Il 21 Settembre 1990 veniva barbaramente assassinato dalla mafia Rosario Livatino, il Giudice Rosario Angelo, per il suo alto senso del dovere e del ruolo che ricopriva quale funzionario dello Stato! Ho visto per la prima volta Rosario Livatino mentre ero in campagna con mio padre, a Serra Vicie’, contrada a pochi passi dal centro abitato di Campobello di Licata (AG), nel terreno di nostra proprietà. Lui, quasi giovinetto, accompagnava il padre Vincenzo, che aveva l’abitudine di tanto in tanto di ispezionare il fondo agricolo percorrendo a piedi il confine, la finalità, per constatarne l’integrità del bene della moglie! Avevamo il terreno a confinare anche se lo avevano dato a terraggio ad un certo Caizza; quel giorno si fermò una Fiat 1100 bianca (almeno così ricordo) nella parte carrabile della stradella in battuto e scesero entrambi, l’avvocato Livatino e il figlio Rosario, che forse fu coinvolto a prendere consapevolezza delle proprietà di famiglia. Ci salutarono educatamente procedendo nel loro intento. Appena allontanati, mio padre mi disse chi erano e qui le spiegazioni, integrate con le mie attuali conoscenze! L’avv. Vincenzo Livatino padre di Rosario aveva sposato Rosalia, figlia di Maria Bella di Campobello e del colonnello dott. Angelo Corbo oriundo di Canicattì, nel periodo Direttore del Banco di Credito Canicattinese di Campobello. Marietta Bella, come veniva appellata, nonna del Giudice Rosario, era appartenente alla nota famiglia benestante locale dei Bella, figlia del Cav. Vincenzo Bella (1962-1955) podestà di Campobello (1927-1932) e di Sillitti Carmela, che aveva portato in dote cospicue proprietà terriere del nostro territorio, specie in contrada Serravincenzo, che per la loro estensione furono attraversate negli anni ’70 del Novecento dalla variante esterna della SS.123. Abitavano in Via Dante n. 7, vicino la Chiesa Madre, con l’appartamento prospiciente sulla Via Umberto e sotto quella casa c’era una specie di stanza, che era più una grotta che una stanza e lì vi abitava la “sciampuliddra”, per gentile concessione della signora Bella che in grazia di questa locazione Le faceva da governante (nota del sig. Renato Cammarata). Sembra che il Colonnello Corbo nella sua qualità di Direttore di Banca abitasse anche nello stesso piano dell’istituto di credito, accanto alla Tabaccheria di don Angelo Gallo, ereditata dal nipote Angelo Capizzi, recentemente scomparso, attività poi trasferita nei pressi del Comune, dov’è tuttora. Ciò, fino alla richiamata alle armi del dott. Angelo. Difatti, da una nota del 23 Febbraio 1940 (XVIII) di P. Di Prima, Direttore della Società Banco Di Credito Canicattinese, con sede a Canicattì, indirizzata alla filiale di Campobello e al sig. Sebastiano Bella, azionista della Società, si evince l’invito alla sostituzione temporanea per la chiamata alle armi del dott. Corbo con il cassiere dell’istituto avv. Giovanni Ciotta (1909-1969).
Dunque, la figlia Rosalia Corbo madre del Giudice Rosario, come da atto di battesimo n. 24 del 1926 presso l’Archivio della parrocchia San Giovanni Battista di Campobello, nacque a Campobello di Licata il 16 Maggio 1925 e fu battezzata in chiesa dal sacerdote Salvatore Lo Vasco giorno 23 Marzo 1926, essendo padrino il nonno don Vincenzo Bella (1862 -1955) figlio di Stefano (1829-1907) e Sillitti Maria, quest’ultimo figlio di don Giuseppe Bella (1795-1831) e La Lomia Rosaria (1808-1848) andata in sposa a soli 13 anni il 16 Febbraio 1822 (da una nota del compianto Ugo Bella). Ritornando, dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza di Rosalia non sappiamo quasi nulla ma benissimo possiamo immaginare l’ambiente agiato della sua famiglia d’origine, l’istruzione collegiale e la formazione sotto sani principi morali e cristiani che connoteranno tutta la sua vita e che trasferirà nell’educazione al figlio Rosario. Contrasse matrimonio all’età di 25 anni, il 13 Ottobre 1951, appunto con Livatino dott. Vincenzo dell’avv. Rosario che fu sindaco di Canicattì (1920-1922) e il rito nuziale fu celebrato nella casa del Sig. Palumbo Pietro, Via Palestro n. 4, a Canicattì, alle ore 9,30; l’anno successivo il 3 Ottobre 1952 la signora diede alla luce il nostro nuovo Beato Rosario Angelo al quale com’è evidente gli furono imposti i nomi dei nonni, paterno e materno, il battesimo fu celebrato il 7 Dicembre successivo nella Chiesa Madre di Canicattì dall’arciprete mons. Vincenzo Restivo, mentre padrini furono la zia Alfonsa Livatino sorella del papà di Rosario e Angelo Corbo, papà di Rosalia. Il bambino crebbe alla luce degli insegnamenti familiari dove la formazione cristiana ebbe un ruolo importante specie dalla figura materna che, come da molteplici testimonianze e di vivi ricordi, spesso andava a trovare mamma Marietta con il figlio Rosario, arrivava da Canicattì col pullman facente capolinea davanti il sagrato della Matrice a due passi dall’abitazione degli anziani genitori che per una forma di schizofrenia della madre erano costretti a convivere in stanze e appartamenti separati, ciò per la fobia ripetuta della donna di sequestrare il marito, forse dovuta a gelosia, da ciò il detto locale “ncucciasti Cuorbu!”, riferito alla riuscita dell’intento. Ma nonostante tutto l’anziana e aristocratica signora era affabile e manteneva rapporti di buon vicinato. Per la profonda devozione campobellese verso la Madonna dell’Aiuto non è artificioso immaginare il sostare di Rosalia all’altare della Vergine, appena il tempo di una preghiera, specie nel giorno di solennità, magari tenendo per mano il figlio Rosario e soffermandosi a scambiare due parole con l’anziano arciprete Cascio Bosco o qualche amica e conoscente. Spesso Rosario, inventandosi mille modi ludici, rimaneva a giocare da solo nella piazzetta della Vasca, allora piazza Ciano ed ora Aldo Moro, anche se frequentata da molti bambini suoi coetanei. Ed ancora, molti ricordano la sua figura adulta e smilza, impeccabile nell’abbigliamento, ma profondamente addolorata e composta alle esequie della nonna Marietta, mentre in silenzio procedeva il corteo funebre. Questo, il mio modesto contributo alla riscoperta delle radici di Rosario Angelo Livatino, Beato della Chiesa Cattolica, che in parte è figlio della comunità campobellese. Il resto della vita di mamma Rosalia, come affettuosamente viene ricordata, la conosciamo, specie per l’atroce dolore sopportato con quanta dignità per la morte del figlio unigenito, forse mitigato dall’incontro del Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento che nel 1993 gli aveva preannunciato le virtù eroiche e cristiane di Rosario con l’avvio del processo canonico, oggi concluso positivamente, perciò accolto con entusiasmo dalla Chiesa universale e con grande gioia da quella agrigentina che esulta, non a caso nella ricorrenza dell’anatema contro la mafia lanciato dal Pontefice Wojtyla a Piano San Gregorio. Ringrazio Piera Accascio per avermi sollecitato questo contributo che sarà accolto nelle pagine del Bollettino Voce Nostra dell’Unità Pastorale Parrocchiale “Maria Madre della Chiesa” di Campobello di Licata, dove sono state effettuate le ricerche d’archivio coadiuvato dall’amica Piera.
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