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23 aprile, 2021

San Giorgio

 San Giorgio

autore Nicola Monti da Ascoli anno 1794 titolo S.Giorgio che salva una fanciulla uccidendo il drago

Nome: San Giorgio
Titolo: Martire di Lydda
Nascita: 275 circa, Cappadocia
Morte: 23 aprile 303, Lydda (Palestina)
Ricorrenza: 23 aprile
Tipologia: Commemorazione




S. Giorgio visse nel III secolo, sotto l'impero di Diocleziano. Di questo Santo, tanto venerato ovunque, e specialmente in Inghilterra, si hanno poche notizie, tuttavia sappiamo che egli fu onorato in tutta l'antichità quale soldato valoroso e martire illustre, e invocato patrono della milizia cristiana.

Nacque in Cappadocia da genitori cristiani e come il Maestro Divino, crebbe in sapienza, in età ed in grazia presso Dio e gli uomini.

Arruolato nella milizia imperiale, grazie alla sua perizia nelle armi e al suo valore salì al grado di capitano.

Però servì assai più generosamente a Dio; e combattè sotto una ben più nobile bandiera, quella divina. Fu il campione intrepido di Gesù Cristo, il nemico giurato di Satana: non per nulla è rappresentato in atto di sconfiggere colla lancia il dragone, mentre legata ad un palo sta in atto supplichevole una fanciulla. Onde osserva il cardinale Baronio, che quest'antica usanza di rappresentare S. Giorgio non è che un simbolo della sua potente protezione contro le tentazioni del demonio.

Nella terribile persecuzione di Diocleziano, il nostro santo guerriero animava i Cristiani perseguitati a ricevere con fortezza il martirio, a non cedere alle lusinghe dei tiranni, a professare sinceramente Gesù Cristo.

L'imperatore gli impose di cessare questo suo ministero e di piegarsi davanti agli dèi di Roma imperiale; ma S. Giorgio francamente gli rispose: « Rispetto le tue leggi, ma non piego le ginocchia a terrene e false divinità ». Infuriato a tale risposta, il tiranno lo degradò, lo condannò a molti terribili supplizi, ma Giorgio miracolosamente rimase illeso, finché gli fu troncato il capo e cadde martire di Cristo il 23 aprile del 303.

Martirio di San Giorgio
titolo Martirio di San Giorgio
autore Paolo Veronese anno 1566


Nella notte precedente al martirio, gli era apparso in sogno Gesù, il quale, ponendogli sul capo una corona, gli aveva detto: « Ah! Giorgio, tu sei degno di regnare meco in eterno ».

PRATICA. S. Giorgio ci è esempio di perfetta carità; egli ci insegna le opere di misericordia: consigliare i dubbiosi, confortare gli afflitti e i travagliati, fortificare i deboli nella fede e aiutare il prossimo in tutte le sue necessità, ricordandoci che in Cristo siamo tutti fratelli.

PREGHIERA. Dio, che ci aiuti con i meriti e l'intercessione del tuo beato martire Giorgio, concedici propizio, che mentre domandiamo per suo mezzo i tuoi bene fizi, li conseguiamo abbondantemente.

MARTIROLOGIO ROMANO. Natale di san Giorgio Martire, il cui illustre martirio si venera dalla Chiesa di Dio tra le corone dei Martiri. 

Pensiero del 23 aprile 2021

 Solo Gesù poteva inventarsi questo Miracolo d'Amore ch'è l'Eucaristia. L'Eucaristia ed è il Paradiso sulla terra, è Medicina, Pace, Gioia, Presenza vera, regalo immenso di Dio.

23 Aprile

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui, dice il Signore.

(Giovanni 6,56)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 116)
Rit: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Mosè rispose: «Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza del Signore, il quale oggi agirà per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più!».

(Esodo 14,13)

16 aprile, 2021

Santa Bernardette Soubirous

 Santa Bernardette Soubirous


Nome: Santa Bernardetta Soubirous
Titolo: Vergine
Nascita: 7 gennaio 1844
Morte: 16 aprile 1879
Ricorrenza: 16 aprile
Tipologia: Commemorazione
Protettrice:degli ammalati




Si chiamava Maria Bernarda, ed era nata a Lourdes, sconosciuto paesino della Francia meridionale. Era figlia d'un mugnaio, che presto dovette abbandonare il proprio mulino per ridursi a vivere di stenti nel paese.

La mattina dell'11 febbraio 1858 faceva freddo, e in casa Soubirous non c'era più legna da ardere. Bernardetta, con la sorella Antonietta e una compagna, furon mandate a cercar rami secchi nei dintorni del paese. Le tre bambine giunsero così vicino alla Rupe di Massabielle, che formava, dalla parte del fiume, una piccola grotta. Dentro a quella grotta giaceva un bel pezzo di legno. Per poterlo raccogliere, bisognava però attraversare un canale d'acqua, che veniva da un mulino e si gettava nel fiume.

Antonietta e l'amica calzavano gli zoccoli, senza calze. Se li tolsero, per entrare nell'acqua fredda. Bernardetta invece, essendo delicata e soffrendo d'asma, portava le calze. Pregò l'amica di prenderla sulle spalle, ma l'amica si rifiutò, e discese, con Antonietta, verso il fiume.

Bernardetta rimase sola. Pensò di togliersi gli zoccoli e le calze, ma mentre si accingeva a far questo udì un grande rumore: alzò gli occhi e vide che la quercia abbarbicata al masso di pietra si agitava violentemente, per quanto non spirasse alito di vento. Poi la grotta fu piena d'una nube d'oro, e una splendida signora apparve sulla roccia della grotta.

Istintivamente, la bambina s'inginocchiò, tirando fuori la coroncina del Rosario. La Signora la lasciò pregare, facendo passare tra le sue dita, come faceva la piccola orante, i grani del Rosario, che pur essa teneva in mano, senza però mormorare l'Ave Maria. Soltanto, alla fine della posta, s'univa a Bernardetta per recitare il Gloria Patri.

Quando il Rosario terminò, la bella Signora scomparve; sparì la nuvola d'oro, e la grotta tornò nera, dopo tanto splendore. L'apparizione si ripeté varie volte, e Bernardetta non si contraddì mai nel descrivere la bella Signora. « vestita di bianco - diceva -, con un nastro celeste annodato alla vita e con le estremità lunghe fin quasi ai piedi ».

Ma lo strano fu quando la fanciulla per tre volte chiese alla bella signora chi fosse. Per tre volte si sentì rispondere: « Io sono l'Immacolata Concezione ». « Questa risposta non ha significato », dissero coloro che ebbero il compito d'interrogare la povera pastorella. Ma Bernardetta insisteva:

« Ha detto così ».

Né mai si smentì o si contraddisse.

Intanto alla grotta accorrevano fedeli in preghiera, ed ecco che dal fianco della montagna scaturisce il più copioso fiume di miracoli che mai si fosse conosciuto. I ciechi riacquistavano la vista, i sordi riavevano l'udito, gli storpi venivano raddrizzati. Questa volta furono gli scienziati, prima a indignarsi, poi a stupirsi, poi a convincersi che il miracolo negato dai Positivisti era qualcosa di veramente positivo.

Attorno alla grotta di Lourdes si accesero le devozioni più fervide e le discussioni più clamorose. E su Bernardetta si appuntarono curiosità e ammirazione. Ella però soffriva dì tanta attenzione; chiese perciò di entrare in un convento, a Nevers. « Son venuta qui per nascondermi », disse umilmente. Stremata di forze, oppressa dall'asma, respirava a fatica. « Tu soffri molto », le dicevano le consorelle.« Bisogna che sia così », rispondeva la giovane suora.

Bisognava che soffrisse, per restare degna del privilegio che aveva ricevuto, di vedere la Vergine Immacolata.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nevers sempre in Francia, santa Maria Bernarda Soubirous, vergine, che, nata nella cittadina di Lourdes da famiglia poverissima, ancora fanciulla sperimentò la presenza della beata Maria Vergine Immacolata e, in seguito, preso l’abito religioso, condusse una vita di umiltà e nascondimento.

Pensiero del 16 aprile 2021

 Abbiamo fame d'amore, abbiamo fame di vita, abbiamo fame d'eternità. Siamo quella folla che viene meno se Gesù non spezza il pane, ma possiamo essere anche quel giovane che mette a disposizione il poco che ha.

16 Aprile

Una cosa ho chiesto al Signore: «Abitare nella sua casa».

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
(Matteo 4:4)

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 26)

Una cosa ho chiesto al Signore: «Abitare nella sua casa».

Il Signore è mia luce e mia salvezza:

di chi avrò timore?

Il Signore è difesa della mia vita:

di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita,

per contemplare la bellezza del Signore

ed ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore

nella terra dei viventi.

Spera nel Signore, sii forte,

si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nostri nemici, di servirla senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

(Luca 1,72-75)

15 aprile, 2021

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Pensiero del 15 aprile 2021

É lo Spirito che ci rende, sulla terra, cittadini del cielo, anticipo della Vita eterna alla quale siamo chiamati e verso la quale si volge il sospiro del nostro desiderio.

15 Aprile

Ascolta, Signore, il grido del povero

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.

(Giovanni 20,29)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Ascolta, Signore, il grido del povero.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.

Quando cammini non saranno intralciati i tuoi passi, e se corri, non inciamperai.

(Proverbi 4,12)

13 aprile, 2021

La Tonaca

 La tonaca in modo speciale fissa il prete con il sacerdozio di Cristo, custodisce la fedeltà a Cristo, ed ai suoi fedeli, e presenta la Chiesa, nel mondo. Non è una moda, non va, con la vanità nel mondo.

Canzano Barbara​
«Non posso, non devo togliermi la veste. Io non ho paura, io sono orgoglioso di portarla.
Non posso nascondermi. Io sono del Signore».

(Beato Rolando Rivi)



Don Olinto Marzocchini primo parroco di Rolando Maria Rivi

 Ciò che scrisse don Olinto a proposito dei partigiani comunisti

«È un atto d'azione barbarica, scatenato dall'odio satanico, di cui sono animati i materialisti, che sotto la finta di partigiani, svolgono una vera attività di brigantaggio di persecuzione religiosa».
(Don Olinto Marzocchini primo parroco di Rolando Maria Rivi)

La mamma, Albertina, quando Rolando tornava a casa dalla Messa gli diceva: “Rolando togliti la veste talare”, ma lui rispondeva: “Mamma non posso. È il segno che sono di Gesù. Portandola non faccio male a nessuno”.

 La mamma, Albertina, quando Rolando tornava a casa dalla Messa gli diceva: “Rolando togliti la veste talare”, ma lui rispondeva: “Mamma non posso. È il segno che sono di Gesù. Portandola non faccio male a nessuno”.

Nonostante il pericolo, Rolando non aveva paura di proclamare il suo amore per il Signore. Era diventato lui stesso un testimone, un maestro che suscitava negli altri ragazzi il desiderio di seguire Cristo attraverso il suo esempio. Voleva che gli amici e i cugini più piccoli imparassero a pregare, mattino e sera; insegnava loro a servire la Messa; spiegava le ragioni per cui non dovevano litigare, ma volersi bene e diceva: “Se ami il Signore vuoi bene a tutti”. Organizzava i giochi più divertenti e, al termine, invitava gli amici in chiesa perché desiderava il loro vero bene.


Tu fosti

 Rolando Maria, Tu, fosti spento, dagli uomini, che provano dell'odio verso Dio, la Veste Talare che t'identificava, e Dio t'illuminò al suo cospetto divino.

Tu, ora celebri, con Dio, l'Amore Eterno del Signore, e della Vergine Maria.

Ora Tu, sei luce, illumina questo mondo ed i cuori di quanti ancora non credono alla sua parola.

Con Cristo….Per Cristo…..ed in Cristo.     Canzano Barbara




Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Pensiero di don Salvatore Lazzara sul Beato Roland...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Pensiero di don Salvatore Lazzara sul Beato Roland...:   «Domani un prete di meno». Era il 13 Aprile 1945, quando con questa motivazione i partigiani comunisti, decisero il martirio del 14enne se...



BEATO ROLANDO MARIA RIVI - “Io sono di Gesù”

 BEATO ROLANDO MARIA RIVI

“Io sono di Gesù”
Onore e Gloria, a te mio dolcissimo Amico, Rolando, grazie, per la tua fedeltà e coerenza a Cristo.
Aiutaci ad essere fedeli e coerenti come lo sei stato tu, fino al battesimo di sangue per testimoniare, la tua Grande Fede in Cristo Nostro Signore. Il tuo esempio, sia Luce, per il nostro cammino e per cuore, inaridito da tante cose astratte e non da cose concrete.
Il tuo esempio, sia Speranza, per essere persone migliori, per credere a ciò che vogliamo essere.
Comunque, vada il nostro destino, insegnaci a camminare, mano nella mano con Gesù, amarlo ed onorarlo senza vergognarci mai, come hai fatto tu dicendo: “Io sono di Gesù.” Amen.
Rolando Maria, Tu, fosti spento, dagli uomini, che provano dell'odio verso Dio, la Veste Talare che t'identificava, e Dio t'illuminò al suo cospetto divino.
Tu, ora celebri, con Dio, l'Amore Eterno del Signore, e della Vergine Maria.
Ora Tu, sei luce, illumina questo mondo ed i cuori di quanti ancora non credono alla sua parola.
Con Cristo….Per Cristo…..ed in Cristo.
Canzano Barbara





Beato Rolando Maria Rivi

 Beato Rolando Maria Rivi




Nome: Beato Rolando Maria Rivi

Titolo: Seminarista e martire
Nascita: 7 gennaio 1931, San Valentino, Reggio Emilia
Morte: 13 aprile 1945, Piane di Monchio, Modena
Ricorrenza: 29 maggio
Tipologia: Commemorazione




Rolando Rivi nasce il 7 gennaio 1931, nella Casa del Poggiolo, a San Valentino, nel Comune di Castellarano (Reggio Emilia). Il padre si chiama Roberto Rivi e la madre Albertina Canovi.

Fanciullo intelligente e vivace, intimamente amico di Gesù, chierichetto assiduo nel servizio all'altare, si sente presto chiamato da Dio a diventare sacerdote. Nell'ottobre del 1942, a undici anni, Rolando Rivi entra nel Seminario minore di Marola, nel Comune di Carpineti (Reggio Emilia), e veste l'abito talare. Qui si distingue per lo studio, l'amore al Signore Gesù, la preghiera intensa, la bontà verso gli altri.

Nell'estate del 1944 il Seminario viene chiuso per motivi di guerra. Rolando torna a casa, ma continua a fare vita da seminarista, indossando sempre l'abito talare e alimentando il suo desiderio di diventare sacerdote e missionario con la Confessione, la Comunione quotidiana e il Santo Rosario alla Madonna.

Venerdì 13 aprile 1945, nel clima di odio contro i sacerdoti diffusosi in quel periodo sul finire della seconda guerra mondiale, Rolando Rivi viene barbaramente ucciso in località Piane di Monchio (Modena) per la sola colpa di indossare l'abito talare e testimoniare la sua fede cristiana. Il Comitato Amici di Rolando Rivi ha promosso la causa di beatificazione.

Il 21 settembre 2013 Papa Francesco ha firmato la Lettera Apostolica che proclama Rolando Beato per aver testimoniato la fede sino al martirio. La cerimonia di beatificazione si è svolta a Modena il 5 ottobre 2013.

Pensiero del 13 aprile 2021

 Come possiamo conoscere lo sguardo di DIO? Ascoltando l'Unico che lo conosce fino in fondo, che lo ha visto e vede. Accogliendo la Sua Parola riceviamo in cambio uno sguardo nuovo su noi stessi, sulla nostra vita, sulla nostra storia.

13 Aprile

Il Signore regna, si riveste di maestà

Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo,
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

(Giovanni 3,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 92)
Rit: Il Signore regna, si riveste di maestà.

Oppure:
Regna il Signore, glorioso in mezzo a noi.

Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza.

È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre,
dall’eternità tu sei.

Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

Ascoltatemi, esperti della giustizia, popolo che porti nel cuore la mia legge. Non temete gli insulti degli uomini, non vi spaventate per i loro scherni.

(Isaia 51,7)

Nonostante fosse stato consigliato diversamente, non smise mai di portare il suo abito religioso: i genitori, infatti, gli dicevano: «Togliti la veste nera. Non portarla per ora ...».
Ma Rolando rispondeva: «Ma perché? Che male faccio a portarla? Non ho motivo di togliermela». Gli fecero notare che forse era conveniente farlo in quei momenti, così insicuri.
Replicò Rolando: «Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù».

(Beato Rolando Maria Rivi)

Un atto d’amore che pagherà con la vita.

06 aprile, 2021

Racconto di Emilia Negri una nipote della Beata Pierina Morosini

 «Mia zia fu subito colpita dal viso pulito, dolce e luminoso di Pierina Morosini. Adesso può sembrare scontata questa affermazione, ma mia zia lo affermò subito, quando la fama di santità di Pierina non era diffusa. Fu molto colpita anche dalla treccia sciolta, che considerava un segno della semplicità di una ragazza figlia del popolo bergamasco, religioso e gran lavoratore». Emilia Negri, 79 anni, di Lecco, infermiera in pensione, ricorda con commozione e precisione il racconto, ascoltato tante volte dalla zia paterna suor Emma Spreafico, della congregazione delle suore di Carità, che restò al capezzale della Beata Pierina Morosini nei giorni di agonia in ospedale, dal 4 al 6 aprile 1957, dopo l’aggressione sul monte Misma. «All’epoca — racconta Emilia — mia zia suor Emma stava per concludere i corsi d'infermiera professionale, che comprendevano il tirocinio nel reparto di Seconda Divisione di chirurgia generale. La sera del 4 aprile 1957 ci fu grande agitazione nel reparto perché stava arrivando una autoambulanza con una ragazza in gravissime condizioni a causa dell’aggressione di un malintenzionato. Mia zia fu incaricata di stare al suo capezzale tutta la notte. Ad accogliere Pierina c’erano la caposala suor Ausilia Pellicioli, mentre il professor Gianforte Postiglione, collaboratore del primario, prestò le cure più urgenti. La ragazza fu trasportata in barella nella sala medicazione dove non venne più mossa perché in coma profondo. Pierina — prosegue Emilia con voce commossa, come se avesse vissuto quei momenti drammatici in prima persona — aveva la testa fracassata, aveva perso molto sangue a causa del tempo trascorso tra il ritrovamento e il trasporto in ospedale. Anche i capelli portavano i segni del sangue. Una treccia, come allora usavano le ragazze nei paesi, scendeva sul collo, perché si era sciolta nei momenti dell’aggressione». E la giovane infermiera suor Emma, futura caposala del reparto, passò due notti al capezzale di Pierina. «Le cure di allora — aggiunge la nipote — non erano ai livelli attuali. In ospedale neppure esistevano i reparti di rianimazione e neurochirurgia. Gli esiti degli esami, la successiva autopsia e i racconti sulla sua vita fecero subito dire che la ragazza in fin di vita era una santa. Anzi, il professor Postiglione dichiarò apertamente a tutti che per lui Pierina Morosini era la Maria Goretti bergamasca».

Stando al capezzale di Pierina, suor Emma conobbe i congiunti. «Nei giorni di degenza — racconta ancora Emilia — mia zia non sentì mai parole di vendetta o imprecazioni, che sarebbero state comprensibili a mente umana. Quanto raccontato da mia zia conferma le testimonianze confluite nella biografia della Beata. A un figlio che aveva urlato “Dov’è il responsabile che lo aggiusto io?”, la mamma di Pierina, abbracciandolo, rispose: “Stai calmo. Se Pierina potesse parlare ti direbbe di perdonare”». Poi ineluttabilmente sopraggiunse la morte di Pierina. «Mia zia — conclude Emilia, sempre ripercorrendo i ricordi — fu tra le persone che composero la salma, avvolta in veli bianchi come si usava allora per le giovani. Fu un omaggio postumo, anzi una vera opera di misericordia. Da quel giorno, mia zia divenne devotissima di Pierina e l'ha indicò come modello di vita ed impegno al personale medico-infermieristico che incontrò nella sua vita passata negli ospedali di Bergamo, Milano e Clusone. E ripeteva sempre: i miei occhi hanno visto una santa, perché sono tante le ragazze che difendono il loro corpo dalla violenza, ma Pierina l’aveva difeso in nome della fede e dei suoi ideali cristiani».

(Carmelo Epis)






Pensiero su Santa Maria Goretti e la Beata Pierina Morosini

 Pensiero su Santa Maria Goretti e la Beata Pierina Morosini

In me, viene tanta rabbia, quando certe persone si paragonano a Santa Maria Goretti ed alla Beata Pierina Morosini.

Li farei molto volentieri, andare a piedi, sia a Nettuno (Rm) che a Fiobbio (Bg), così, oltre a rimanere snelle dimagrisco anche la lingua.

Perché non sanno, cosa vuol dire veramente la Verginità e la Purezza.

Canzano Barbara




PREGHIERA ALLA BEATA PIERINA EUGENIA MOROSINI

PREGHIERA ALLA BEATA PIERINA EUGENIA MOROSINI
O Dio,
sostegno degli innocenti e dei puri di cuore,
che alla vergine Beata Pierina Morosini,
nel fiore della giovinezza, hai dato la grazia
di serbare intatta la sua castità e la gloria del martirio,
fa che perseveriamo con la stessa fede e fortezza d'animo
nella via dei tuoi precetti
per poter godere eternamente della tua visione nel cielo.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Beata Pierina,
ti chiediamo d'intercedere
per i giovani d'oggi,
affinché possano consacrarti come te,
all'amore di Dio e al lavoro generoso,
non per il lusso sfrenato, ma per il sostentamento
della loro famiglia e dei bisognosi.
Per Cristo nostro Signore. Amen.



Beata Pierina Eugenia Morosini

 Beata Pierina Eugenia Morosini


Nome: Beata Pierina Eugenia Morosini
Titolo: Vergine e martire
Nascita: 7 gennaio 1931, Fiobbio, Bergamo
Morte: 4 aprile 1957, Fiobbio, Bergamo
Ricorrenza: 6 aprile
Tipologia: Commemorazione




Pierina nacque a Fiobbio (Bergamo) il 7 gennaio 1931, primogenita dei nove figli di Rocco e Sara Noris. Fini la scuola elementare ma fu costretta ad abbandonare gli studi, per i quali era molto portata, poiché, in seguito alla malattia del padre, il suo lavoro rappresentava la principale forma di sostentamento della famiglia. Fece pratica per un certo periodo come sarta e a quindici anni ottenne un impiego in una fabbrica tessile locale.

Entrò in un gruppo dell'Azione cattolica e partecipò a tutte le attività della parrocchia, dedicandosi soprattutto all'insegnamento del catechismo e alle visite ai malati. Fu anche intensamente impegnata a promuovere le vocazioni per il seminario locale e le missioni estere. Riceveva la comunione tutti i giorni, mostrando segni di devozione non comuni, alzandosi ogni mattina alle quattro per pregare e partecipare alla Messa prima di iniziare a lavorare. Avrebbe voluto diventare religiosa per potere operare in una missione all'estero, ma dovette continuare a dedicarsi al sostentamento della famiglia. Divenne membro del Terz'ordine francescano e dei Figli di Maria. Le sue colleghe di lavoro apprezzavano molto la sua coscienziosità, il suo carattere amichevole verso tutti, caratterizzato da una certa riservatezza e la sua profonda fede religiosa.

Pierina andò in pellegrinaggio a Roma nel 1947 per assistere alla canonizzazione di S. Maria Goretti (6 lug.) e rimase profondamente impressionata dall'esempio di questa giovane morta per difendere la propria purezza, dicendo varie volte di sperare una fine simile. Entrò a fare parte della "crociata locale per la purezza" e compose una preghiera per la castità dei suoi membri, che recita tra l'altro: «Possa io non dare mai spazio alle attrazioni del mondo o dcl piacere; possa io non concedermi nemmeno il più piccolo compromesso con il peccato nell'abbigliamento, nel parlare, nelle letture, negli sguardi o nel divertimento [...]. Rendimi piccolo apostolo per tutte le ragazze deviate dal mondo.

E se avrò mai la sventura di cadere, possa la tua mano immacolata sollevarmi il più presto possibile, o Gesù, e farmi ritrovare l'intimità del tuo cuore [...]. Se mi chiami al matrimonio, aiutami a portare fino all'altare la mia innocenza battesimale. Provoca tra le giovani dell'Azione cattolica molte sante vocazioni religiose».

Il 4 aprile 1957, nel primo pomeriggio, Pierina stava recandosi a casa per una stradina solitaria quando fu accostata bruscamente da un giovane ventunenne: al rifiuto delle sue profferte seguì un tentativo di violenza; Pierina lottò strenuamente e colpita ripetutamente con una pietra cadde in corna, morendo due giorni dopo in ospedale senza avere ripreso conoscenza.

Pare che l'uomo l'avesse infastidita per circa un anno e che l'aggressione fosse stata il risultato di una scommessa con gli amici; arrestato, confessò. È interessante notare che il medico dell'ospedale che provò a salvare la vita di Pierina, sentiti i particolari sul delitto, esclamò: «Qui abbiamo una nuova Maria Goretti!».

Questa idea si diffuse rapidamente e una vasta folla partecipò al suo funerale, il 9 aprile. La sua tomba si trasformò rapidamente in luogo di pellegrinaggio, soprattutto per i seminaristi e i membri dell'Azione cattolica; la sua prima biografia fu pubblicata nel 1960. Nel 1983 le sue spoglie furono trasferite in un reliquiario di marmo nella chiesa parrocchiale e nel 1987 venne beatificata. È importante non vedere la sua morte come disgiunta dal resto della sua vita, perché di quest'ultima, vissuta coerentemente da cristiana, essa fu una logica, seppur estrema, conseguenza.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Fiobbio di Albino vicino a Bergamo, beata Pierina Morosini, vergine e martire, che, a ventisei anni, mentre faceva ritorno a casa dalla fabbrica in cui lavorava, morì ferita a morte al capo nel tentativo di difendere dall’aggressione di un giovane la propria verginità consacrata a Dio.