Lettera alla Diocesi su Rolando Rivi
Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla
Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara sono una ragazza disabile, dalla nascita. Sono devota a Maria Regina della Famiglia apparsa nel maggio 1944 a Ghiaie di Bonate (Bg) ad Adelaide Roncalli a soli sette anni. Scopo mantenere viva la Memoria. Sono devota al GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE
Lettera alla Diocesi su Rolando Rivi
Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla
Comunicato stampa per il riconoscimento del martirio di Rolando Rivi
Reggio Emila, 28 marzo 2013
Il vescovo Massimo Camisasca ha appreso con gioia la notizia che il Santo Padre
Francesco ha autorizzato la pubblicazione del decreto per il martirio di Rolando Rivi,
seminarista nella nostra casa di formazione a Marola dal 1942 fino alla morte, quando
è stato ucciso in odio alla fede.
“Possa la nostra Chiesa in questo Anno della fede ritrovare, anche per l’intercessione dei suoi santi e dei suoi martiri, la gioia e la baldanza della propria fede. Sappia
comunicarla con passione agli uomini e alle donne che non conoscono Cristo. Sappia
essere sempre strumento di riconciliazione con Dio e fra gli uomini.
Chiediamo a Rolando Rivi, presto beato, di ottenere la grazia di tante vocazioni per la nostra Chiesa”.
✝ Massimo Camisasca FSCB
Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla
Domenica 16 dicembre 2012, monsignor Massimo Camisasca ha fatto il suo ingresso in Diocesi come Vescovo di Reggio Emilia - Guastalla
Sabato 29 settembre 2012, il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla il Rev.do Mons. Massimo Camisasca, F.S.C.B., Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.
Orémus pro antístite nostro Máximo.
Stet et pascat in fortitúdine tua, Dómine,
in sublimitáte nóminis tui.
Preghiamo per il nostro vescovo Massimo.
Viva e governi con la tua fortezza, o Signore,
e per la grandezza del tuo nome.
Lettera di saluto del Vescovo eletto
Vincenzo Livatino Padre del giudice ucciso dalla mafia, era uno degli avvocati più noti dell'Agrigentino Era il padre di Rosario Livatino, assassinato in un agguato mafioso nel settembre del 1990. Vincenzo Livatino, dopo la morte del figlio, si è impegnato nel sociale partecipando a numerose iniziative sulla legalità. In questi ultimi anni, nonostante gli acciacchi, ha seguito la causa di beatificazione del figlio avviata dall'arcivescovo emerito di A g r i g e n t o C a r m e l o Ferraro. A Canicattì Vincenzo Livatino era conosciuto non soltanto per le sue battaglie in memoria del figlio, ma anche per quelle in tribunale. Per oltre quarant'anni è stato tra gli avvocati più rinomati dell'Agrigentino. Il giorno del suo funerale, celebrato nella chiesa di San Domenico a Canicattì, c'erano centinaia di persone a rendergli omaggio. La salma, come sua ultima volontà, è stata tumulata accanto a quella della moglie Rosalia Corbo e del figlio Rosario. Se n'è andato oggi, 5 maggio, a 93 anni.
Addolorati lo annunciano i nipoti e Carmen.
Il funerale avrà luogo Lunedi 6 Aprile alle ore 11,00 nella chiesa di S. Agostino dove verrà celebrata la S. Messa.
Indi, si proseguirà per il cimitero Monumentale.
Il giorno 5 Aprile alle ore 15,30 il feretro sarà trasferito nella chiesa di S. Agostino.
Si ringraziano anticipatamente quanti parteciperanno alla mesta cerimonia.
Il 12 maggio 2008, moriva Irena Sendler.
Possa la fortuna essere tua
e possano le tue gioie non avere mai
fine.
Possa la strada venirti incontro,
il vento essere
sempre alle tue spalle
il sole riscaldarti il viso
e la
pioggia cadere dolcemente sui tuoi campi
e fino a quando ci
rincontreremo
possa Dio tenerti nel palmo della sua mano.
Possano le
gocce di pioggia cadere dolcemente sulla tua fronte
i dolci
venti rinfrescarti l’animo
il sole illuminare il tuo cuore
i
pesi della giornata essere leggeri su di te
e possa Dio
circondarti con il mantello del suo amore.
Ci sia sempre
lavoro da fare per le tue mani
possa il tuo borsellino contenere
sempre una o due monete
il sole risplendere sempre sul vetro
della tua finestra
un arcobaleno seguire sempre ogni pioggia
la
mano di un amico essere sempre vicino a te
possa Dio colmarti il
cuore di gioia per rallegrarti.
Possa tu sempre avere…
un
raggio di sole per riscaldarti
buona fortuna per deliziarti
un
angelo protettore
così che niente ti possa far male
riso
per rallegrarti
ed amici fedeli accanto a te
ed, ogni volta
che pregherai,
possa il cielo ascoltarti.
Possa essere tua memoria sempre una benedizione per tutti noi.
È morta venerdì notte, dopo una lunga malattia, Rosalia Corbo, l'anziana madre del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre del ' 90. Soffriva da tempo di insufficienza renale, per questo era in dialisi, aveva 78 anni Dopo l'assassinio del figlio, la donna era diventata uno dei simboli del movimento antimafia, i Livatino avevano incontrato anche il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giovanni Paolo II, che avevano lodato l'impegno civile della donna e dell'anziano marito, Vincenzo. Per una singolare coincidenza, la donna è morta poche ore dopo la trasmissione "Miracoli", di Rete 4, che proprio sabato sera aveva parlato a lungo della storia del magistrato e di un presunto miracolo che gli viene attribuito. Già da qualche anno, la curia di Agrigento ha iniziato l'istruttoria per avviare il processo di beatificazione del giudice assassinato dalla mafia.
Il 21 Settembre 1990 veniva barbaramente assassinato dalla mafia Rosario Livatino, il Giudice Rosario Angelo, per il suo alto senso del dovere e del ruolo che ricopriva quale funzionario dello Stato! Ho visto per la prima volta Rosario Livatino mentre ero in campagna con mio padre, a Serra Vicie’, contrada a pochi passi dal centro abitato di Campobello di Licata (AG), nel terreno di nostra proprietà. Lui, quasi giovinetto, accompagnava il padre Vincenzo, che aveva l’abitudine di tanto in tanto di ispezionare il fondo agricolo percorrendo a piedi il confine, la finalità, per constatarne l’integrità del bene della moglie! Avevamo il terreno a confinare anche se lo avevano dato a terraggio ad un certo Caizza; quel giorno si fermò una Fiat 1100 bianca (almeno così ricordo) nella parte carrabile della stradella in battuto e scesero entrambi, l’avvocato Livatino e il figlio Rosario, che forse fu coinvolto a prendere consapevolezza delle proprietà di famiglia. Ci salutarono educatamente procedendo nel loro intento. Appena allontanati, mio padre mi disse chi erano e qui le spiegazioni, integrate con le mie attuali conoscenze! L’avv. Vincenzo Livatino padre di Rosario aveva sposato Rosalia, figlia di Maria Bella di Campobello e del colonnello dott. Angelo Corbo oriundo di Canicattì, nel periodo Direttore del Banco di Credito Canicattinese di Campobello. Marietta Bella, come veniva appellata, nonna del Giudice Rosario, era appartenente alla nota famiglia benestante locale dei Bella, figlia del Cav. Vincenzo Bella (1962-1955) podestà di Campobello (1927-1932) e di Sillitti Carmela, che aveva portato in dote cospicue proprietà terriere del nostro territorio, specie in contrada Serravincenzo, che per la loro estensione furono attraversate negli anni ’70 del Novecento dalla variante esterna della SS.123. Abitavano in Via Dante n. 7, vicino la Chiesa Madre, con l’appartamento prospiciente sulla Via Umberto e sotto quella casa c’era una specie di stanza, che era più una grotta che una stanza e lì vi abitava la “sciampuliddra”, per gentile concessione della signora Bella che in grazia di questa locazione Le faceva da governante (nota del sig. Renato Cammarata). Sembra che il Colonnello Corbo nella sua qualità di Direttore di Banca abitasse anche nello stesso piano dell’istituto di credito, accanto alla Tabaccheria di don Angelo Gallo, ereditata dal nipote Angelo Capizzi, recentemente scomparso, attività poi trasferita nei pressi del Comune, dov’è tuttora. Ciò, fino alla richiamata alle armi del dott. Angelo. Difatti, da una nota del 23 Febbraio 1940 (XVIII) di P. Di Prima, Direttore della Società Banco Di Credito Canicattinese, con sede a Canicattì, indirizzata alla filiale di Campobello e al sig. Sebastiano Bella, azionista della Società, si evince l’invito alla sostituzione temporanea per la chiamata alle armi del dott. Corbo con il cassiere dell’istituto avv. Giovanni Ciotta (1909-1969).
Dunque, la figlia Rosalia Corbo madre del Giudice Rosario, come da atto di battesimo n. 24 del 1926 presso l’Archivio della parrocchia San Giovanni Battista di Campobello, nacque a Campobello di Licata il 16 Maggio 1925 e fu battezzata in chiesa dal sacerdote Salvatore Lo Vasco giorno 23 Marzo 1926, essendo padrino il nonno don Vincenzo Bella (1862 -1955) figlio di Stefano (1829-1907) e Sillitti Maria, quest’ultimo figlio di don Giuseppe Bella (1795-1831) e La Lomia Rosaria (1808-1848) andata in sposa a soli 13 anni il 16 Febbraio 1822 (da una nota del compianto Ugo Bella). Ritornando, dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza di Rosalia non sappiamo quasi nulla ma benissimo possiamo immaginare l’ambiente agiato della sua famiglia d’origine, l’istruzione collegiale e la formazione sotto sani principi morali e cristiani che connoteranno tutta la sua vita e che trasferirà nell’educazione al figlio Rosario. Contrasse matrimonio all’età di 25 anni, il 13 Ottobre 1951, appunto con Livatino dott. Vincenzo dell’avv. Rosario che fu sindaco di Canicattì (1920-1922) e il rito nuziale fu celebrato nella casa del Sig. Palumbo Pietro, Via Palestro n. 4, a Canicattì, alle ore 9,30; l’anno successivo il 3 Ottobre 1952 la signora diede alla luce il nostro nuovo Beato Rosario Angelo al quale com’è evidente gli furono imposti i nomi dei nonni, paterno e materno, il battesimo fu celebrato il 7 Dicembre successivo nella Chiesa Madre di Canicattì dall’arciprete mons. Vincenzo Restivo, mentre padrini furono la zia Alfonsa Livatino sorella del papà di Rosario e Angelo Corbo, papà di Rosalia. Il bambino crebbe alla luce degli insegnamenti familiari dove la formazione cristiana ebbe un ruolo importante specie dalla figura materna che, come da molteplici testimonianze e di vivi ricordi, spesso andava a trovare mamma Marietta con il figlio Rosario, arrivava da Canicattì col pullman facente capolinea davanti il sagrato della Matrice a due passi dall’abitazione degli anziani genitori che per una forma di schizofrenia della madre erano costretti a convivere in stanze e appartamenti separati, ciò per la fobia ripetuta della donna di sequestrare il marito, forse dovuta a gelosia, da ciò il detto locale “ncucciasti Cuorbu!”, riferito alla riuscita dell’intento. Ma nonostante tutto l’anziana e aristocratica signora era affabile e manteneva rapporti di buon vicinato. Per la profonda devozione campobellese verso la Madonna dell’Aiuto non è artificioso immaginare il sostare di Rosalia all’altare della Vergine, appena il tempo di una preghiera, specie nel giorno di solennità, magari tenendo per mano il figlio Rosario e soffermandosi a scambiare due parole con l’anziano arciprete Cascio Bosco o qualche amica e conoscente. Spesso Rosario, inventandosi mille modi ludici, rimaneva a giocare da solo nella piazzetta della Vasca, allora piazza Ciano ed ora Aldo Moro, anche se frequentata da molti bambini suoi coetanei. Ed ancora, molti ricordano la sua figura adulta e smilza, impeccabile nell’abbigliamento, ma profondamente addolorata e composta alle esequie della nonna Marietta, mentre in silenzio procedeva il corteo funebre. Questo, il mio modesto contributo alla riscoperta delle radici di Rosario Angelo Livatino, Beato della Chiesa Cattolica, che in parte è figlio della comunità campobellese. Il resto della vita di mamma Rosalia, come affettuosamente viene ricordata, la conosciamo, specie per l’atroce dolore sopportato con quanta dignità per la morte del figlio unigenito, forse mitigato dall’incontro del Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento che nel 1993 gli aveva preannunciato le virtù eroiche e cristiane di Rosario con l’avvio del processo canonico, oggi concluso positivamente, perciò accolto con entusiasmo dalla Chiesa universale e con grande gioia da quella agrigentina che esulta, non a caso nella ricorrenza dell’anatema contro la mafia lanciato dal Pontefice Wojtyla a Piano San Gregorio. Ringrazio Piera Accascio per avermi sollecitato questo contributo che sarà accolto nelle pagine del Bollettino Voce Nostra dell’Unità Pastorale Parrocchiale “Maria Madre della Chiesa” di Campobello di Licata, dove sono state effettuate le ricerche d’archivio coadiuvato dall’amica Piera.
Nel 1994, Gajowniczek visitò la Chiesa cattolica di St. Maximilian Kolbe a Houston, texas, dove disse al suo traduttore Cappellano Thaddeus Horbowy che "Finché ... ha respiro nei polmoni, avrebbe chiamato il suo dovere di raccontare alla gente l'eroico atto d'amore di Massimilliano Maria Kolbe.