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26 marzo, 2024

✝ Pensiero del 26 Marzo 2024

 

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, chi vive per se stesso, muore, chi vive amando, vivrà in Eterno in Cristo.

Barbara

Versetto del Giorno

E come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.

I Corinzi 15:22


Martedì della Settimana Santa

Meditazione sul Vangelo di  Gv 13,21-33.36-38

Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in Lui

«Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in Lui». Dopo aver offerto il boccone a Giuda, Gesù pronuncia queste parole sorprendenti, a cui l’evangelista Giovanni fa seguire un’annotazione: «Era notte». È il momento delle tenebre, del male, l’ora in cui il mondo cade sotto il dominio dell’oscurità e dell’angoscia. Per questo l’osservazione di Gesù – Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato – risulta sorprendente. Ma come? Le tenebre e il tradimento si stanno impadronendo di Gesù e proprio in quel momento egli afferma: «Il Figlio dell’uomo è stato glorificato»? Qui matura la decisione di Giuda di tradire Gesù, qui inizia la passione, e proprio qui l’impotenza di Dio, di fronte alla libertà dell’uomo, raggiunge il massimo della sua debolezza. Perché questo è il momento della gloria? Siamo sconcertati, senza parole. L’insegnamento è grande ed è il punto più alto del messaggio di Gesù ai suoi discepoli. Il momento dell’oscurità è il tempo in cui l’amore si consegna, non si tira indietro, ma si dona facendoci comprendere che, sia pure nel turbamento, è sempre Gesù a guidare la propria vita. L’arresto sarà un evento tragico, ma non inatteso. Preludio alla morte di croce, il Signore trasformerà l’arresto in una consegna della propria vita, insegnandoci che chi si dona, spendendo nel bene la vita, si salva e chi conserva la vita rifiutandosi al dono, la perde. Nell’oscurità la luce dell’amore già squarcia le tenebre!


Il tradimento di Gesù, per opera di Giuda, è l'esempio per eccellenza della cattiveria umana. Nel corso della storia, molti uomini hanno tradito i loro amici, coniugi, genitori, figli, concittadini o altri uomini fratelli. Questi uomini hanno stimato cosa da poco la solidarietà e la comunione umana. Ora, nella persona di Giuda, quest'ondata di indifferenza e di cattiveria si alza e si rovescia contro Gesù stesso, che in quanto Logos - Verbo - è il fondamento di ogni relazione positiva.
Durante la Settimana Santa, la sorte terrena del mediatore sarà decisa dal bacio del traditore. Ma il tradimento e la consegna di Gesù ai suoi nemici sarebbero impossibili senza l'azione, ad un livello più profondo, del Padre eterno che, attraverso le circostanze dell'ultima Cena e della preghiera al Getsemani, si consegna lui stesso nella persona del Figlio. Compie così, nel tempo, il dono totale di sé che, nell'eternità, egli compie con la discesa dello Spirito Santo, il cui essere è Amore. La Passione di Gesù esprime nel tempo ciò che il Padre è nell'eternità. Così il tradimento di Giuda, colmo com'era della perversità del peccato, diventa il mezzo attraverso cui lo Spirito d'amore viene mandato in questo mondo, per salvarlo.

Martedì 26 Marzo 

Settimana Santa
Ss. Baronzio e Desiderio; B. Maddalena Caterina Morano
Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38
La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Salve, nostro Re, obbediente al Padre:

«Sei stato condotto alla croce,
come agnello mansueto al macello
».

Lode e onore a te, Signore Gesù!

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 70)
Rit: La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
«Davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!».
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza,
che io non so misurare.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
ed oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

«Sei stato condotto alla croce,
come agnello mansueto al macello
».

Lode e onore a te, Signore Gesù!


25 marzo, 2024

Annunciazione del Signore

 Annunciazione del Signore

autore: Luca Giordano anno: tra il 1672 e il 167 titolo: Annunciazione luogo: New York, Metropolitan Museum of Art



Nome: Annunciazione del Signore
Titolo: L'annuncio del concepimento verginale
Altri nomi: Annunciazione della beata Vergine Maria, Maria Santissima Annunziata
Ricorrenza: 25 marzo 8 aprile
Tipologia: Solennità


Il mistero che la S. Chiesa celebra oggi è l'Annuncio dell'Arcangelo Gabriele a Maria, che Ella era stata dal Signore scelta fra tutte le donne ad essere la Madre di Dio, e l'incarnazione del Verbo nel suo seno purissimo.

Anticamente la festa odierna era designata anche col nome di «Concezione di Cristo», «Annunciazione del Signore». Ciò dimostra che era celebrata più come festa del Signore che della 'Madonna; solo col passare del tempo prese man mano spiccato carattere mariano. Oggi è considerata quasi esclusivamente come festa della SS. Vergine.

«Questo giorno, scrive il Guéranger, è grande negli annali dell'umanità; è grande agli occhi medesimi di Dio, perché celebra l'anniversario del più grande avvenimento che siasi compiuto nel tempo. Quest'oggi il Verbo divino, per mezzo del quale il Padre ha creato tutte le cose, s'è fatto carne nel seno d'una Vergine ed ha abitato in mezzo a noi».

Questo mistero era già stato preannunciato fin dal Paradiso terrestre, indi più esplicitamente ripetuto e specificato dai Profeti. Isaia, quale segno della Redenzione, all'empio Acaz dice: «Ecco una Vergine concepirà e partorirà un figlio ed Emmanuele sarà il suo Nome». Più innanzi dice ancora: «Dalla radice di Jesse germinerà una verga e un fiore spunterà da essa».

Venuta poi la pienezza dei tempi, il tempo accettevole e propizio della Redenzione, mentre la purissima Vergine nazarena innalza le sue più ferventi preci per accelerare la venuta del Messia, le appare uno dei più fulgidi Arcangeli del Paradiso, Gabriele, e con sommo rispetto e devozione la saluta: «Ave, piena di grazia, il 'Signore è teco, benedetta tu fra le donne». Udendo queste cose Maria si turba e pensa che specie di saluto sia questo. L'Angelo per rassicurarla le dice: «Non temere, Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio; ecco concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà fine». E Maria, che già ha consacrato la sua verginità a Dio, non comprendendo ciò, dice all'Angelo: «Come avverrà questo se io non conosco uomo? ». Rispondendo l'Angelo le dice: «Lo Spirito Santo verrà in te e la virtù dell'Altissimo ti adombrerà. E per questo quello che nascerà da te sarà santo e sarà chiamato figlio dell'Altissimo... poiché nulla è impossibile a Dio». E Maria dice: «Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola». E l'Angelo si parte da lei.

In quel momento il Figlio di Dio scese in lei, prese carne e pur rimanendo vero Dio, cominciò ad essere anche vero uomo, per poi un giorno patire e morire, a fine di salvarci riaprendoci il Paradiso e meritandoci le grazie per bene operare.

Come ogni data relativa agli eventi dell'infanzia di Gesù, anche quella del 25 marzo per l'Annunciazione fu stabilita in riferimento a quella del Natale e viene rinviata se coincide con una domenica di Quaresima o altre solennità del tempo pasquale.

PRATICA. Credere sempre più nei privilegi mariani, particolarmente in quelli che formano l'aureola più fulgida di Maria, la sua perpetua Verginità e la divina Maternità.

PREGHIERA. Dio, che hai voluto che il tuo Verbo all'annuncio dell'Angelo prendesse carne nel seno della Beata Vergine Maria, concedi a noi tuoi devoti che mentre la crediamo veramente Madre di Dio, siamo aiutati dalla sua intercessione presso di te.

MARTIROLOGIO ROMANO. Annunciazione della beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.

PROVERBIO. Per l'Annunziata la rondine è ritornata.

ICONOGRAFIA


Il tema dell'Annunciazione Mariana è stato molto sfruttato nella Storia dell'Arte; tante sono infatti le rappresentazioni che possiamo oggi ammirare e che risalgono a diverse epoche e stili.
Ma gli elementi presenti in ognuna di esse e comuni ad ognuna sono la figura di Maria e quella dell'Angelo, affiancati talvolta alla Colomba, ovvero lo Spirito Santo.

LE DIVERSE OPERE


La prima rappresentazione di questo momento tanto importante riportato nei vangeli risale al III secolo ed è un affresco in una catacomba romana che vede la donna seduta e l'angelo dinanzi a lei.
Nell'iconografia che è seguita negli anni la seduta è diventata via via un trono, uno scranno o un baldacchino; quest'ultimo nell'arte bizantina del Medioevo ha di fatto inserito, con la sua maestosità, Maria in una dimensione divina.

Dal VI secolo poi spesso è rappresentata in piedi a parlare con il messaggero divino in segno di rispetto per averne saggiamente compreso l'importanza.

Allo stesso tempo la raffigurazione di una tenda in molte opere ha un significato non solo decorativo ma può essere di rivelazione, nei templi le immagini sacre erano infatti celate da un drappo fino alla rivelazione ai fedeli. O anche può sottolineare l'autorità di Maria richiamando l'iconografia imperiale romana in cui i drappi erano posti alle spalle dei sovrani.

Persino la posizione delle mani della Madonna assume un significato diverso. Al mento come segno di riflessione, con il palmo verso l'esterno a suggerire un'iniziale riserva, con il dorso sul petto a indicare il suo consenso o la sua fiduciosa accoglienza.

L'ANGELO


L'angelo Gabriele, raffigurato in piedi o in ginocchio, reca spesso tra le mani un giglio, emblema di purezza e simbolo per eccellenza della maternità virginale della Madonna come nell'olio su tela di Tiziano risalente al 1535, o uno scettro, simbolo del bastone di comando che Dio, imperatore celeste, affida al suo speciale ambasciatore.


Annunciazione
titolo Annunciazione
autore Tiziano Vecellio anno 1539



In alcune opere l'angelo Gabriele non è da solo, ma in compagnia di altri angeli, soprattutto dalla seconda metà del 1500. Saltuariamente si aggiungono la figura di Dio che osserva dall'alto, la quale assieme alla colomba, quindi allo Spirito Santo, sta a sottolineare l’intervento della Trinità nel momento del concepimento.

Ne vediamo un bellissimo esempio nell'Annunciazione del Pinturicchio, del 1500, che racchiude tutti i simboli ripresi dagli altri artisti, compreso un piccolo Gesù Bambino che plana verso il grembo materno.


Annunciazione
titolo Annunciazione
autore Pinturicchio anno 1500



IL LEGGIO


Altro elemento che si aggiunge all'iconografia dell'Annunciazione è il leggio, o comunque un libro, per riprendere il racconto dei Vangeli che vuole Maria intenta a leggere il salterio, ovvero il libro dei Salmi, nel momento in cui riceve il messaggero. Questo elemento viene introdotto sotto l'influsso della spiritualità francescana che sottolinea la pietà di Maria piuttosto che la sua regalità ed è un riferimento alla sua preghiera e al raccoglimento preparatori alla venuta di Dio.

LA COLOMBA


Infine, ecco la colomba che rappresenta come detto lo Spirito Santo, raffigurata soprattutto, dal XII secolo, mentre si dirige verso Maria attraverso un raggio di luce. Questa figura la troviamo nella Bibbia solo nel racconto del Battesimo di Cristo, ma dal Concilio di Nicea sarà riconosciuta come rappresentazione valida dello Spirito Santo.

Lunedì Santo

 Lunedì Santo


Nome: Lunedì Santo
Titolo: Maria unge i piedi di Gesù
Ricorrenza: 25 marzo
Tipologia: Commemorazione


Il Lunedì Santo è il primo giorno della Settimana Santa, e dà inizio ad una serie di celebrazioni che culminano con la Pasqua.

Durante questo primo giorno si analizza il brano del Vangelo in cui si racconta di Gesù che, dopo aver resuscitato il suo amico Lazzaro, si trova ora nella sua città, Betania, nonostante i sommi sacerdoti abbiano deciso di ucciderlo.

È con i suoi discepoli, e gli viene offerto un banchetto dove servono Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, che pure è un commensale. “Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.”

L'azione compiuta dalla donna lascia tutti interdetti: ella in assoluto silenzio, nel compiere il gesto, si scioglie i capelli, cosa concessa alle donne solo in presenza del marito. Il suo è un dono di gratitudine e di devozione totale.

L'olio usato per l'unzione è molto costoso, e uno degli apostoli, Giuda, osserva che è un vero spreco, perché si sarebbe potuto vendere e donare il ricavato ai poveri: in realtà vorrebbe rubare il denaro dalla cassa comune, come è solito fare. È come se stesse dando un valore monetario ad un gesto di generosità, di amore, ma l'amore non ha prezzo.

E Gesù gli risponde prontamente “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri, infatti, li avete sempre con voi, ma non sempre avete me” come a dire che il ricordo di quel gesto lo accompagnerà fino alla morte, dato che i condannati a morte,
all'epoca, non ricevevano sepoltura e quindi non potevano essere unti di olio profumato, come da usanza. È come se Maria abbia già capito ed accettato che Gesù è il Messia, anche se sarà crocifisso e così umiliato.


✝ Pensiero del 25 Marzo 2024

 

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, Grazie a Dio, TU, sei la LUCE che dà forza alla mia vita. Grazie di cuore.

Barbara

Versetto del Giorno

Il Signore è la mia forza e il mio scudo, ho posto in lui la mia fiducia; mi ha dato aiuto ed esulta il mio cuore, con il mio canto gli rendo grazie.

Salmo 28:7



Lunedì della Settimana Santa

Meditazione sul Vangelo di  Gv 12,1-11

Tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.

«Tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo». Di fronte a questo racconto il silenzio e l’adorazione del Signore sono la sola risposta possibile perché potremmo forse rovinare la bellezza di immagini così delicate, comunicative e dense di significato. È un racconto che mette da parte le parole perché parla il linguaggio dei gesti, delle carezze, del corpo: è il linguaggio dell’amore, dove non ci sono più spiegazioni, ma profumi, colori, sentimenti, passione. Mancano sei giorni alla Pasqua di Gesù, è maturo il tempo di una nuova creazione, siamo nella pienezza, e questo episodio dà il colore e l’accento dei tempi nuovi che Gesù è venuto a portare al mondo. E il tempo della maturità, della relazione nuova con Dio, in cui Dio vuole trovare nell’uomo la risposta piena alla sua sete di amore e la vuole trovare nella restituzione dell’amore che ci ha donato: è una relazione d’amore in cui chi ama è riamato, chi abbraccia è abbracciato, come lo sposo con la sposa, e «Tutta la casa si riempì dell’aroma del profumo»: è il profumo di Cristo! Ma qual è il profumo di Cristo? È il profumo della vita che viene donata a tutti per amore! Il rimprovero di Giuda, che ci può sembrare realistico e di buon senso, rivela invece l’aridità e l’avidità del suo cuore. Solo chi come Gesù, ama gli altri nella gratuità diventa profumo di Cristo nel mondo.

Ogni evangelista racconta a modo suo la vita e le azioni di Gesù durante la festa della Pasqua a Gerusalemme. Per san Giovanni, tutto quello che succede durante questi ultimi giorni ha un valore simbolico e oltrepassa le apparenze. I protagonisti stessi diventano dei simboli: all'inizio della settimana della Passione, Gesù è l'ospite di Marta, di Maria e di Lazzaro, in Betania. L'amicizia li lega; è a loro che viene annunciato cosa significa parlare della vita e della morte quando si tratta di Gesù.
Marta compie i suoi doveri di padrona di casa. Gesù è a tavola con gli uomini. Maria fa qualcosa di sconveniente per la società dell'epoca - come per la nostra: unge i piedi di Gesù con un olio prezioso e li asciuga con i suoi capelli. Onora Gesù nell'innocenza del puro amore senza preoccuparsi delle altre persone riunite: l'odore del profumo riempie tutta la casa.
La critica superficiale che le viene indirizzata riguarda soltanto il suo sperpero. Ma, in realtà si adombra dell'abbandono senza misura di questa donna. Giuda parla in nome degli scontenti. Egli vuole trasformare in molteplici piccole razioni il dono di Maria, e venire così in aiuto a tante piccole miserie. Ma Gesù approva la spontaneità di questo amore, accetta il dono totale. Non è egli stesso sulla via del dono senza misura? Attraverso la sua morte, egli riscatta la vita del mondo.

Lunedì 25 Marzo 
Settimana Santa

ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE (s); S. Lucia Filippini
Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11
Il Signore è mia luce e mia salvezza

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Salve, nostro Re:

«Tu solo hai compassione di noi peccatori».

Lode e onore a te, Signore Gesù!

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 26)
Rit: Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
«Di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?».


Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.

Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
sì, rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Salve, nostro Re:

«Tu solo hai compassione di noi peccatori».

Lode e onore a te, Signore Gesù!


24 marzo, 2024

Domenica delle Palme

 Domenica delle Palme

autore: Pedro Orrente anno: 1620 titolo: Entrata a Gerusalemme luogo: Museo di Stato dell'Ermitage, St. Petersburg

Nome: Domenica delle Palme
Titolo: Ingresso di Gesù a Gerusalemme
Ricorrenza: 24 marzo
Tipologia: Solennità


Nella Domenica delle Palme la liturgia ricorda l'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme a dorso di un asino mentre tutta la folla stendeva mantelli a terra ed agitava palme. Si tratta del giorno nel quale si dà inizio alla Settimana Santa che terminerà con la resurrezione di Gesù, commemorata nella domenica successiva, la Domenica di Pasqua. Con la Domenica delle Palme non termina la Quaresima, la quale, invece, terminerà il Giovedì Santo, giorno nel quale prende avvio il Triduo pasquale. La Domenica delle Palme è conosciuta anche come seconda Domenica di Passione, poiché nella Messa Tridentina, la Domenica di Passione si celebra una settimana prima.

Si tratta di una festività ricca di simbolismo e condivisa da cattolici, protestanti e ortodossi: la palma da sempre indica l'anno solare poiché produce una foglia ogni mese. La palma è anche simbolo di risurrezione poiché rinasce dalle proprie ceneri e per questo in greco è conosciuta, come "phoinix", ovvero fenice mentre, nell'occidente cristiano, laddove non ci sono palme viene spesso sostituita dall'ulivo, simbolo dell'unzione di Gesù, o da rametti intrecciati con fiori, se non ci sono palme o ulivi, come nelle zone del nord Europa.

Momento introduttivo della liturgia della Domenica delle palme è la benedizione delle palme, o degli ulivi, e la successiva processione, che inizia fuori dalla chiesa e termina dentro la chiesa, a memoria, appunto, dell'ingresso glorioso di Gesù a Gerusalemme.

Nella liturgia cristiana il tono festoso della commemorazione rimane solamente per la processione introduttiva, mentre le Letture del giorno ripercorrono la passione di Gesù.

Entrata di Cristo a Gerusalemme
titolo Entrata di Cristo a Gerusalemme
autore Giovan Santi di Tito anno 1570



Lettura (Gv 12, 12-16)

Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:

«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d'Israele!».


Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:

Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto su un puledro d'asina.


I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.

PREGHIERA. O Divino Gesù, o Dio che Ti facesti uomo per noi, soffristi, amasti e moristi, noi Ti adoriamo, e Ti veneriamo soffrendo con Te il ciclo della Tua agonia. Così sia.

PRATICA. È tradizione da millenni che i rametti di palma o di ulivo benedetti vengano conservati dai fedeli e portati a casa, per essere usati sia come dono con le persone più care che non hanno potuto presenziare alla benedizione e processione delle palme, sia per benedire la casa e la tavola del pranzo pasquale, da parte del capofamiglia, intingendo il rametto stesso nell'acqua benedetta durante la veglia di Pasqua.

MARTIROLOGIO ROMANO. Domenica delle Palme: Passione del Signore, in cui il Signore nostro Gesù Cristo, secondo la profezia di Zaccaria, seduto su di un puledro d’asina, entrò a Gerusalemme, mentre la folla gli veniva incontro con rami di palma nelle mani.




ICONOGRAFIA


Tradizionalmente l'iconografia della Domenica delle Palme rappresenta Gesù che entra a Gerusalemme la città santa in sella a un'asina, mentre la folla lo osanna, stende dei mantelli a terra, simbolo di incoronazione, e agita rami di palma appena tagliati dagli alberi.

L'ingresso di Cristo in Gerusalemme
titolo L'ingresso di Cristo in Gerusalemme
autore Peter Paul Rubens anno 1632


Nell'immaginario collettivo gli animali degni di essere cavalcati da un re erano solamente i cavalli esenti dalle corse e dal lavoro nei campi. Gesù, invece, entrò a Gerusalemme sul dorso di un'asina. Come diceva il profeta Zaccaria: Gesù è un re diverso sceglie di essere trasportato dall'animale più umile e servizievole, che è sempre accanto alla gente che lavora; le sue insegne sono la pace e il perdono. Con questo ingresso trionfale nella Città Santa, tuttavia, Gesù mostra a tutti di essere il Figlio di Dio. L'asina, inoltre, può rappresentare anche l'elemento istintivo e terreno dell'uomo, che Gesù conduce verso la salvezza. Nel testo evangelico, infatti, gli animali sono sciolti da quegli stessi apostoli che poi porteranno agli uomini l'annuncio della Resurrezione.

Entrata di Cristo a Gerusalemme
titolo Entrata di Cristo a Gerusalemme
autore Antoon van Dyck anno 1617


La palma è un forte elemento simbolico presente nella scena, è la pianta come detto che si rinnova ogni anno con una foglia, ma riporta anche all’immagine messianica di creazione un ponte tra il monte e la città, tra Dio e l’uomo. Fino al IV secolo, a Gerusalemme una tradizione locale indicava fisicamente la palma da cui erano stati staccati i rami con cui i fanciulli avevano inneggiato a Gesù. In Occidente la palma è stata sostituita dall’ulivo sia perchè simbolo di pace sia per le dimensioni ridotte e in assenza di esso vengono usati rametti di fiori intrecciati.

Entrata di Cristo a Gerusalemme
titolo Entrata di Cristo a Gerusalemme
autore Willem van Herp anno XVII sec


Entrata di Gesù a Gerusalemme
titolo Entrata di Gesù a Gerusalemme
autore Giotto anno 1304/1306

✝ Pensiero del 24 Marzo 2024

 

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, TU, hai avuto due passioni, quella per Dio, e per la Giustizia.

Barbara

Versetto del Giorno

Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina.

Zaccaria 9:9


DOMENICA DELLE PALME: PASSIONE DEL SIGNORE SOLENNITÁ

Meditazione sul Vangelo di Mc 14,1 – 15,47

Un silenzio che parla.

Il vangelo della passione secondo Marco si apre con l’immagine di una mensa familiare a Betania dove l’unzione di Maria preannuncia la morte e la sepoltura di Gesù. In qualche modo la donna avverte ed accetta quanto sta per accadere. Gli Apostoli, al contrario, appaiono ancora disarmati, e si trovano così in balia degli eventi che sembrano fuori controllo. Solo Gesù, nonostante l’angoscia che prova, si mostra padrone della situazione. Lo è perché ne conosce il senso e il frutto e perché vive tutto con amore e nell’amore.


Più si avvicina il momento della morte più le parole di Gesù si fanno rarefatte. Sono come contate, nessuna è sprecata e tutte hanno una particolare densità. Durante la sosta a Betania e l’ultima cena esse accompagnano dei gesti e ne rivelano il significato. Poi nel Getsemani diventano una preghiera quanto mai umana, grido di un’anima che «è triste fino alla morte». E sono anche parole di misericordia davanti alla fragilità degli Apostoli che probabilmente non stanno capendo nulla, avvertono un’atmosfera di tensione, di preparazione a qualcosa di grande, ma ne sono sopraffatti come una barca in mezzo alla tempesta. Gesù li guarda con la benevolenza di chi sa di non poter chiedere di più. Ma è entrando nel vivo del processo che Gesù diventa ancora più parco di parole, proprio quando secondo la nostra logica, avrebbe dovuto tirar fuori tutte le sue doti dialettiche. Si esprime per frasi incisive ma brevi, non si difende, non attacca. Viene invece circondato e schiacciato da altre parole: quelle dei falsi testimoni, del sommo sacerdote, di Pilato, quelle beffarde dei soldati e degli scribi, della gente che con una sola parola (e capita ancora oggi) condanna una vita – “Crocifiggilo!”. In mezzo a tutto, il Maestro tace perché sta entrando nell’abisso della morte e la morte elimina ciò che non serve. A Gesù restano le parole di un’ultima preghiera che paradossalmente lo lega ancora di più al Padre, in ogni caso l’unico punto fermo: «Dio mio perché mi hai abbandonato?». E al centurione rimangono sulle labbra le parole che “raccolgono da terra” tutta la vita di Gesù: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio». Queste sono le parole che siamo chiamati a custodire nella settimana che viene: quelle della preghiera così come le troviamo nel cuore, con le sue domande, i suoi dubbi o con la paura di essere abbandonati. Quelle dello stupore davanti all’amore che si lascia crocifiggere. E le parole del silenzio, perché anche il silenzio parla. Il nostro tacere permette a Dio di nutrirci nel modo migliore, e di dare spessore ai nostri gesti. In mezzo a tanta gente che urla, mio Signore, fa di me un silenzio che parla.

È allo stesso tempo l’ora della luce e l’ora delle tenebre.
L’ora della luce, poiché il sacramento del Corpo e del Sangue è stato istituito, ed è stato detto: “Io sono il pane della vita... Tutto ciò che il Padre mi dà verrà a me: colui che viene a me non lo respingerò... E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti l’ultimo giorno” (Gv 6,35-39). Come la morte è arrivata dall’uomo così anche la risurrezione è arrivata dall’uomo, il mondo è stato salvato per mezzo di lui. Questa è la luce della Cena.
Al contrario, la tenebra viene da Giuda. Nessuno è penetrato nel suo segreto. Si è visto in lui un mercante di quartiere che aveva un piccolo negozio, e che non ha sopportato il peso della sua vocazione. Egli incarnerebbe il dramma della piccolezza umana. O, ancora, quello di un giocatore freddo e scaltro dalle grandi ambizioni politiche.
Lanza del Vasto ha fatto di lui l’incarnazione demoniaca e disumanizzata del male.
Tuttavia nessuna di queste figure collima con quella del Giuda del Vangelo. Era un brav’uomo, come molti altri. È stato chiamato come gli altri. Non ha capito che cosa gli si faceva fare, ma gli altri lo capivano? Egli era annunciato dai profeti, e quello che doveva accadere è accaduto. Giuda doveva venire, perché altrimenti come si sarebbero compiute le Scritture? Ma sua madre l’ha forse allattato perché si dicesse di lui: “Sarebbe stato meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”? Pietro ha rinnegato tre volte, e Giuda ha gettato le sue monete d’argento, urlando il suo rimorso per aver tradito un Giusto. Perché la disperazione ha avuto la meglio sul pentimento? Giuda ha tradito, mentre Pietro che ha rinnegato Cristo è diventato la pietra di sostegno della Chiesa. Non restò a Giuda che la corda per impiccarsi. Perché nessuno si è interessato al pentimento di Giuda? Gesù l’ha chiamato “amico”. È veramente lecito pensare che si trattasse di una triste pennellata di stile, affinché sullo sfondo chiaro, il nero apparisse ancora più nero, e il tradimento più ripugnante? Invece, se questa ipotesi sfiora il sacrilegio, che cosa comporta allora l’averlo chiamato “amico”? L’amarezza di una persona tradita? Eppure, se Giuda doveva esserci affinché si compissero le Scritture, quale colpa ha commesso un uomo condannato per essere stato il figlio della perdizione?
Non chiariremo mai il mistero di Giuda, né quello del rimorso che da solo non può cambiare nulla. Giuda Iscariota non sarà più “complice” di nessuno.

Domenica 24 Marzo 
[PASSIONE DEL SIGNORE] – DOMENICA DELLE PALME (anno B)
S. Caterina di Svezia; B. Giovanni dal Bastone; B. Maria Karlowska
Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1 – 15,47
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Gloria e lode a te, o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.
Gloria e lode a te, o Cristo!

(Filippesi 2,8-9)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 21)
Rit: Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Gloria e lode a te, o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.
Gloria e lode a te, o Cristo!

(Filippesi 2,8-9)

23 marzo, 2024

✝ Pensiero del 23 Marzo 2024

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, tienimi, stretta a te! Grazie di cuore, infinita dolcezza.

Barbara

Versetto del Giorno

Il Signore stesso cammina davanti a te; egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non ti perdere d'animo!

Deuteronomio 31:8



22 marzo, 2024

✝ Pensiero del 22 Marzo 2024

 

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, siamo in cammino verso la settimana santa, tenetemi per mano. Grazie di cuore

Barbara

Versetto del Giorno

Il Signore è buono; è un rifugio nel giorno dell’angoscia e conosce quelli che confidano in lui.

Nahum 1:7



21 marzo, 2024

BUON COMPLEANNO A LUIGI TENCO AUGURI DI CUORE 21 MARZO 1938 - 21 MARZO 2024

 Testo


Quando la sera me ne torno a casa
Non ho neanche voglia di parlare
Tu non guardarmi con quella tenerezza
Come fossi un bambino che ritorna deluso
Sì, lo so che questa non è certo la vita
Che ho sognato un giorno per noi
Vedrai, vedrai
Vedrai che cambierà
Forse non sarà domani
Ma un bel giorno cambierà
Vedrai, vedrai
Non son finito, sai
Non so dirti come e quando
Ma vedrai che cambierà
Preferirei sapere che piangi
Che mi rimproveri di averti delusa
E non vederti sempre così dolce
Accettare da me tutto quello che viene
Mi fa disperare il pensiero di te
E di me che non so darti di più
Vedrai, vedrai
Vedrai che cambierà
Forse non sarà domani
Ma un bel giorno cambierà
Vedrai, vedrai
No, non son finito, sai
Non so dirti come e quando
Ma un bel giorno cambierà.

Vedrai, vedrai
Brano di Luigi Tenco

BUON COMPLEANNO A LUIGI TENCO
AUGURI DI CUORE
21 MARZO 1938 - 21 MARZO 2024