 115)
Rit: Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)


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Santa Maria di don Tonino Bello, Vescovo

 «Santa Maria, donna feriale, allenta gli ormeggi delle nostre paure, perché possiamo sperimentare come te l’abbandono alla volontà di Dio nelle pieghe prosaiche del tempo e nelle agonie lente delle ore».

(don Tonino Bello, Vescovo)



15 luglio, 2021

Pensiero dl 15 luglio 2021

 In Gesù il ristoro, da ogni fatica.

Meditazione sul Vangelo di Mt 11,28-30

La croce divenuta leggera.

Gesù contrappone il suo Vangelo e la morale delle Beatitudini che ne consegue – che egli chiama «il mio giogo», – alle numerose e cavillose prescrizioni con cui i farisei avevano appesantito l’osservanza della Legge mosaica, così da renderla impraticabile. Il Signore si rivolge proprio agli esclusi, promettendo loro «il ristoro», se accettano come legge il suo Vangelo. Anzi, egli stesso descrivendosi come «mite ed umile di cuore», si identifica con questi “piccoli” che rimangono «miti» anche se angariati da tutti. A loro, nella terza beatitudine, aveva promesso «l’eredità della terra»; adesso chiede di accettare, con fede, il suo appello alla sequela, per avere, finalmente, «ristoro» in lui.

Non è facile accogliere senza un’istintiva diffidenza l’invito di Gesù a seguirlo, portando «il suo giogo», cioè la croce. Questo soprattutto quando ci sentiamo «stanchi ed oppressi» per le troppe prove della vita, che rischiano di farci percepire “pesante” la mano di Dio. Eppure, l’invito che Gesù rivolge a tutti i sofferenti è sincero, ed egli che è la Verità, non può davvero illudere quei poveri con i quali s’identifica. E’ vero, la croce non è stata «leggera» neanche per Cristo, tanto che la Via Crucis ce lo fa contemplare mentre cade tre volte

sotto il suo peso; e, comunque, dai Vangeli sappiamo che i soldati romani dovettero obbligare Simone di Cirene a portare la croce di Gesù, perché egli non soccombesse ancor prima d’arrivare in cima al Golgota. Anche il calice della sua sofferenza fu tutt’altro che «dolce», tanto che il Signore chiese al Padre che esso «passasse da lui». Gesù, dunque, è troppo rispettoso dell’uomo che soffre, per banalizzare la fatica e la paura che tutti abbiamo di fronte al mistero del dolore. Allora, tenuto conto di ciò, in che modo possiamo comprendere come veri gli aggettivi «dolce e leggero» riferiti alla croce di Cristo e ad ogni croce? La risposta ci viene da Gesù stesso, il quale c’invita ad imitarlo nel suo essere “mite ed umile di cuore” davanti a Dio e agli uomini. Di fatto, siamo rimandati alle beatitudini, nelle quali il Signore ci assicura che, se perseveriamo nel rimanere anche noi «miti ed umili» come lui, nel momento della prova, «quando saremo nel pianto, Dio stesso ci consolerà». Gesù si farà nostro Cireneo, portando con noi il peso maggiore della nostra croce. E questa, pur avendo la stessa pesantezza oggettiva, sarà “sentita” da noi «dolce e leggera», perché percepiremo d’essere sostenuti dall’amore del Padre e dall’efficace solidarietà di Cristo, nostro Fratello.

15 Luglio 

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 104)
Rit: Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.

Dio rese molto fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi oppressori.
Cambiò il loro cuore perché odiassero il suo popolo
ed agissero con inganno contro i suoi servi.

Mandò Mosè, suo servo,
ed Aronne, che si era scelto:

«Misero in atto contro di loro i suoi segni
ed i suoi prodigi nella terra di Cam».

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)


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