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04 ottobre, 1987

Estratto della Beatificazione di Antonietta Mesina

     Estratto della Beatificazione di Antonietta Mesina

«E rallegratevi con me anche voi della diocesi di Nuoro, voi cittadini di Orgosolo e dell'intera Sardegna, per la giovane Antonia Mesina, che oggi proclamiamo beata. Il suo martirio è anzitutto il punto di arrivo di una dedizione umile e gioiosa alla vita della sua numerosa famiglia: è stato il suo sì costante al servizio nascosto in casa che l'ha preparata ad un sì totale. [...] Il fascio di legna raccolto per fare il pane nel forno di casa, quel giorno di maggio del 1935, rimane sui monti accanto al suo corpo straziato da decine e decine di colpi di pietra. Quel giorno si accende un altro fuoco e si prepara un altro pane per una famiglia molto più grande».

(Giovanni Paolo II, omelia della messa di beatificazione, 4 ottobre 1987)


Antonia Mesina è venerata come beata dalla Chiesa cattolica, che ne celebra la memoria liturgica il 17 maggio. Come Maria Goretti, Antonia Mesina, laica socia di Azione Cattolica, venne uccisa mentre si opponeva a un tentativo di violenza sessuale; per questo la Chiesa riconosce in lei una "martire della purezza".

Armida Barelli, che aveva conosciuto Antonia Mesina durante una visita a Orgosolo, il 5 ottobre 1935 informò il papa Pio XI della vicenda, presentando la giovane con queste parole: "Ci permettiamo di presentare il primo fiore della Gioventù Femminile di Azione Cattolica Italiana, il primo figlio reciso dal martirio, la sedicenne Antonia Mesina di Orgosolo, educata alla scuola di Maria Goretti"[3].

Il 22 settembre 1978 papa Giovanni Paolo I diede avvio al processo di canonizzazione. Antonia Mesina, insieme a Pierina Morosini e Marcel Callo, venne beatificata il 4 ottobre 1987 da Giovanni Paolo II.

Le spoglie mortali della beata sono esposte alla venerazione dei fedeli nella cripta della moderna parrocchiale di Orgosolo, nel centro del paese, poco lontano dalla casa natale.

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