Carissimi fratelli e sorelle,
è una grande gioia celebrare la santa Pasqua con voi in questa splendida e rinnovata Concattedrale. Essere oggi assieme in questo luogo, ricostruito e riaperto dopo il terribile sisma del 2012, è già un segno eloquente che ci introduce al significato della Resurrezione: la rinascita, la vittoria sui sepolcri delle nostre fragilità, delle nostre ferite, dei nostri peccati, il risollevarsi dalle macerie.
Tutta la liturgia oggi è circonfusa di luce, meraviglia, potenza, canto, vita. Realmente il cielo ha invaso la terra, la luce ha dissolto ogni tenebra, Dio si è inscindibilmente legato all’uomo e l’ha portato con sé nella vita eterna, scardinando con il suo amore le porte dell’inferno.
Ora è il tempo del giubilo. Ora si è compiuto il lieto annuncio, la buona novella che l’angelo ha portato a Maria: Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te (Lc 1,28). Ora quella gioia annunciata nella casa di Nazaret è realizzata e manifesta. Questo giorno ci annuncia che le promesse di Dio sono irrevocabili. L’alleanza tra Dio e l’uomo è stata sigillata in un nuovo patto inscindibile. Oggi la morte, il nemico invincibile, ha subito la sconfitta definitiva.
Cari fratelli e sorelle, la resurrezione è un evento che non smetterà mai di stupirci, un evento in cui non termineremo mai di immergerci, un evento che sempre ci sovrasterà. Lasciamoci guidare dal vangelo appena ascoltato per comprendere un raggio di questa infinita luce. Cosa ci indica san Giovanni in questo breve racconto? Quale accento, quale prospettiva ci suggerisce per contemplare il mistero della Resurrezione?
L’evangelista introduce l’evento della resurrezione con queste parole: il primo giorno della settimana (Gv 20,1). Questa collocazione temporale è fondamentale. Appare infatti anche negli altri tre vangeli (cfr. Mt 28,1;Mc 16,2; Lc 23,56). Quale significato assume? Perché tutti i racconti della resurrezione ne fanno cenno? Evidentemente si trova qui un’indicazione importante. San Giovanni ci dice inoltre che era mattino presto, quando il cielo è ancora buio (cfr. Gv 20,1). C’è qualcosa che si sta preparando all’alba del primo giorno. Una luce sta per nascere. Una luce da tanto tempo attesa eppure nuova.
Siamo così rimandati a un altro momento saliente della storia dell’uomo. Quando nel primo giorno era ancora tutto buio e ricoperto dalle tenebre. Quando la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1,2). Fu proprio nel primo giorno che Dio creò con la sua parola la luce e la separò dalle tenebre (cfr. Gen 1,3-4).
Scopriamo così che l’evento della resurrezione è stato a lungo predisposto. Si pone oggi il compimento di un disegno che Dio ha desiderato dall’inizio dei tempi. Oggi le figure cedono il posto alle realtà. Il primo giorno della creazione ci introduce nel primo e ultimo giorno definitivo, quello della resurrezione, della nuova creazione, della creazione restaurata, redenta e glorificata. La luce dell’universo creata nel primo giorno richiama la manifestazione dello splendore di Cristo risorto, l’instaurazione nel mondo della luce di Dio. Io sono la luce del mondo aveva detto Gesù (Gv 8,12). Ecco il sole che non conosce tramonto, il sole invincibile, il sole di fronte al quale ogni male si dilegua.
Quindi la resurrezione inaugura una nuova creazione, un nuovo ordine. Un nuovo Adamo è generato dalle mani del creatore. In Cristo si compiono tutte le promesse della storia della salvezza: il tempio definitivo è stabilito tra gli uomini; un nuovo popolo prende vita: oggi «mirabilmente nasce e si edifica la Chiesa», recita la preghiera sulle offerte (Preghiera sulle offerte della domenica di Pasqua). Nella resurrezione di Cristo, le tenebre sono definitivamente separate dalla luce (cfr. Gen 1,4). Dio ha distrutto il giogo di Satana, l’uomo è ricostituito nel suo rapporto confidente con il Signore.
Come siamo resi partecipi di questa nuova creazione? Ce lo suggerisce san Paolo nella seconda lettura: attraverso il battesimo (cfr. Col 3,1-4). Nel battesimo siamo stati definitivamente incorporati a Cristo, siamo morti e risorti con lui. La nostra vita già partecipa della vittoria sulla morte e sul peccato, della luce del Risorto. Certo, rimane ancora il tempo della lotta terrena, il tempo perché la vittoria di Cristo si estenda ai nostri cuori, il tempo che ci divide dalla manifestazione definitiva di Gesù. Tuttavia la vittoria di Dio sul male è già stata sancita.
Non lasciamo perciò che la paura e la sfiducia guidino i nostri giorni. Fissiamo lo sguardo sulle cose di lassù (Col 3,1), sulla luce che nel silenzio di quel mattino ha smosso il macigno del sepolcro. Lasciamo che i raggi luminosi di quell’aurora scaldino i nostri cuori. Lasciamo che il seme piantato nel profondo del nostro essere il giorno del battesimo cresca e porti il frutto di santità e felicità che Dio ci ha promesso. Nutriamoci continuamente dei sacramenti, della preghiera, della comunione fraterna. È questa la fonte della vera letizia, della vera gioia e della baldanza che caratterizzano questa festa.
Infine, affidiamo la nostra speranza alla Madonna. Oggi si ricorda santa Bernadette Soubirous, una figura che nella sua semplicità ci rimanda all’abbandono tenero e filiale alla Madre. Se i nostri occhi e il nostro animo possono subire il peso delle fatiche, dei dolori e dell’insicurezza, quelli di Maria non si staccano mai dalla gloria di suo Figlio risorto. Chiediamo dunque a lei di introdurci continuamente nella nuova creazione che Cristo ha inaugurato per noi.
Un saluto particolare a tutti coloro che non hanno potuto partecipare a questo momento. Portate la mia benedizione e il mio augurio a quanti sono costretti a casa a causa della malattia e della solitudine.
Buona Pasqua!
✝ Massimo Camisasca FSCB
Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla
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