Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara sono una ragazza disabile, dalla nascita. Sono devota a Maria Regina della Famiglia apparsa nel maggio 1944 a Ghiaie di Bonate (Bg) ad Adelaide Roncalli a soli sette anni. Scopo mantenere viva la Memoria.
Sono devota al GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE
Testimonianze dei compagni di seminario di Rolando Maria Rivi
Beatificazione: 23 maggio 1988, Vercelli, papa Giovanni Paolo II
Secondo Pollo Sacerdote nacque a Caresanablot (Vercelli) nel 1908, educato in una famiglia profondamente religiosa, Secondo maturò ancora giovanissimo la sua vocazione religiosa. A undici anni entrò nel seminario minore dell'istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Vercelli, dove iniziò gli studi che in seguito completò nel Seminario Lombardo di Roma, conseguendo la laurea in Filosofia e in Teologia. Ordinato sacerdote nel 1931, fu professore e direttore spirituale nel Seminario Minore di Vercelli, dove svolse anche una intensa attività pastorale accanto ai giovani. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale don Secondo fu nominato tenente cappellano del III Battaglione degli Alpini e inviato nel Montenegro, a Cervice, dove il 26 dicembre 1941 morì colpito da un proiettile, mentre soccorreva un ferito. 1.a sua testimonianza di totale dedizione al prossimo, sia nella pastorale ordinaria che sul fronte, dove fu padre e confidente di tanti giovani impegnati nelle operazioni militari, hanno alimentato la sua fama di santità, ufficialmente riconosciuta con la proclamazione della sua beatificazione, solennemente celebrata da Giovanni Paolo II il 24 maggio 1998, a Vercelli.
MARTIROLOGIO ROMANO. In località Dragali in Montenegro, beato Secondo Pollo, sacerdote di Vercelli, che, cappellano militare durante la seconda guerra mondiale, fu gravemente ferito mentre prestava soccorso ad un soldato moribondo e poco dopo, ormai esangue, rese lo spirito a Dio.
Stefano fu il primo a dare la vita e il sangue per Gesù Cristo. Ebreo di nascita, e convertito alla fede dalla predicazione di S. Pietro, mostrò subito un meraviglioso zelo per la gloria di Dio e una grande sapienza nel confutare i Giudei, che increduli disprezzavano il Nazareno.
Fu eletto dagli Apostoli primo dei sette diaconi per provvedere ai bisogni dei primi fedeli, specialmente delle vedove e degli orfani di cui la Chiesa ebbe sempre cura particolare.
E S. Stefano pieno di grazia e di fortezza, animato dallo Spirito Santo predicava con forza e confermava la predicazione coi miracoli.
Per questo si attirò l'odio dei Giudei che non potevano soffrire tanto zelo, né resistere alla sua sapienza, operatrice di numerose conversioni.
Essi vollero dapprima disputare con Stefano, ma vedendosi vinti dallo Spirito che parlava per bocca di lui, cercarono falsi testimoni per accusarlo di bestemmia contro Mosé e contro Dio. Il Signore però volle manifestare la innocenza del suo servo facendo apparire il suo volto bello come quello di un Angelo.
Dopo la lettura delle accuse, il sommo sacerdote Caifa gli disse di parlare per difendersi, ed egli fece la sua apologia, rappresentando loro la bontà e la misericordia del Signore verso il popolo ebreo, cominciando da Abramo fino a Davide.
Se da una parte mostrò i benefici che il Signore aveva concesso alla nazione dei Giudei, dall'altra ricordò pure le ingiurie fatte a Dio dai loro padri. Ma non facendo quelle parole alcuna impressione in quei cuori induriti, pieni di malizia, mutando d'un tratto tono disse: « O uomini di dura cervice e incirconcisi di cuore, voi sempre resistete allo Spirito Santo; come fecero i vostri padri, così fate anche voi». Essi all'udire queste cose fremettero nei loro cuori e digrignarono i denti contro di lui. Ma egli pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi nel cielo, esclamò: « Ecco io vedo i cieli aperti e il Figlio dell'Uomo stare alla destra di Dio ».
autore Giorgio Vasarianno 1569-1571titolo Lapidazione di Santo Stefano
Quelli, alzando grandi grida, si turaron le orecchie e tutti insieme gli si avventarono addosso e trascinatolo fuori della città si diedero a lapidarlo, deponendo le loro vesti ai piedi d'un giovane chiamato Saulo.
E lapidarono Stefano che pregava dicendo : « Signore Gesù, ricevi il mio spirito », e ad alta voce: « Signore, non imputare loro questo peccato ». Ciò detto s'addormentò nel Signore.
Santo Stefano è il protettore dei muratori infatti nell’iconografia è sempre raffigurato con il suo principale attributo: le pietre della lapidazione. Indossa quasi sempre la 'dalmatica' la veste liturgica dei diaconi. È invocato contro il mal di pietra ossia i calcoli.
PRATICA. Perdoniamo e preghiamo per chi ci offende.
PREGHIERA. Dacci, te ne preghiamo, o Signore, di imitare colui che veneriamo, onde impariamo ad amare anche i nostri nemici, poichè celebriamo la festa di colui che seppe pregare peí persecutori nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio il quale vive con te per i secoli dei secoli.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalémme il natale di santo Stéfano Protomartire, il quale fu lapidato dai Giudèi non molto dopo l'Ascensione del Signore.
LE RELIQUIE
Le reliquie di Santo Stefano furono ritrovate il 3 dicembre 415 dal sacerdote Luciano, e il luogo gli fu indicato in sogno dal rabbino Gamaliele.
Gamaliele, che provava simpatia per i cristiani, li invitò a sotterrare il corpo del martire invece che lasciarlo alle belve, come era stato indicato dagli ebrei che lo avevano ucciso. Il luogo indicato era Caphargamala, nei pressi di Gerusalemme.
Qui i resti del Santo riposarono per 400 anni finché al prete del luogo, Luciano, apparve appunto in sogno un vecchio che gli indicò dove fossero, e inoltre gli disse che accanto a quelle di Santo Stefano avrebbe trovato anche i resti di San Nicodemo suo discepolo e quelli di Sant'Abiba suo figlio.
Inizia così la diffusione delle reliquie che vennero dapprima portate a Gerusalemme il 26 dicembre 415, e già durante il viaggio cadde una pioggia che mise fine alla siccità che aveva reso aride le terre. Qui, nella chiesa di Sion, restarono fino al 14 giugno 460; e poi inviate in tutto il mondo, e razziate dai crociati nel XIII secolo. Ovunque arrivassero i resti di Santo Stefano, vi erano miracoli.
E tanti sono i luoghi in cui sembrano trovarsi: a Venezia, Costantinopoli, Napoli, Besançon, Ancona, Ravenna, e ovviamente a Roma. Qui, nel XVIII secolo si veneravano diverse reliquie di Santo Stefano; nella Basilica di San Paolo fuori le Mura sembra vi fosse il cranio, a S.Ivo alla Sapienza un braccio, l'altro a San Luigi dei Francesi. Ma con il culto delle reliquie sono nati anche tanti falsi, pare che ci fosse un terzo braccio a Santa Cecilia e il corpo intero nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura.
Oggi si apre il cielo, si squarciano le nubi e appare l'Emmanuele, Dio con noi. L'Eterno Padre l'aveva promesso, lo vaticinarono i profeti e per quattromila anni lo sospirarono i giusti. La venuta di Gesù avvenne come ci narra il Vangelo:
« Essendo uscito in quei giorni un editto di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero, anche gli Ebrei dovettero andare nella loro città di origine per dare il loro nome. Giuseppe, essendo della regale stirpe di Davide, si recò con Maria in Betlemme, sua città nativa; essi erano poveri, non trovarono chi li accogliesse e furono costretti a riparare in una capanna. Quivi Maria diede alla luce e strinse al seno il divin Figlio, l'avvolse in poveri pannolini e l'adorò ».
S. Giuseppe condivideva i sentimenti di Maria.
Il Figlio di Dio si era fatto uomo per salvare gli uomini e la sua nascita umile, povera, oscura fu illustrata da tali miracoli che bastarono a farlo conoscere da chiunque avesse il cuore retto. Ecco che un Angelo discese dal cielo ad annunziare la venuta del Redentore non ai re, non ai ricchi, nè ai grandi della terra, ma ad alcuni poveri pastori, i quali ebbero la felice sorte e la grazia di adorare per primi il Dio fatto uomo.
I pastori passavano la notte nella campagna vicino a Betlemme alla guardia dei lori greggi quando l'Angelo del Signore apparve loro dicendo: « Non temete, ecco vi reco un annunzio che sarà per tutto il popolo di grande allegrezza: oggi nella città di David è nato il Salvatore, che è Cristo, il Signore. Ed ecco il contrassegno dal quale lo riconoscerete: troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia ».
E subito si unirono all'Angelo altri Angeli che lodavano il Signore dicendo: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà ».
Quando poi gli Angeli sparirono in cielo, i pastori presero a dire fra loro: « Andiamo a Betlemme a vedere quanto è accaduto riguardo a quello che il Signore ci ha manifestato ». Andarono e trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino giacente nella mangiatoia. E vedendolo si persuasero di quanto era stato detto di quel Bambino, e se ne tornarono quindi alle loro abitazioni lodando e benedicendo Iddio per tutto quello che avevano visto.
PRATICA. Accostiamoci a Gesù Bambino coll'anima monda: oggi facciamo una buona confessione e una fervorosa comunione.
PREGHIERA. Dio, che hai rischiarato questa notte sacratissima coi fulgori di Colui che è la vera luce, deh! fa' che dopo averne conosciuto in terra la luce misteriosa ne godiamo la presenza nel cielo.
MARTIROLOGIO ROMANO. Nell'anno cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, quando nel principio Iddio creò il cielo e la terra; dal diluvio, l'anno duemilanovecentocinquantasette; dalla nascita di Àbramo, l'anno duemilaquindici; da Mosè e dalla uscita del popolo d'Israele dall'Egitto, l'anno millecinquecentodieci; dalla consacrazione del Re David, l'anno milletrentadue; nella Settimana sessantesimaquinta, secondo la profezia di Daniéle; nell'Olimpiade centesimanovantesimaquarta; l'anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; l'anno quarantesimosecondo dell'Impero di Ottaviano Augusto, stando tutto il mondo in pace, nella sesta età del mondo, Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell'eterno Padre, volendo santificare il mondo colla sua piissima venuta, concepito di Spirito Santo, e decorsi nove mesi dopo la sua concezione, in Betlémme di Giuda nacque da Maria Vergine fatto uomo. Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.
CANZONCINA A GESÙ BAMBINO
autore: Caravaggio anno 1600 titolo Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 v.) O Bambino - mio divino, io ti vedo qui tremar: o Dio beato! Ah, quanto ti costò l'avermi amato! (2 v.)
A te, che sei del mondo il Creatore, mancano panni e fuoco, o mio Signore. (2 v.) Caro eletto - pargoletto. quanto questa povertà - Più m'innamora, giacché ti fece amor povero ancora. (2 v.)
Tu lasci del tuo Padre il divin seno, per venire a penar su questo fieno. (2 v.) Dolce amore del mio cuore, dove amore ti trasportò? - O Gesù mio, perché tanto patir? Per amor mio! (2 v.)
Ma se fu tuo voler il tuo patire, perché vuoi pianger poi, perché vagire? (2 v.) mio Gesù, t'intendo sì! Ah, mio Signore! Tu piangi non per duol, ma per amore. (2 v.)
Tu piangi per vederti da me ingrato, dopo sì grande amor, sì poco amato! O diletto - del mio petto, Se già un tempo fu così, or te sol bramo Caro non pianger più, ch'io t'amo, io t'amo. (2 v.)
Tu dormi, o Gesù mio, ma intanto il cuore non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore Deh! Mio bello e puro Agnello a che pensi? Dimmi tu. O amore immenso, un dì morir per te, rispondi, io penso. (2 v.)
Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio: ed altro, fuor di te, amar poss'io? O Maria, speranza mia, se poc'amo il tuo Gesù, non ti sdegnare amalo tu per me, s'io non so amare! (2 v.)
Cari sacerdoti, anche se il tempo passa e cambiano le abitudini, perché l'epochè sono diverse, l'Amore del Signore, è sempre lo stesso d'ieri, d'oggi e lo sarà per sempre; quindi non vergognatevi d'indossare l'abito talare, perché è come se fosse l'abbraccio amorevole del Signore, poiché l'abito talare, dimostra la fedeltà a Cristo, a quel Cristo, che non si tirò indietro, per dimostrare a tutti noi, quanto ci amasse, fino a morire per noi sulla Croce.
Nella Memoria della
nascita terrena, della piccola Venerabile Antonietta Meo detta anche
Antonietta di Gesù e per Amore, e rispetto ai suoi genitori, si
lasciava chiamare anche Nennolina.
Tanti auguri di cuore a Lucia Ascione, per il suo onomastico, oggi, è SANTA LUCIA, questa santa, illumini sempre il suo cammino di vita, a Gesù ed alla Beata Vergine Maria, sia come donna, che come giornalista.
Il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria è stato proclamato ne 1854, da Papa Pio IX, ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. La proclamazione del dogma, come sempre, non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione. Già i Padri della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano fatto uso di espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. In Occidente, però, la dottrina dell’Immacolata Concezione trovò qualche resistenza in chi temeva che essa potesse indebolire la dottrina della Redenzione, che insegna che la nostra salvezza è solo frutto del sacrificio di Gesù. Nel 1830, la Vergine apparve a santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una “medaglia miracolosa” con l’immagine dell’Immacolata, cioè della “concepita senza peccato”. L’8 dicembre 1854, Pio IX proclamava Immacolata la “donna vestita di sole”. Quasi come una prodigiosa conferma della validità del dogma, quattro anni dopo ebbero luogo le apparizioni della Vergine a Bernadette Soubirous, presso la Grotta di Massabielle a Lourdes.
GIUDICE
ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE
ANCHE DELLA FEDE_Beato
Tu
sei il mio sole di Giustizia
Barbara
Versetto del Giorno
Andate
dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio
e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma
i peccatori.
Matteo
9:13
Giovedì – 2.a Avvento – IMMACOLATA CONCEZIONE B. VERGINE MARIA
Il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria è stato proclamato ne 1854, da Papa Pio IX, ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. La proclamazione del dogma, come sempre, non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione. Già i Padri della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano fatto uso di espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. In Occidente, però, la dottrina dell’Immacolata Concezione trovò qualche resistenza in chi temeva che essa potesse indebolire la dottrina della Redenzione, che insegna che la nostra salvezza è solo frutto del sacrificio di Gesù. Nel 1830, la Vergine apparve a santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una “medaglia miracolosa” con l’immagine dell’Immacolata, cioè della “concepita senza peccato”. L’8 dicembre 1854, Pio IX proclamava Immacolata la “donna vestita di sole”. Quasi come una prodigiosa conferma della validità del dogma, quattro anni dopo ebbero luogo le apparizioni della Vergine a Bernadette Soubirous, presso la Grotta di Massabielle a Lourdes.
Meditazione sul Vangelo di Lc 1,26-38
Immacolata Concezione.
La festa di oggi, collocata all’interno dell’Avvento, preparazione alla venuta del Signore, ci esorta a una maggior vicinanza ed intimità con Maria. Non c’è, infatti, momento della vita cristiana in cui possa mancare la sua presenza. È per la sua umiltà che il Figlio di Dio ha potuto incarnarsi. Presente al momento della Pentecoste, adesso intercede maternamente per noi, Regina degli Angeli e dei santi. In lei, piena di grazia, si ritrovano tutte le virtù ed è pertanto il modello più completo della nuova creatura sorta dal potere redentore di Cristo.
La celebrazione dei santi raggiunge il culmine nelle celebrazioni della beata Vergine Maria. Lei è la Madre di Dio, la piena di grazia, la sposa dello Spirito Santo, collaboratrice singolare al piano di salvezza del Redentore. Solo di Giovanni Battista e di Maria si commemora anche la nascita terrena. Di Maria si celebra oggi anche il concepimento. Se Giovanni Battista è dichiarato santo sin dal grembo di sua madre, quanto più è santa la Madre di Dio. Non ci sembrerà strano allora che la Chiesa, già molti secoli prima della solenne affermazione del dogma, l’abbia riconosciuta Immacolata, vale a dire priva per singolare grazia divina del peccato originale in previsione dei meriti di Cristo. In Lei si compie il disegno di salvezza del genere umano, preannunciato sin dalla Genesi nel cosiddetto Protovangelo (Gen 3,15). Dio non abbandona l’uomo dopo il peccato, ma mette in atto il suo piano salvifico inviando suo Figlio “a riscattarci dal peccato”. Ciò che era atteso da secoli si compie quando Dio prepara e trova in Maria la creatura perfettamente umile e docile. Ora, se la Chiesa ci propone i santi, quali modelli di perfezione nelle virtù, e quindi come esempi da imitare, quante son le perfezioni di Maria da cui prendere esempio! Maria è per noi modello di fede, di speranza, di carità, di obbedienza. È modello d’umiltà e non potrebbe essere altrimenti. Dio, infatti, respinge i superbi ed esalta gli umili. Perciò si definisce serva, cioè in totale dipendenza dal Signore, che tutto attende e riceve dal proprio Signore. Nel suo «fiat» Maria manifesta il desiderio che si compia in lei il desiderio di Dio. Maria deve essere sempre presente nelle nostre preghiere e meditazioni, sia per imparare dalle sue virtù; sia per ringraziare Dio per avercela data come buona madre; sia nelle nostre richieste per conoscere e diventare come Gesù Cristo, perché nessuno è più vicino e intimo a Lui di sua Madre.
Giovedì 8 Dicembre
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
S. Eucario; S. Eutichiano
Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie
Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne.
(Luca 1,28)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97) Rit: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!
Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne.
Di nobile famiglia romana, nacque a Treviri nelle Gallie ove suo padre era prefetto e a pochi mesi di vita uno sciame di api portò alla sua bocca del miele. Ancora giovane, per la sua grande prudenza ed imparzialità, fu mandato governatore a Milano.
Essendo in quel tempo rimasta vacante quella sede episcopale, vi erano grandi discordie tra cattolici ed ariani per l'elezione del nuovo Vescovo. Ciascuno lo voleva secondo la propria fede, e fu necessario l'intervento del governatore Ambrogio per pacificare gli animi. Ma appena Ambrogio comparve in mezzo alla folla, un bambino si diede a gridare: Ambrogio vescovo, Ambrogio vescovo, e subito dopo di lui, cattolici ed ariani unanimemente vollero l'elezione di Ambrogio.
Essendo egli solamente catecumeno, dovette prima ricevere il battesimo, poi il sacerdozio e finalmente malgrado la sua umile riluttanza, la consacrazione episcopale.
Eletto dunque vescovo, con cuore di padre governò le anime a lui affidate.
Amorevole con tutti, si mostrava nello stesso tempo severo ed intransigente verso i nemici ostinati della Chiesa.
autore Ambrogio Figinoanno 1590 circatitolo Sant'Ambrogio a cavallo scaccia gli ariani
Con la sua straordinaria perspicacia nella scelta dei pastori di anime, diede il colpo di grazia alla setta degli ariani. Questi eretici, riconoscendo Gesù Cristo solo come uomo, negavano recisamente la sua divinità.
Ma se potenti erano gli eretici, più potenti furono i difensori suscitati da Dio per la integrità della fede.
autore Luca Giordanoanno XVII sectitolo Sant'Ambrogio Battezza Sant'Agostino
Frutti insperati raccoglieva il Santo coi suoi sermoni: va ricordata in modo speciale la conversione di S. Agostino.
Stando una volta l'imperatore Teodosio nel presbiterio della chiesa, posto riservato unicamente ai sacerdoti, coraggiosamente mandò ad avvertirlo, ma con tale carità, che Teodosio ringraziò il santo vescovo di tale avvertimento.
Allorché lo stesso imperatore osò entrare in chiesa dopo la strage di Tessalonica, Ambrogio glielo impedì, e quando l'imperatore per scusarsi addusse l'esempio del re Davide, il santo Vescovo coraggiosamente rispose: Se avete imitato Davide nel peccato, imitatelo anche nella penitenza.
autore Camillo Procaccinianno XVII secolotitolo Sant'Ambrogio che ferma Teodosio
Finalmente, dopo molte lotte e sacrifici, andò a ricevere la corona delle sue fatiche in cielo, il 4 aprile dell'anno 397.
PRATICA. Facciamo penitenza dei nostri peccati finchè siamo in vita, se non vogliamo farla in Purgatorio.
PREGHIERA. O Signore che nell'elezione e nella vita del vescovo Ambrogio hai dato al tuo popolo un esempio della tua immensa misericordia e provvidenza, fa' che per i meriti di Gesù Cristo un giorno siamo compagni di colui che ora veneriamo in terra.
MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant'Ambrogio, vescovo di Milano e dottore della Chiesa, che si addormentò nel Signore il 4 aprile, ma è venerato in particolare in questo giorno, nel quale ricevette, ancora catecumeno, l'episcopato di questa celebre sede, mentre era prefetto della città. Vero pastore e maestro dei fedeli, fu pieno di carità verso tutti, difese strenuamente la libertà della Chiesa e la retta dottrina della fede contro l'arianesimo e istruì nella devozione il popolo con commentari e inni per il canto.
GIUDICE
ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE
ANCHE DELLA FEDE_Beato
Rosario,
sei la luce che illumina, il mio mondo.
Barbara
Gesù,
ha preso su di sé, il giogo della Croce e ha trovato riposo nella
volontà del Padre.
Versetto
del Giorno
Non
affannarti per arricchire, rinunzia ad un simile pensiero.
Proverbi
23:4
NELLA
MEMORIA DEL BATTESIMO DEL GIUDICCE RASARIO ANGELO LIVATINO
07
DICEMBRE 1952
Mercoledì – 2.a Avvento – SANT’AMBROGIO
Ambrogio, nato a Treviri, in Gallia, intorno al 339, era figlio di un funzionario romano. Conclusi gli studi di diritto e retorica, Ambrogio divenne, come suo padre, funzionario imperiale. Era Prefetto di Milano quando, a seguito della morte del Vescovo Aussenzio scoppiarono dei disordini. Ambrogio si adoperò per ristabilire l’ordine e parlò con tanta sapienza e fermezza che i fedeli lo acclamarono subito Vescovo. Essendo però allora soltanto catecumeno, Ambrogio non era ancora stato battezzato. Il 7 dicembre 374 ricevette insieme il Battesimo, l’ordinazione sacerdotale e la consacrazione episcopale. Si diede alla lettura dei Libri sacri, studiò le opere dei Padri della Chiesa e dei Dottori, tra i quali, secoli dopo, sarebbe stato annoverato lui stesso. Distribuì tra i poveri il suo patrimonio, ed improntò la sua vita ad una rigorosa ascesi, esercitando la carità verso tutti. Come pastore e dottore del suo popolo, difese con gli scritti e con l’azione la dottrina della vera fede contro gli Ariani. Morì il sabato santo 4 aprile del 397.
Meditazione sul Vangelo di Mt 11, 28-30
La liturgia propone una parola per gli stanchi, per i ripiegati su sa stesi, per quelli che, camminando nella notte della fede, vivono la solitudine e soccombono all’angoscia. Ancora una parola pronunciata oggi, per me. Rivolto tutto a me stesso, vado considerando il piccolo spazio del mio mondo e, come una formica dentro la sua minuscola tana, misuro tutto in base alle mie proporzioni. Questa Parola mi richiama a considerare l’immensità della creazione, nella quale io rappresento un punto infinitesimale. La mia ricorrente tentazione sta nel non sapermi convincere che quel Dio onnipotente e inaccessibile tra miliardi di uomini si ricordi proprio di me.
Oggi la Parola mi sorprende nel vagare dei miei pensieri. Perché lui è grande e io sono piccolo? Perché lui conosce tutto e io mi smarrisco nel mistero? Perché lui è Dio e io sono uomo? Tutto l’affanno viene da qui: dal non riuscire ad accettare lui come Dio e me come uomo. Dal ritenere che la Sua grandezza mi schiacci, anziché farmi crescere e comunicarmi energia. “La grandezza – scrive Saint-Exupery – nasce da uno scopo situato al di fuori di noi. […] Quando l’uomo si chiude e non serve che se stesso, diviene povero”. Non è evangelica quella povertà che rimane sorda all’invito di quel Povero che è tale perché non tiene nulla per sé: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Ad essere affaticati e oppressi siamo una moltitudine. Ci comportiamo come se Dio non potesse occuparsi di questa “colonna di formiche” che avanza faticosamente sulla superficie di un pianeta sperduto nello spazio. In realtà egli, che “non si stanca e non si affatica”, si è voluto rendere talmente solidale con noi da assumersi la nostra fatica di vivere. Non più un Dio senza corpo e senza volto, ma un Dio stanco come noi, sulla nostra stessa via, ci dà forza: Gesù di Nazaret. Portando il giogo della nostra condizione umana fragile e debilitata, egli ci dà la possibilità di assumere il suo “carico dolce e leggero”. Ci propone la sostituzione dell’egoismo, che rende schiavi, con l’amore che libera e mette le ali al cuore, come dice il profeta Isaia. Hai sperimentato qualche volta il riposo promesso da Gesù? Come possono, le Parole di Gesù, aiutare la nostra comunità ad essere un luogo di riposo per le nostre vite?
Mercoledì 7 Dicembre
S. Ambrogio (m); S. Maria Giuseppa Rossello; S. Urbano 2.a di Avvento Is 40,25-31; Sal 102; Mt 11,28-30 Benedici il Signore, anima mia
Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo: «Beati coloro che sono preparati all’incontro».
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 102) Rit: Benedici il Signore, anima mia.
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia.
Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo: «Beati coloro che sono preparati all’incontro».
San Nicola fu uno dei più illustri santi che fiorirono nella Chiesa orientale nel secolo IV. Nativo di Patara nella Licia, dimostrò fin da bambino di essere predestinato a grandi cose. Prestissimo si innamorò della vita religiosa, e si ritirò in un monastero nelle vicinanze di Mira.
Mirabili furono quivi i suoi slanci d'amore al Signore ed il progresso quotidiano nella virtù. Praticava la carità materiale e spirituale verso il prossimo, e di lui rimase celebre il seguente fatto.
autore Gentile da Fabrianoanno 1425 circatitolo San Nicola lancia tre palline d'oro nella stanza di tre povere ragazze
Trovandosi tre giovanette in grave pericolo di perdere l'innocenza, non potendo a causa della loro povertà trovare un onesto collocamento, per tre notti consecutive Nicola si portò vicino a quella casa, ed ogni volta vi gettò dalla finestra una borsa contenente il necessario per la dote di una figlia.
La sua grande devozione lo spinse a visitare la Terra Santa. Durante il viaggio, quando la nave su cui era montato si trovava in alto mare, si scatenò una tempesta tale che i marinai disperavano della salvezza.
titolo San Nicola salva i marinai autore Icona Grecaanno XX secolo
Ma Nicola, rassicuratili, si mise in ginocchio: ed il mare divenne calmo e si arrivò felicemente in porto. Ritornato dal pellegrinaggio, trovò vacante la sede episcopale di Mira, capitale della Licia. Nicola, già celebre per i suoi miracoli e per la sua vita esemplare, fu eletto ad occupare quella sede, e la resse sapientemente per molti anni. Fu grande benefattore dei poveri, padre degli orfani, sostegno delle vedove.
Durante la persecuzione di Diocleziano, fu deportato e confinato. Restituita la libertà alla Chiesa, il santo vescovo ritornò tra il suo popolo. Partecipò al Concilio Ecumenico di Nicea ed ebbe parte assai attiva nella confutazione di Ario, che sosteneva che la natura del Figlio non fosse uguale a quella del Padre.
autore Beato Angelicoanno 1437titolo Morte e ascensione di san Nicola
Il Signore lo preavvisò della prossima sua morte ed il Santo, raccomandatosi alle preci del suo buon popolo, radunò il clero, e prese a recitare il salmo: "In manus tuas Domine commendo spiritum meum”, e col sorriso sulle labbra, spirò. Era l'anno 342.
Dopo la morte di San Nicola, le reliquie rimasero fino al 1087 nella Cattedrale di Myra.
A Mira le sue reliquie furono venerate finché non sopraggiunse l'invasione mussulmana. Allora vennero poste in salvo da 62 soldati, devoti corsari della città di Bari. E il 9 maggio del 1087, con immensi onori, furono poste nella celebre, vetusta cattedrale del grande porto pugliese, e Bari divenne il più importante centro del culto di San Nicola.
titolo Traslazione delle reliquie di San Nicola autore Anonimo russoanno XIX secolo
PRATICA. Perdoniamo le offese e preghiamo per coloro che ci fanno soffrire.
PREGHIERA. O Signore, che hai voluto onorare il tuo vescovo Nicola con insigni miracoli, fa' che per la sua intercessione siamo liberati dalle pene del fuoco eterno.
MARTIROLOGIO ROMANO. San Nicola, vescovo di Mira in Licia nell'odierna Turchia, celebre per la sua santità e la sua intercessione presso il trono della grazia divina.
Approfondimento
I protestanti, come si sa, non ammettono il culto dei santi. Tuttavia, c'è un santo che è popolare anche e soprattutto nei paesi protestanti, benché non tutti sian capaci di riconoscere, sotto le fattezze e l'abbigliamento del bonario Babbo Natale, uno dei santi più celebri della Chiesa cattolica: San Nicola.
Ma non c'è dubbio. Il cappuccio foderato di pelliccia del nordico Babbo Natale, non è altro che la mitria del barbuto vescovo orientale. Infatti, in Germania, in Romania, in Svizzera e in tanti altri stati europei, Babbo Natale si chiama Nikolaus, e il 6 dicembre è festa grande per i ragazzi. Nikolaus, con la gerla colma di doni, ha varcato l'Oceano sulle navi dei coloni olandesi, e in America è diventato "Santa Claus", re della tradizione natalizia, e anche pubblicitaria del Nuovo Mondo.
Questo non è l'unico segno della popolarità di San Nicola, uno dei santi più venerati in Oriente e in Occidente. Per tutto l'alto medioevo, egli è stato, per la sua delicata carità, qualcosa di simile a ciò che San Francesco è stato ed è ancora per l'evo moderno. E spesso appare vicino a San Francesco nelle pitture delle chiese francescane.
Numerose leggende narrano i particolari della sua vita: "Nicola trasse il suo nascimento da ricche e sante persone. Il primo die che fue bagnato, stette per se medesimo ritto nel bacino, e due dì della settimana, cioè il mercoledì e il venerdì, solamente una volta per die prendeva il latte. E fatto giovane, evitava le dissoluzioni e le vanità e usava la chiesa maggiormente". Non seguì però la carriera ecclesiastica. Salì alla cattedra vescovile per soprannaturale ispirazione dei vescovi riuniti in Concilio, che decisero di eleggere il primo che entrasse in chiesa e avesse il nome di Nicola. Fu presto noto per i suoi prodigi: "Uno die, alquanti marinai pericolavano nel mare. Feciono questa orazione con lacrime: `Niccolaio, servo di Dio, se vere sono le cose le quali udiamo di te, piacciati che noi ora le proviamo'. Incontanente apparve e disse: 'Ecco, io sono presente', e cessò la tempesta".
titolo Storie di San Nicola autore Beato Angelicoanno 1437
Perciò i marinai lo considerano loro protettore, ma soprattutto è patrono degli scolari. Tra le molte leggende è infatti celebre quella dei tre scolaretti che un feroce macellaio di Mira aveva sgozzato e messo in salamoia, come porcellotti. Il Santo compì la strepitosa resurrezione dei tre fanciulli, convertendo, per giunta, anche il macellaio.
L'episodio ha dato origine a canti popolari, poco noti ma spesso suggestivi, dei quali citiamo quello raccolto e riportato da Gerard de Nerval nelle Figlie del fuoco
I tre bambini resuscitati
autore Gentile da Fabrianoanno 1425 circatitolo San Nicola resuscita tre fanciulli messi in salamoia (Storie di S. Nicola di Bari)
C'erano una volta tre bambini che andavano a spigolare in un campo.
Arrivano una sera da un macellaio "Macellaio, potresti ospitarci?" "Entrate, entrate, piccoli, c'è posto senz'altro."
Erano appena entrati, che il macellaio li ha ammazzati, li ha fatti a pezzettini, li ha messi a salare come maialini.
San Nicola dopo sette anni, San Nicola arrivò in quel campo. Se ne andò dal macellaio "Macellaio, potresti ospitarmi?"
"Entrate, entrate, San Nicola, posto ce n'è, non ne manca davvero" Era appena entrato, che chiese da cena.
"Volete un pezzo di prosciutto?" "Non ne voglio, mi sembra brutto" "Volete un pezzo di vitello?" Non ne voglio, non è bello!
Voglio proprio il salamino, che sta a salare da sette anni! Quando il macellaio lo senti, fuori dalla porta se ne fuggi.
"Macellaio, macellaio, non fuggire, pentiti, Dio ti perdonerà." San Nicola posò tre dita sull'orlo del salatoio.
Il primo disse: "Ho dormito bene!" Il secondo disse: "lo pure!" Rispose il terzo: "Credevo d'esser già in paradiso!"
EPISODI DI CARITÀ
Ancor più suggestivi sono gli innumerevoli episodi di carità del Santo. "Un suo vicino" narra la Legenda Aurea "pervenuto a grandissima povertà, tre sue figliole vergini ordinò di mettere al peccato, così che di quella vituperosa mercatanzia potesse nutrire sé e le sue figliuole. San Nicola sentendo quella così scellerata intenzione, mosso da zelo di pietà, tolse una massa d'oro, e così legata in un panno, di notte tempo la gettò segretamente per la finestra, e andò via di celato". L'uomo poté così maritare la prima figlia, e il misterioso dono si ripete finché tutte e tre le ragazze furono onestamente accasate. Solo allora, il padre, appostatosi, poté riconoscere in San Nicola lo sconosciuto benefattore.
In tempo di carestia, ottiene dai marinai delle navi frumentarie dell'imperatore una parte del carico, e distribuisce il grano ai bisognosi, senza che poi gli esattori possano riscontrare nessuna mancanza.
Appare in sogno a Costantino e impedisce l'esecuzione di tre ufficiali ingiustamente condannati. Ma più spesso, San Nicola è il protettore dei bambini, sempre pronto ad esaudire le preghiere dei genitori a lui devoti.
Doni preziosi; episodi di carità: fanciulli beneficiati. Ecco ciò che spiega l'universale popolarità di San Nicola, e perché lo si ritrovi oggi con le sembianze di Babbo Natale: per ricordare, oltre tutte le apparenze superficiali, il dovere delle carità e il comandamento dell'amore, quell'Amore che nel Natale la sua espressione più alta.