A diciassette secoli della morte eroica di S. Alessandro giovane e martire, patrono della città e della diocesi di Bergamo e nel solco tracciato dalla sua fede intrepida, il sangue di una nuova giovane, Pierina Morosini, torna a fecondare la Chiesa bergamasca.
Cresciuta tra gente piena di fede e di laboriosità, educata in una famiglia profondamente religiosa e in una comunità fedelmente ancorata ai valori della tradizione cristiana, Pierina con il sacrificio della vita ridona alla sua diocesi il bene ricevuto e ne assicura le grazie per una nuova primavera di generosità e di dedizione a Dio e ai fratelli.
La promulgazione del decreto di martirio il 3 luglio scorso e la sua beatificazione sono un grande dono del Signore che arricchisce la storia della Chiesa di Bergamo in particolare, ma anche quella di tutta la Chiesa di una nuova e stupenda pagina di vita cristiana.
Invocata da più parti, l’esaltazione di Pierina Morosini è certamente provvidenziale. La sua figura attira per l’attualità del messaggio. In un contesto sociale dominato dalla perdita del senso del peccato e dalla mancanza e alle volte dal disprezzo per le virtù cristiane, con il suo sacrificio firmato col sangue, la nuova martire rappresenta un richiamo significativo ed efficace a questi ideali, richiamo valevole per tutti, ma specialmente per le giovani generazioni.
Ai giovani d’oggi, così tentati e fragili, Pierina Morosini dice che l’autentico valore della vita è Dio e vera liberazione è l’osservanza della sua legge. Insegna loro a non aver paura della croce, ma ad accettarla come dono di Dio, perché solo con la croce, accolta per amore del Signore, è possibile riscattare se stessi, gli altri e il mondo intero. Non solo. Con il gesto eroico di morire per Cristo, Pierina Morosini rivela la vera forza dell’amore, fa brillare un segno di grandezza e di speranza dentro una cultura fortemente segnata dal permissivismo e dal degrado dei valori morali; ridona freschezza alle virtù sempre attuali della fedeltà, della purezza e del dominio di se stessi.
In lei l’amore di Cristo ha vinto la morte. Lo stesso amore può trionfare oggi sulle difficoltà, sulle tentazioni, sulle sofferenze che il cristiano incontra nel compimento dei doveri del proprio stato e delle esigenze della propria vocazione.
L‘attualità di Pierina Morosini si manifesta in modo particolare nella strenua difesa della virtù della castità e del dono della verginità. Piuttosto che fare il peccato e cedere alle richieste di chi voleva attentare alla sua dignità di donna cristiana Pierina Morosini, a 26 anni, sceglie la morte.
Dopo 30 anni da questo avvenimento, nella mentalità e nel costume sono avvenute profonde e rapide trasformazioni, ma la coscienza generale pare abbia fatto solo pochi passi nel rispetto autentico del sesso e in particolare nella vera promozione della donna, della sua dignità e della sua libertà.
Per questo il messaggio che scaturisce dal martirio di Pierina Morosini, nonostante la facile derisione di chi credendo di essersi liberato dai tabù del passato, si mantiene invece dentro una mentalità di egoismo e di violenza, vede oggi esaltata la sua attualità.
Il gesto di Pierina Morosini riporta infatti in primo piano la dignità della persona umana, i valori, le idee e le convinzioni che ne costituiscono il suo patrimonio; e allo stesso tempo obbliga anche a ripensare gli itinerari di educazione e in modo speciale a riconsiderare il ruolo dell’antica saggezza cristiana che sapeva formare personalità forti e coraggiose attraverso la proposta di «mortificazioni» intese come gesti di liberazione e di lealtà con se stessi e sapeva offrire una visione della donna rispettata nel suo valore personale.
Queste rapide considerazioni sulla castità e verginità di Pierina Morosini non esauriscono il messaggio che scaturisce dalla sua personalità robusta e affascinante. Anzi il significato della sua beatificazione non è da ricercare solo nell‘attualità e nella facile accettazione del suo messaggio da parte dell‘opinione pubblica che vede in lei una donna, una lavoratrice, una testimone della verginità fino al martirio.
La Chiesa nella sua saggezza ha sempre voluto che il discorso della validità di un messaggio si fondasse sulla esemplarità della vita cristiana di chi l‘annuncia.
Qual è dunque il messaggio caratteristico e perenne di Pierina Morosini, messaggio non affidato a parole, ma alla sua vita stessa? Pierina Morosini, infatti, giovane e con una istruzione soltanto elementare non ha lasciato — eccetto alcuni appunti — diari o scritti personali.
Io penso che esso si trovi nella sua santità straordinaria sì, ma «popolare»: cioè in una santità veramente straordinaria, valida per tutto il «popolo di Dio». Pierina Morosini di questa santità è un esempio meraviglioso, particolarmente richiesto oggi, quando di vocazione alla santità di tutti i membri del popolo di Dio si parla così chiaramente nel Concilio Vaticano II e quando bisogna presentare testimoni che siano santi non solo nel quotidiano, ma anche nel «quotidiano popolare».
La santità infatti non è prerogativa di qualche categoria soltanto o un lusso riservato a pochi che hanno doni mistici o che sentono di avere un coraggio eroico; la santità è un dono che Dio offre a tutti e che fiorisce in tutti gli strati sociali e nasce nelle più impensate situazioni.
Oggi la Chiesa ha bisogno di santi, perché i santi sono i riformatori autentici e più fecondi. Ha bisogno di santi di santità speciale come gli anacoreti, i grandi mistici, i grandi fondatori. Ma ha ancora un bisogno più grande di santi per santità «straordinaria popolare», quella che si esprime in comportamenti comuni al popolo e al ceto di appartenenza e non richiede grandi carismi e opere eccezionali.
Anzi in questo tempo in cui moltissime persone sentono il vuoto di una società che sta smarrendo le evidenze etiche fondamentali, c’è particolare urgenza di santi «popolari», di uomini e donne forti, profondamente radicati nella fede cristiana e capaci di attualizzare nel «quotidiano popolare» il Vangelo di salvezza. Pierina Morosini è tra questi. E lo è in modo particolarmente esemplare, perché, appartenente alla categoria sociale del popolo più umile, ha saputo vivere eroicamente nella sua famiglia, nella Chiesa e nel lavoro il messaggio cristiano che fa di tutti i credenti il popolo di Dio.
In questo anno mariano e in armonia con il Sinodo dei Vescovi sulla «Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a vent’anni dal Concilio Vaticano II», la testimonianza di Pierina Morosini alimenti in tutto il popolo di Dio un incessante desiderio di santità; richiami a tutti che la santità comporta «un modo nuovo di vivere che a partire da una profonda intimità con Dio penetri in tutte le situazioni umane, in tutti gli stili di vita, in tutti gli impegni, in tutti i rapporti con le cose, con gli uomini, con Dio» (Giovanni Paolo II 19 giugno 1986).
E a tutti ricordi — per non cadere in un attivismo arido e improduttivo — che è Dio che santifica: è lui che «apre gli occhi del peccatore, che dà la forza della conversione, che sostituisce all‘errore, all‘ingiustizia, all’odio e alla violenza — grazie all‘azione degli uomini che ha santificati e grazie anche all‘esempio e al messaggio di Pierina Morosini — la verità, la libertà, la speranza, la pace e l’amore fraterno».
[scritto di Mons. Giulio Oggioni, vescovo di Bergamo, pubblicato su «L’Osservatore Romano», 4 ottobre 1987]
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