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06 maggio, 2021

Messa e Vespri di giovedi 6 maggio 2021 BEATA PIERINA MOROSINI

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Sulla sua tomba fu collocata un’epigrafe in latino - composta da don Antonio Ubiali

Sulla sua tomba fu collocata un’epigrafe in latino - composta da don Antonio Ubiali - «A memoria senza fine di Caterina Cittadini, Fondatrice del Monastero delle Orsoline in Somasca: stupenda per pietà, integrità ed austerità di vita e per saggezza. Alla Croce di Gesù affissa col cuore e vivendo per Lui, continuò, instancabile ad educare le compagne e le ragazze a virtù benché consumata dalla lunga malattia. Morì nel bacio del Signore, il 5 maggio 1857, all'età di 56 anni, lasciando una grande di sé».

In ricordo delle virtù di Caterina, la sua dedizione alla Croce del Signore, l’impegno nel formare a virtù compagne e fanciulle e il rimpianto lasciato.
Ciò che Caterina aveva tanto desiderato avvenne dopo la sua morte: il 14 dicembre dello stesso anno il Vescovo di Bergamo Mons. Pietro Luigi Speranza emette il Decreto di erezione canonica dell’Istituto. È un giorno, questo, in cui Caterina fu protagonista perché il suo spirito viveva nelle donne che avevano condiviso la sua vocazione. Così è il destino dei Santi: gustare nell’al di là, nella luce di Dio, il premio delle loro fatiche.



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Pensiero del 06 maggio 2021

 Rimanere per essere nella gioia piena. Ma la Gioia piena è nella Croce gloriosa, in quel restare nonostante, perché l'amore che si radica in Cristo nella fedeltà alle scelte fatte resta per sempre.

06 Maggio

Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 95)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Godolia giurò a loro ed ai loro uomini e disse loro: “Non temere gli ufficiali dei Caldei; rimanete nella terra e servite il re di Babilonia e vi troverete bene”.

(II Re 25,24)



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05 maggio, 2021

BEATA CATERINA CITTADINI

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Liberazione dell'Olanda - Paesi Bassi dall'occupazione nazista Liberation of the Netherlands - may 1945




Liberation of the Netherlands - may 1945



Janny Brandes-Brilleslijper, diventò una comunista attiva. Odiava qualsiasi romanticismo sulla guerra ed era appassionata della verità raccontata sull'Olocausto. Decisa a non dimenticare mai, ogni anno organizzava una grande festa il 5 maggio, per commemorare il giorno in cui l'Olanda fu finalmente liberata dall'occupazione nazista.







Liberazione dell'Olanda - Paesi Bassi dall'occupazione nazista.

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Pesiero del 05 maggio 2021

 La nostra vocazione, consiste nel portare frutto ed il frutto è la santità, ch'è sempre la fede, che opera per mezzo della carità, e nella carità porta frutti di vita per il mondo.

05 Maggio

Andremo con gioia alla casa del Signore

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore;
chi rimane in me porta molto frutto.

(Giovanni 15,4.5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 121)
Rit: Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano.


Allora Oloferne le disse: “Sta tranquilla, o donna, non temere in cuor tuo, perché io non ho mai fatto male a nessuno che abbia accettato di servire Nabuchodònosor, re di tutta la terra”

(Giuditta 11,1)



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5 MAGGIO 1945 - LIBERAZIONE DI MAUTHAUSEN E GUSEN!

 5 MAGGIO 1945 - LIBERAZIONE DI MAUTHAUSEN E GUSEN!

Per non dimenticare. Mai.


L’8 agosto 1938, cinque mesi dopo la cosiddetta “annessione“ (“Anschluss”) dell’Austria al Reich, arrivarono a Mauthausen i primi prigionieri provenienti dal Campo di concentramento di Dachau. La ragione decisiva della scelta di costruire il Lager in quel luogo fu la stessa che indusse successivamente alla costruzione del vicino sotto-Campo di Gusen nel 1940: la presenza di cave di granito. Inizialmente i prigionieri furono impiegati nell’edificazione stessa del Lager e nel lavoro forzato presso la “Deutsche Erd- und Steinwerke GmbH”, una ditta di proprietà delle SS che produceva materiale da impiegare per la costruzione degli edifici monumentali e di prestigio della Germania nazista.


Fino al 1943, la funzione prevalente del Lager fu la persecuzione e la reclusione definitiva degli oppositori politici ed ideologici, fossero essi realmente tali o anche solo presunti. Per un certo tempo Mauthausen e Gusen furono gli unici Lager classificati di Categoria III, previsti per “detenuti difficili da recuperare”, il che significava che in quei luoghi le condizioni di reclusione erano durissime. La mortalità era fra le più alte tra tutti i Lager del sistema concentrazionario nazista.


Tra il 1942 e il 1943, come in tutti gli altri Campi di concentramento, i prigionieri vennero in numero sempre maggiore utilizzati nell’industria bellica, e per gestire la quantità di prigionieri, che aumentò notevolmente, nacque l’esigenza di fondare numerosi Campi-satellite. Alla fine del 1942 nei Campi di Mauthausen, di Gusen e nei pochi Campi-satellite si trovavano 14.000 prigionieri, mentre nel marzo del 1945 il numero delle persone detenute a Mauthausen e nei suoi Campi-satellite, che erano aumentati di numero, ammontava ad oltre 84.000.


Dopo la seconda metà del 1944 furono trasportati a Mauthausen migliaia di deportati provenienti soprattutto dai Campi di concentramento ubicati più ad est. Nella primavera del 1945 furono smantellati i Campi-satellite situati ad est di Mauthausen, come anche i Campi per gli ebrei ungheresi costretti al lavoro forzato. Tutti i prigionieri furono convogliati verso Mauthausen/Gusen per mezzo di vere e proprie marce della morte, finendo per provocare uno spaventoso sovraffollamento, nel Campo principale, come anche negli altri sotto-Campi ancora esistenti: Ebensee, Steyr e Gunskirchen. A seguito del sovraffollamento, la fame e le malattie fecero aumentare di colpo la mortalità.


La maggior parte dei deportati presenti a Mauthausen proveniva dalla Polonia, seguiti da cittadini sovietici e ungheresi, ma c’erano anche numerosi gruppi di tedeschi, austriaci, francesi, italiani, jugoslavi e spagnoli. Complessivamente, l’amministrazione delle SS del Lager registrò uomini, donne e bambini provenienti da più di 40 Nazioni. A partire dal Maggio del 1944 arrivò anche un gran numero di ebrei ungheresi e polacchi; per loro, le possibilità di sopravvivere erano le più scarse.


In totale, durante il periodo tra la costruzione del Lager nell’agosto del 1938 e la sua liberazione da parte dell’Esercito americano nel maggio del 1945, a Mauthausen furono deportate quasi 190.000 persone.


Migliaia di prigionieri furono fucilati, o uccisi con iniezioni letali, altri fatti morire di botte, altri ancora di freddo. Almeno 10.200 prigionieri furono assassinati per asfissia, la maggior parte nella Camera a gas nel Campo centrale, altri nel castello di Hartheim, uno dei centri di sterminio del ”Progetto eutanasia”, oppure nel Campo di Gusen, rinchiusi in baracche sigillate o in un autobus che faceva la spola fra Mauthausen e Gusen, nel quale veniva immesso gas velenoso. La maggioranza dei prigionieri dei Lager però, non sopravvisse allo sfruttamento spietato della manodopera, accompagnato da maltrattamenti, denutrizione, mancanza di vestiti adeguati e di cure mediche. In totale, a Mauthausen, Gusen e negli altri Campi-satellite, morirono almeno 90.000 prigionieri, dei quali quasi la metà perì durante i quattro mesi precedenti la liberazione.


I Campi satellite

Google maps con i campi satellite (in inglese)

Google maps con i campi satellite (in inglese)

In mancanza di manodopera locale, necessaria per aumentare la produzione di armamenti, il Reich nazista destinò un numero sempre maggiore di prigionieri ai Campi di concentramento. Mentre i primi Campi satellite servivano solo alle imprese economiche delle SS, dal 1942 furono costruiti all’incirca 40 sotto-Campi soprattutto per trasferirvi le industrie d’armi. Il primo sotto-Campo, allestito per conto della Steyr-Daimler-Puch AG, fu quello di Steyr-Münichholz.


Degli oltre 84.000 prigionieri detenuti nel Sistema concentrazionario di Mauthausen nel marzo del 1945, più di 65.000 si trovavano nei Campi-satellite. Furono impiegati come lavoratori forzati da imprese edilizie per la costruzione degli impianti produttivi, ma anche per la produzione stessa, soprattutto dalle industrie come la Steyr-Daimler-Puch AG, la Reichswerke Hermann Göring (una fabbrica d’armi statale), l’Heinkel-Werke e la Messerschmitt (aerei da guerra).


A partire dalla fine del 1943, i prigionieri furono costretti a costruire fabbriche al riparo dalle incursioni aeree. Per questo motivo si implementò soprattutto il lager di Gusen e i grandi Campi-satellite di Ebensee e Melk. La costruzione di queste gallerie fu effettuata senza riguardo per la salute e la vita dei prigionieri e causò una notevole quantità di vittime.


A metà della guerra, il Campo principale di Mauthausen fungeva quindi, sempre di più, come centrale amministrativa dalla quale venivano “smistati” i prigionieri ritenuti abili al lavoro verso i Campi-satellite; allo stesso tempo, qui venivano riportati i prigionieri malati e non più idonei al lavoro, che venivano lasciati morire. Oggi si possono visitare allestimenti museali negli ex Campi-satellite di Gusen, Ebensee, Melk e Steyr.







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Settantasei anni fa come oggi veniva liberato il famigerato campo di concentramento di Mauthausen


 Settantasei anni fa come oggi veniva liberato il famigerato campo di concentramento di Mauthausen in Austria è stato uno degli ultimi ad essere liberato. Tra le sue mura di granito proibite e vicino alla morte si trovano tre giovani mamme ed i loro bambini di 3 libbre, come raccontato nel mio libro Born Survivors. Ecco un estratto di quel giorno: ′′ La prima Priska sapeva dell'arrivo degli americani a Mauthausen era il suono di qualcosa che non sentiva da anni - risate, ′′ una cosa più bella." Da qualche parte in lontananza pensava di poter farcela sentire anche musica che viene suonata. Alzata senza sosta dal suo vuoto di paglia sporca, si è sbirciata fuori dalla sua finestra, strizzando gli occhi sotto il sole di mezzogiorno e ha visto tre veicoli militari sconosciuti con stelle bianche che trasportavano giovani soldati dall'aspetto, nessuno dei quali indossava uniformi tedeschi. Ecco come erano gli americani. Dopo aver sognato così a lungo i loro liberatori alleati, la vista di tali esseri in carne ed ossa sembrava un'illusione. Tutto di loro era diverso, dalle loro uniformi ai caschi, anche al modo in cui camminavano, parlavano e annusavano. Mentre molti dei prigionieri erano estasiati, piangendo: ′′ Pace! Benvenuti!" o ′′ Siamo liberi!" in una Babele di lingue, altri semplicemente accasciati dove si trovano, apatici e indifferenti. Altri si sono seduti sopraffatti, lacrime che scendono sui loro volti, pregando che gli uomini sorridenti in uniforme non fossero un'allucinazione crudele. Alcune delle donne più giovani, che avevano sognato di incontrare GI per tutta la vita, si sono improvvisamente prese coscienza di sé. Ripulsi dal proprio odore, si sono pizzicati le guance o hanno cercato invano di lisciare i capelli brulicando di creature e rigidi di sporcizia. '

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PADRE PIO AI MEDICI: “PORTATE DIO AI MALATI; VARRÀ PIÙ DI QUALSIASI ALTRA CURA”

 PADRE PIO AI MEDICI: “PORTATE DIO AI MALATI; VARRÀ PIÙ DI QUALSIASI ALTRA CURA”

Inagurazione della Casa Sollievo della Sofferenza. Era il 5 maggio 1956


Il 5 maggio 1956 venne inaugurata la “Casa Sollievo della Sofferenza. Alla Messa, presieduta da Padre Pio, parteciparono quindicimila persone, tra cui numerose autorità religiose, civili e militari. La Chiesa era rappresentata dall’arcivescovo di Bologna, il cardinale Giacomo Lercaro. Padre Benigno da Sant’Ilario., ministro generale dei Frati Cappuccini, lesse il telegramma della Santa Sede con la benedizione apostolica del Papa, Pio XII. Per lo Stato italiano sono presenti il presidente del Senato, Cesare Merzagora, e il ministro delle Poste.


Dopo l’intervento del cardinale Lercaro improntato sulla carità come segno della presenza di Dio, padre Pio tenne un discorso memorabile in cui si tracciò le linee guida dell’«opera della Provvidenza»:


«È stato deposto nella terra un seme che Egli scalderà coi suoi raggi d’amore. Non ci private del vostro aiuto, collaborate a questo apostolato di sollievo della sofferenza umana. Una tappa del cammino da compiere è stata fatta. Non arrestiamo il passo, rispondiamo solleciti alla chiamata di Dio per la causa del bene, ciascuno adempiendo il proprio dovere. Io, in incessante preghiera di servo inutile del Signore nostro Gesù Cristo, voi col desiderio struggente di stringere al cuore tutta l’umanità sofferente per presentarla con me alla misericordia del Padre celeste».


Dopo il rituale taglio del nastro da parte del fondatore e del porporato, nella nuova struttura s’inaugurò un simposio di cardiochirurgia di livello mondiale sulle patologie delle coronarie, presieduto dal prof. Pietro Valdoni. Vi parteciparono illustri clinici giunti da vari Paesi d’Europa e dalle Americhe. Il giorno seguente i relatori passarono a salutare padre Pio che, con la sua naturale semplicità, ricorda loro: «Voi avete la missione di curare il malato; ma se al letto del malato non portate l’amore, non credo che i farmaci servano molto. Portate Dio ai malati; varrà più di qualsiasi altra cura».




05 maggio 1956

     


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Beata Caterina Orsola Cittadini

 Beata Caterina Orsola Cittadini



Nome: Beata Caterina Orsola Cittadini

Titolo: Vergine
Nascita: 28 settembre 1801, Bergamo
Morte: 5 maggio 1857, Somasca
Ricorrenza: 5 maggio
Tipologia: Commemorazione




Caterina Cittadini nacque a Bergamo il 28 settembre 1801. Dopo aver conseguito il diploma di maestra elementare venne assunta come maestra nella scuola femminile di Somasca, e maturò il desiderio di entrare in una congregazione religiosa: scelse di accompagnarsi a quella dei somaschi di S. Gerolamo Emiliani.

Partecipò attivamente alla vita parrocchiale: maestra di dottrina cristiana, aprì la propria casa alla gioventù femminile, per animarla secondo lo stile oratoriano. L'attenzione ai poveri la condusse a porre attenzione alle orfane e alle ragazze impossibilitate a frequentare le scuole cittadine.

Morì il 5 maggio 1857, dopo un giorno di agonia. È stata beatificata da Giovanni Paolo II il 29 aprile 2001.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Somasca vicino a Bergamo, beata Caterina Cittadini, vergine, che, rimasta orfana fin da piccola, fu educatrice umile e sapiente; si dedicò con impegno nel curare l’istruzione delle ragazze povere e l’insegnamento della dottrina cristiana, fondando per questo l’Istituto delle Suore Orsoline di Somasca.
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04 maggio, 2021

Pensiero del 04 maggio 2021

 Gesù prima d'affrontare la Sua Passione tranquilizza i discepoli, dona la Sua Pace per affrontare le difficoltà. La Pace di Gesù si accoglie come dono, ma la si custodisce con la fede, l'umiltà la preghiera, la carità, il perdono. L'unica cosa che si perde, con il peccato e l'orgoglio. La Pace di Gesù è Gesù stesso nella nostra vita...non sia turbato il nostro cuore.....Dio è Pace.

04 Maggio

I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno

Cristo doveva patire e risorgere dai morti,
ed entrare così nella sua gloria.

 (Luca 24,46.26)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 144)
Rit: I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Canti la mia bocca la lode del Signore
e benedica ogni vivente il suo santo nome,
in eterno e per sempre.

[Che c’è, Ester?] Io sono tuo fratello; coraggio, tu non morirai, perché il nostro decreto è solo per la gente comune. Avvicinati!

Ester 5,1


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03 maggio, 2021

3 MAGGIO 1960 - APERTURA DELLA CASA/MUSEO DI ANNE FRANK DI AMSTERDAM

 3 MAGGIO 1960 - APERTURA DELLA CASA/MUSEO DI ANNE FRANK DI AMSTERDAM!

Oggi, 61 anni fa, veniva aperta al pubblico la Casa/Museo di Anne Frank di Amsterdam.
ARNOLD NEWMAN (Fotografo che ha scattato la seguente foto di Otto Frank qualche ora prima l'apertura della Casa/Museo): "L'atmosfera era deprimente, subito ho cominciato a fotografare Otto. Dopo qualche minuto le campane della Westertoren, così vicine a noi, hanno iniziato a suonare. Lui si è voltato verso di me e mi ha detto; -Queste sono le campane di cui Anne ha scritto.
Immediatamente è scoppiato a piangere, singhiozzava incontrollato, e anche io sono crollato. Non ci siamo più incontrati. Ancora oggi quando racconto tutto ciò e condivido la mia storia con le persone mi sento soffocare, non riesco a reagire diversamente."



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Santi Filippo e Giacomo

 Santi Filippo e Giacomo

Nome: Santi Filippo e Giacomo
Titolo: Apostoli
Ricorrenza: 3 maggio
Tipologia: Festa
Patrono di:Monterotondo, Giussano, Frascati, Cornaredo, Carovigno, Lanuvio, Gavardo, Castelleone, Laveno-Mombello, Sandrigo >>> altri comuni




S. Filippo, nativo di Betsaida, era un uomo giusto e spesso consultava le Scritture per conoscere quando si sarebbe avverata la promessa del futuro Liberatore atteso da tutte le genti. Un giorno andò a lui Natanaele, e Filippo disse lui: « Abbiamo visto il Messia ».

Filippo felice, ne andò in cerca e lo incontrò mentre tornava dal Giordano. Gesù appena lo vide gli mosse il suo dolce invito: « Vieni e seguimi », e Filippo lo segui con amore ardente.

Egli viene ricordato nel Vangelo per la sua domanda rivolta al Salvatore là nel deserto prima che il Messia operasse il miracolo della moltiplicazione dei pani: « Dove troveremo sufficiente pane per sfamare tanta moltitudine? ».

Ricevuto lo Spirito Santo portò il Vangelo nella Scizia ove fondò una comunità di ferventi cristiani. Quindi per divina chiamata passò in Frigia, ove per le numerose conversioni eccitò l'odio degli idolatri, i quali lo maltrattarono e lo crocifissero. S. Filippo aveva allora ottantaquattro anni di età. Le sue reliquie furono poi trasportate a Roma... 

S. Giacomo. Figlio di Alleo e di Maria, parente della Madonna, viene detto il minore per distinguerlo dall'altro Apostolo dello stesso nome. Egli fin dai primi anni, dice il Breviario, non bevve mai vino, si astenne dalla carne ed osservò il voto e gli obblighi del nazareato. A lui solo era permesso di entrare nel Santo dei Santi. Portava vesti di lino e l'assiduità nella preghiera gli aveva fatto divenire i ginocchi duri come la pelle d'un cammello. Chiamato alla sequela di Gesù fu perseverante nella vocazione e seguì in tutta la sua vita il Messia.

Ricevuto lo Spirito Santo rimase vescovo di Gerusalemme. Quivi egli fondò una comunità di cristiani i quali con l'esempio della loro virtù attirarono ogni giorno nuovi proseliti.

S. Giacomo fu uno dei principali Apostoli che parteciparono al Concilio di Gerusalemme e crebbe a tanta santità di vita da essere soprannominato il Giusto.

Governò la sua Chiesa per circa trent'anni, operandovi numerose conversioni, per la qual cosa fu fatto segno all'odio degli Ebrei i quali lo assalirono mentre stava pregando nel tempio, e trascinatolo sulla terrazza lo precipitarono al suolo. Egli non morì in quella caduta, anzi inginocchiatosi invocava perdono ai suoi persecutori, quando un colpo di mazza gli spaccò il cranio. Aveva 96 anni di età. Lasciò come monumento sempiterno la Lettera Cattolica, nella quale è celebre il sue detto: « La fede senza le opere è morta ». 

La festa dei Ss. Filippo e Giacomo un tempo il 1° maggio data dal VII-VIII secolo; essa non ricorda il giorno della loro morte sul quale regna ancora molta incertezza ma quello della dedicazione della basilica eretta a Roma nel vi secolo in onore dei due Apostoli e che oggi porta il titolo generico dei Ss. Apostoli. In essa si conservano i corpi dei due gloriosi santi.

PRATICA. A ciascuno il Signore ha tracciato una via. Impariamo da questi due Apostoli ad essere fedel e costanti nello stato di vita in cui il Signore ci ha posti.

PREGHIERA. Dio, che ci allieti con l'annuale solennità dei tuoi Apostoli Filippo e Giacomo, dehl fa' che mentre ci rallegriamo dei loro meriti, siamo insiemi ammaestrati dai loro esempi.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa dei santi Filippo e Giacomo, Apostoli. Filippo, nato a Betsaida come Pietro e Andrea e divenuto discepolo di Giovanni Battista, fu chiamato dal Signore perché lo seguisse; Giacomo, figlio di Alfeo, detto il Giusto, ritenuto dai Latini fratello del Signore, resse per primo la Chiesa di Gerusalemme e, durante la controversia sulla circoncisione, aderì alla proposta di Pietro di non imporre quell’antico giogo ai discepoli convertiti dal paganesimo, coronando, infine, il suo apostolato con il martirio.


autore Pieter Paul Rubens anno 1611 titolo San Filippo


Nome: San Filippo
Titolo: Apostolo
Nascita: inizio del I secolo d.c., Betsaida
Morte: fine del I secolo d.c., Hierapolis
Ricorrenza: 3 maggio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:Rueglio, San Giacomo Filippo, Serramezzana




Davvero sfortunato l'apostolo Filippo. Oltre alle scarne notizie che di lui ci forniscono i vangeli, non conosciamo davvero proprio nulla. Neppure i creatori di leggende, che per gli altri apostoli e santi si sono spesso sbizzarriti in particolari a volte fantasiosi e mirabolanti, per lui non si sono scomodati.

Filippo visse nell'ombra durante la vita pubblica di Gesù, accontentandosi di ascoltarlo e di fare tesoro di quella straordinaria esperienza che il destino gli aveva concesso, e nell'ombra condusse il resto dei suoi anni, portando in giro per il mondo, a conforto e a sostegno della fede dei fratelli, il valore della sua testimonianza.

Ma ecco che cosa di lui ci raccontano i vangeli. Matteo, Marco e Luca, gli evangelisti sinottici, riferiscono solo il nome, Filippo, e il luogo di nascita, Betsaida, una piccola città sul lago di Genesaret. Meno avaro, Giovanni ci informa che Filippo era amico di Natanaele-Bartolomeo, e che è stato proprio lui a presentarlo a Gesù: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti... vieni e vedi».

Quando poi avviene la miracolosa moltiplicazione dei pani raccontata da Giovanni, è proprio a Filippo che Gesù si rivolge per chiedergli: «Dove compreremo pane sufficiente a sfamare tutta questa gente?». Fu un giorno memorabile, quello: sulle colline attorno al lago stava per cadere la sera. La giornata era stata lunga e afosa e la gente che aveva seguito Gesù fin dal mattino ascoltando la sua parola, accompagnandolo nel suo peregrinare da un paese all'altro, si ritrovò stanca e affamata. Mandarla a casa cosi, e aveva magari un lungo tratto di strada da percorrere, a Gesù parve un'inutile crudeltà. Ecco il senso del suo cruccio quando chiese a Filippo: «Come faremo a sfamare tanta gente?».

Filippo forse non afferrò il senso di quella domanda, gettò uno sguardo sulla folla visibilmente stanca, ma ancora restia ad allontanarsi dal Maestro, timorosa di perdere una sua parola, un suo insegnamento, uno dei suoi messaggi che aprivano ogni volta il cuore alla speranza. E poi, rivolto a Gesù, allargando le braccia in segno di impotenza, disse: «Maestro, le nostre casse sono vuote, ma neanche se avessimo duecento denari [Cristo verrà tradito per trenta!] a portata di mano riusciremmo a comprare abbastanza pane per darne a ognuno un pezzettino». Gesù, come si sa, tolse dalle angustie Filippo e gli altri discepoli, ugualmente preoccupati, facendo sgorgare dalle sue mani miracolose una cascata di pesci e di pani che saziarono tutti.

Filippo di certo era un uomo semplice, concreto. Seguiva i ragionamenti di Gesù quando questi, con un linguaggio terra-terra parlava di messi biondeggianti, di pesce, di campi arati, di semine... e capiva che dietro l'immagine c'era un insegnamento, un invito a essere disponibile all'azione di Dio, ad aprirsi alla salvezza, ad amare il prossimo e così via... Ma quando Gesù la metteva sul difficile e cercava di far capire ai discepoli, ad esempio, quali rapporti intercorrevano tra il Padre, lo Spirito e lui stesso in seno alla Trinità, beh! allora la sua mente si ingarbugliava, si bloccava come quella di un bambino di fronte all'uscio di una stanza buia.

Durante l'ultima cena Gesù si era inoltrato in un discorso del genere, lasciando i discepoli con le ciglia aggrottate, segno di un rovello interiore che non trovava vie d'uscita. Intervenne allora Filippo a sbloccare la tensione: «Beh, Maestro, falla corta, mostraci chi è il Padre e ci basta». Un atto di fede cieca in Gesù, ma anche il segno di un'intelligenza un tantino impacciata.

Martirio di San Filippo
titolo Martirio di San Filippo
autore Jusepe de Ribera anno 1634


Dopo quest'episodio, Filippo rientrò nell'ombra che ha avvolto anche altri discepoli, neppure rischiarata dalla luce della leggenda. Una confusa tradizione, tuttavia, vuole che egli, dopo aver peregrinato per il mondo, missionario e testimone della buona novella di Cristo, sia morto crocifisso come il Maestro, probabilmente a Gerapoli, durante la persecuzione scatenata dal perfido Domiziano o addirittura in quella ancora più crudele di Traiano. Sarebbe morto alla veneranda età di ottantasette anni!

Le sue reliquie, trasferite a Roma nella chiesa dei Santi Apostoli, furono composte accanto a quelle di un altro apostolo, Giacomo. Ecco il motivo per cui la chiesa latina ne celebra unicamente la festa il 3 maggio.



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Pensiero del 03 maggio 2021

 Filippo, chiede di vedere il Padre: «Ed è il desiderio del cuore, di ogni uomo, posare gli occhi sul Mistero». L'unica cosa, sconvolgente, è che il volto del Dio invisibile è quello di un uomo che ha amato, e ha vissuto da uomo, pur essendo Dio.

03 Maggio

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio

Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
Filippo, chi ha visto me, ha visto il Padre.

 (Giovanni 14,6.9)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 18)
Rit: Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.

Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

Salmo 23,4


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02 maggio, 2021

Anniversario della Beatificazione di Padre Pio da Pietrelcina

 22 anni fa, piazza San Pietro e via della Conciliazione erano insufficienti a contenere il numero dei devoti che si prenotarono per la solenne Concelebrazione Eucaristica della Beatificazione di Padre Pio da Pietrelcina. Vennero organizzate altre due celebrazioni, parallele a quella del Papa, sul sagrato di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo e sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano.

150 mila fedeli fra piazza san Pietro e via della Conciliazione; 60 mila fedeli a San Giovanni Rotondo e 80 mila fedeli ai piedi della Basilica di San Giovanni in Laterano

Giovanni Paolo II pronunciò la formula della beatificazione. Erano le ore 9,58 del 2 maggio 1999. Padre Pio era Beato. I fedeli all’unisono risposero: “Amen, Alleluia”.

Nel frattempo si alzò il telo che nascondeva l’arazzo. Al centro dell’impalcatura, per i restauri alla facciata della basilica venne scoperta l’immagine del Beato Pio da Pietrelcina, con i suoi occhi profondi e sereni, il sorriso appena abbozzato, la sua espressione bonaria e paterna. Fu un momento indescrivibile.



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L'INVITO DI MADRE MARIA SACCOMANDI per il 05 MAGGIO 2021

 L'INVITO DI MADRE MARIA SACCOMANDI, per il 05 MAGGIO 2021.

Festa liturgica celeste della Beata Caterina Orsola Cittadini
Fondatrice delle Suore Orsoline in Somasca.



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Pensiero del 02 maggio 2021

 Gesù, usa l'immagine della vite ed i tralci, così semplice ma così profonda, per spiegare l'unione necessaria tra DIO ed i suoi figli, tra il Cristo ed i cristiani per portare frutti di vita spirituale.

02 Maggio

A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.

 (Giovanni 15,4.5)

SALMO RESPONSORIALE (Samol 21)
Rit: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

Non ti ho forse comandato: “Sii forte e coraggioso”? Non aver paura e non spaventarti, perché il Signore, tuo Dio, è con te, ovunque tu vada.

(Giosuè 1,9)



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01 maggio, 2021

Mons. Albino Luciani - Papa Giovanni Paolo I

 “Maria ci precede nel nostro cammino terreno, è lampada davanti ai nostri passi; per questo onoreremo la Vergine specialmente imitando le sue virtù e percorrendo gli scalini tracciati dall’umile teologia dei poveri: pentirci dei nostri peccati, confessarli, fare penitenza, resistere alle nuove insorgenti tentazioni, condurre vita santa”. (Mons. Albino Luciani)




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Avevo un principe Azzurro......

 Avevo un principe Azzurro...... 

Io avevo un principe azzurro...
~E com'era?
Era l'uomo più bello del mondo.
~E ti voleva bene?
Si, mi amava dal primo giorno che sono nata.
~Non ti credo.
È vero, lui amava me ed io lui.
~Davvero? Come si chiamava?
Aveva un nome, ma io lo chiamavo ... nonno. 



  

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San Giuseppe di Nazareth

San Giuseppe di Nazareth


Nome: San Giuseppe di Nazareth

Titolo: Lavoratore
Ricorrenza: 1 maggio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:Marzabotto, Castions di Strada, Moio Alcantara, Valmozzola
Protettore:carpentieri, degli economi, falegnami, lavoratori, moribondi, padri, procutarori legali




Nel Vangelo S. Giuseppe viene chiamato fabbro. Quando i Nazaretani udirono Gesù insegnare nella loro sinagoga, dissero di lui: « Non è Egli il figlio del legnaiuolo? ». E altra volta con stupore e disprezzo: « Non è costui il falegname? ».

Nessun dubbio quindi che S. Giuseppe non fosse un operaio vero, un lavoratore, un uomo di fatica. Si ritiene che sia stato falegname, e all'occasione anche fabbro, carpentiere, carradore. Maneggiava la pialla, la scure, la sega, il martello. Così tutti i giorni, dal mattino alla sera, per tutta la vita, faticando, sudando, consumando le forze.

Una delle raffigurazioni più frequenti del Santo Patriarca è quella in cui viene ritratto al banco con la pialla in mano e la sega accanto.

Uomo giusto, sapeva che il lavoro è legge per tutti. Non si ribellò, non si lamentò del suo mestiere, nè della fatica. Lavorò con assiduità, non di malavoglia, eseguendo bene, disimpegnando onestamente gli obblighi e i contratti.

Amò il lavoro. Nella sua umiltà non badò a tutte quelle ragioni che potevano parer buone e che avrebbero potuto indurlo a non occuparsi in cose materiali: l'essere discendente del grande Re Davide, l'essere sposo della Madre di Dio, il Padre putativo del Verbo Incarnato e la di lui guida. L'umiltà gli insegnò a conciliare la sua dignità con l'esercizio di un mestiere molto ordinario e faticoso.

Non si rammaricava di lasciare le sante conversazioni e la preghiera assieme a Gesù e Maria, che tanto consolavano ed elevavano il suo cuore, per attendere per lunghe ore ai lavori dell'officina.

Non ebbe mai la preoccupazione che gli mancasse il necessario. Non ebbe l'ansia e l'assillo di chi non ha fede in quella Provvidenza che sfama i passeri. Perciò, da uomo giusto, osservava esattamente il riposo settimanale del sabato prescritto da Dio agli Ebrei. Lasciava l'officina quando i doveri delle celebrazioni religiose glielo imponevano, o quando speciali voleri di Dio lo ispiravano a intraprendere dei viaggi.

S. Giuseppe non cercò nel lavoro il mezzo di soddisfare la cupidigia di guadagno o di ricchezza. Non fu un operaio incontentabile, pur essendo previdente. Non volle essere ricco, e non invidiò i ricchi. Sapeva essere sempre contento. Da uomo di fede trasformò la fatica quotidiana in un grande mezzo di elevazione, di merito, di esercizio di virtù.

Nutrire e crescere il Fanciullo Divino che si preparava a essere la vittima per la redenzione del mondo: questo era il motivo che rendeva sante e sommamente meritorie le fatiche di S. Giuseppe.

« Chi lo crederebbe? Un uomo acquista col sudore della sua fronte vestiario, nutrimento e sostentamento per il suo Dio! Mani consacrate, destinate a mantenere una vita così bella, quanto è glorioso il vostro ministero, e quanto mi sembra degna degli angeli la vostra sorte! Sudori veramente preziosi! » (Huguet). Col canto nel cuore e la preghiera sulle labbra, S. Giuseppe fu il più fortunato di tutti i lavoratori.

PRATICA. Stimiamo il lavoro. Lavoriamo con onestà, con diligenza, con pazienza, di buona voglia. Amiamo il lavoro. Santifichiamolo e rendiamolo meritorio vivendo abitualmente in grazia e offrendolo ogni giorno al Signore.

PREGHIERA. O Dio, Creatore delle cose, che hai stabilito la legge del lavoro al genere umano, concedici propizio che, sull'esempio e col patrocinio di S. Giuseppe, facciamo bene le opere che ci comandi e raggiungiamo il premio che prometti.

MARTIROLOGIO ROMANI. Solennità di san Giuseppe Lavoratore, Sposo della beata Vergine Maria, Confessore, Patrono dei lavoratori.
By Canzano Barbara at 08:20 Nessun commento:
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