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18 luglio, 2023

Memoria Ufficialmente in MAGISTRATURA

 Memoria

«Oggi ho prestato giuramento: da oggi sono in magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige». 18 luglio 1978
Nella giustizia contemplerò il tuo volto, al mio risveglio mi sazierò della tua presenza. (Salmo 17,15)












✝ Pensiero del 18 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, oggi, si fa Memoria, del TUO GIURAMENTO ALLA MAGITRATURA. Auguri, Amore bello!

Barbara


Versetto del Giorno

Figlioli, guardatevi dai falsi dei!

I Giovanni 5:21


Memoria

«Oggi ho prestato giuramento: da oggi sono in magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige». 18 luglio 1978



17 luglio, 2023

Memoria il 17 luglio 1981 si svolsero i funerali del piccolo Alfredino Rampi

 Memoria


Nel 1981, in questo giorno, si svolsero, i funerali, del piccolo Alfredino Rampi, nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura a Roma.








✝ Pensiero del 17 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, beati, sono coloro, che contemplano la giustizia, nel Signore. Oggi, è la vigilia, del TUO GIURAMENTO ALLA MAGITRATURA.

Barbara

Versetto del Giorno

Allora comprenderai l'equità e la giustizia, e la rettitudine con tutte le vie del bene.

Proverbi 2:9


Memoria

Nel 1981, in questo giorno, si svolsero, i funerali, del piccolo Alfredino Rampi, nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura a Roma.









16 luglio, 2023

BUON ONOMASTICO AL BEATO ROLANDO MARIA RIVI

 Memoria

Oggi, 16 luglio, la chiesa, fa memoria liturgica, della Madonna sul Monte Carmelo.
Roberto Rivi, diede come secondo nome MARIA, al figlio secondogenito Rolando, per devozione alla Madonna del Monte Carmelo e per affidamento filiale.
BUON ONOMASTICO AL BEATO ROLANDO MARIA RIVI
Auguri di cuore.



Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo


Nome: Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
Titolo: Apparizione
Ricorrenza: 16 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Il Monte Carmelo fu, fin dai tempi più remoti, assai famoso in Palestina ma oggi territorio israeliano. Su di esso infatti si ritiravano uomini di santa vita per onorarvi, ancor prima che nascesse, la Vergine Madre di Dio. Venne santificato pure da un lungo soggiorno che vi fece il profeta Elia.

Continuarono poi sempre pii solitari a ritirarsi sul Monte Carmelo, ma quando la spada di Maometto assoggettò la Palestina, a stento alcuni riuscirono a salvarsi nascondendosi nelle spelonche.

Verso il secolo XI, un pio sacerdote calabrese eresse sui ruderi di una cappella anteriore una chiesetta alla Vergine, ed, avendo raccolti altri compagni, ebbe dal patriarca di Gerusalemme una regola di vita. Ebbe così inizio l'ordine dei Carmelitani che fu poi approvato dai Sommi Pontefici Onorio II e Gregorio IX.

Ma la festa della Madonna del Carmine è strettamente legata al grande devoto della Vergine, S. Simone Stock. Era questi un inglese che, per onorare la Madre di Dio, si era dato ad austerissime discipline, rinnovando le mortificazioni dei primi eremiti. E quando, sul principio del XIII secolo, l'Ordine Carmelitano si estese in Inghilterra, S. Simone, attratto dalla devozione che i Carmelitani professavano a Maria, volle entrare nel loro Ordinè. Accettato, chiese di vedere il Monte Carmelo, e così visitò a piedi nudi tutti i luoghi sacri della Palestina, trattenendovisi per ben sei anni. Solo Iddio è testimonio delle fervorose preghiere che il Santo fece su quel sacro suolo nelle notti silenziose!

Ed appunto in una di quelle notti gli apparve la Vergine che, consegnandogli uno scapolare, gli disse con dolcezza: Figlio, prendi il segnale del mio amore.

E che questo sia il segnale dell'amore di Maria ce lo dice il seguente versetto, riferito allo scapolare: Protego nunc, in morte juvo, post funera salvo! —Avranno, dice Maria, la mia protezione in vita, saranno da me aiutati in morte e dopo la morte li condurrò in cielo.

S. Simone, per soddisfare il desiderio della Regina del Cielo, con grande zelo propagò questa devozione, che si estese rapidamente.

Anche i Papi si tennero onorati di appartenere alla milizia di Maria, e concessero molte indulgenze agli ascritti. Il Privilegio sabatino che godono gli ascritti all'abitino del Carmine assicura la liberazione dal Purgatorio, per intercessione di Maria, il primo sabato dopo la morte.

La solennità della Beata Vergine del Carmine si celebra il 16 luglio, in ricordo dell'apparizione e della consegna dello scapolare a S. Simone.

Il Beniamino di Maria, l'apostolo dell'abitino del Carmine, morì proprio il 16 luglio del 1265 in età di oltre cento anni.

PRATICA. Impariamo ad amare Maria, e portiamo sempre sul nostro corpo l'abitino del Carmine.

PREGHIERA. O Dío, che decorasti l'ordine del Carmelo del titolo singolare della tua beatissima sempre Vergine e Madre Maria, concedi propizio che mentre oggi ne celebriamo la festa con solenne ufficio, muniti della sua protezione, meritiamo di giungere ai gaudi eterni.

MARTIROLOGIO ROMANO. Beata Maria Vergine del Monte Carmelo, dove un tempo il profeta Elia aveva ricondotto il popolo di Israele al culto del Dio vivente e si ritirarono poi degli eremiti in cerca di solitudine, istituendo un Ordine di vita contemplativa sotto il patrocinio della santa Madre di Dio.

SUPPLICA ALLA
MADONNA DEL CARMINE


Madonna del Carmine


I. O Vergine Maria, Madre e Regina del Carmelo, in questo giorno che ricorda la tua tenerezza materna per chi piamente indossa il santo Scapolare, innalziamo le nostre preghiere e, con confidenza di figli, imploriamo il tuo patrocinio. continua >>



LO SCAPOLARE


Lo scapolare deriva dal latino scapula ossia spalla e rappresenta oggi una parte significativa dell’abito religioso indossato dai monaci.

Lo scapolare è caratterizzato da due grandi rettangoli di tessuto uniti da due strisce dello stesso tessuto che vengono posate sulle spalle e lasciano cadere i due rettangoli lungo la persona, una parte sulla schiena e una parte sul petto. In alcuni casi è possibile trovare anche la versione con il cappuccio. Questa tipologia è la versione originale indossata ancora oggi dalla maggior parte dei membri di diversi ordini religiosi, primi fra tutti i Carmelitani, i principali diffusori di questa devozione.

Lo scapolare ha un significato importante, indica un rapporto di appartenenza alla Madonna, e da parte della Madonna indica il suo impegno a proteggerci e a soccorrerci nel momento del bisogno.

Lo scapolare ha un origine umile. Nell’Alto Medioevo i servi erano soliti indossare sopra la tunica, una corta casacca del colore che indicava il padrone. Si trattava di un segno di appartenenza ma anche una garanzia di protezione. Anche nella cavalleria era presente infatti, il cavaliere indossava sopra la sua armatura le insegne della dama alla quale dedicava le sue imprese.

Uno degli usi più tradizionali è quello fatto dai confratelli del Carmine, diffuso grazie a Simone Stock e che portano lo scapolare durante le processioni in onore alla Vergine del Monte Carmelo, durante il pellegrinaggio del Giovedì Santo da un altare della reposizione ad un altro.

Nel 1950 una bolla di Pio XII invitava ad utilizzare lo scapolare come arma di devozione mariana poichè era uno strumento accessibile a tutti i fedeli.

Ma nel corso del tempo si venne a creare uno scapolare sempre più compatto e pensato per i fedeli laici. In questo modo, il fedele poteva partecipare alla spiritualità del Carmelo e alle grandi grazie ad esso legate, come ad esempio il privilegio sabatino. Infatti, nella sua bolla chiamata Sabatina, papa Giovanni XXII affermò che chi avrebbe usato lo scapolare poteva essere liberato dalle pene del Purgatorio il sabato successivo alla sua morte e accedere alle porte del Paradiso.

Lo scapolare del Carmelo
Scapolare Madonna del Carmine


Oggi lo scapolare è formato da due quadratini di tessuto marrone uniti da cordoni. All’interno di essi è presente da una parte l’immagine della Madonna del Carmelo e dall’altra il Cuore di Gesù, oppure in alcuni casi lo stemma dell’Ordine Carmelitano. Possiamo considerarla come una miniatura dell’abito carmelitano e per questo è solitamente di tela. Il fedele che si riveste dello scapolare entra a far parte della famiglia carmelitana e si consacra alla Madonna. Lo scapolare è quindi un segno visibile dell’alleanza con Maria.

IL PERDONO DEL CARMINE


La Santa Chiesa Cattolica concede l'Indulgenza plenaria, applicabile per sè o per le anime dei defunti, al fedele che, dal mezzogiorno del 15 alla mezzanotte del 16 luglio, nella solennità della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, visita una Chiesa o un Oratorio pubblico dell'Ordine Carmelitano.
Condizioni:
1. Essere battezzato e non scomunicato;
2. Avere l'intenzione di ottenere l'Indulgenza;
3. Conversione del cuore ed esclusione di qualsiasi affetto dal peccato, anche veniale;
4. Confessione sacramentale individuale;
5. Partecipare alla S. Messa e Comunione eucaristica;
6. Dal mezzogiorno del 15 a tutto il 16 luglio, visita di una Chiesa o di un Oratorio carmelitano e, durante la visita, rinnovo della professione di Fede, mediante la recita del:
- Credo (per riaffermare la propria identità cristiana);
- Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre o altra preghiera, secondo le intenzioni del Papa.
Il giorno della visita, con la recita del Padre nostro e del Credo, può essere spostato alla Domenica precedente o successiva al 16 Luglio (incominciando in ogni caso dal mezzogiorno della vigilia), per facilitare ai fedeli l'acquisto dell'Indulgenza

ICONOGRAFIA


La Madonna del Carmine viene rappresentata nell'iconografia con il Bambino Gesù in braccio, spesso con abito e scapolare bruni e mantello bianco, nell'atto di mostrare lo scapolare carmelitano. All'immagine di Maria sono spesso associate quelle dei santi dell'ordine o di anime purganti tra le fiamme.

Madonna del Carmelo
titolo Madonna del Carmelo
autore Pittore peligno anno 1931


Madonna del Carmelo


Madonna del Carmelo
titolo Madonna del Carmelo
autore Ambito salentino anno 1870


Ma la Vergine Maria è rappresentata spesso, sempre con in mano lo scapolare del Carmine, ma nell'azione di donarlo a San Simone Stock e al suo ordine religioso affidando come detto particolari promesse a chi l'avrebbe indossato per tutta la vita. Un esempio lo possiamo ammirare con la splendida tela di Marcello Vieri, artista senese del XVIII sec.

Madonna del Carmelo con San Simone Stock
titolo Madonna del Carmelo con San Simone Stock
autore Marcello Vieri anno 1792


Spesso lo scapolare non è quello in formato ridotto ma il vero e proprio indumento carmelitano che ricevette Simone Stock dalla Vergine come nella tela di Graziani E. detto il Giovane, artista bolognese del XVIII secolo.

San Simone Stock riceve dalla Madonna lo scapolare
titolo San Simone Stock riceve dalla Madonna lo scapolare
autore Graziani E. detto il Giovane anno 1739

✝ Pensiero del 16 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, chi non ama, la pianta, e le sue radici, non può dire, d’amare, il suo frutto.

Barbara


Versetto del Giorno

E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo».

Atti degli Apostoli 2:38


Memoria


Oggi, la chiesa, fa memoria liturgica, della Madonna sul Monte Carmelo.


Roberto Rivi, diede come secondo nome MARIA, al figlio secondogenito Rolando, per devozione alla Madonna del Monte Carmelo e per affidamento filiale.


BUON ONOMASTICO AL BEATO ROLANDO MARIA RIVI


Domenica – 15.a Tempo Ordinario – B.V. MARIA DEL MONTE CARMELO
Meditazione sul Vangelo di Mt 13,1-23
Un terreno arato e dissodato.
La parabola del seminatore ci ricorda come sia necessaria la preparazione del terreno affinché il seme possa germinare. Gesù spiega ai suoi discepoli la parabola sottolineando quello che poi la Chiesa chiamerà “iniziazione cristiana”: si diventa cristiani giorno dopo giorno, e c’è bisogno di qualcuno che, passandoci il
testimone (traditio), ci abiliti a riconsegnare ciò che si è ricevuto (redditio), attraverso l’esperienza vissuta.
Perché Gesù parla in parabole e solo alcuni comprendono? Com’è possibile non rimanere affascinati dalle Parole del Cristo, e non coglierne la portata rivoluzionaria ed escatologica, celeste e terrena, e rifiutarle? Chi scopre la forza del Vangelo percepisce una straordinaria luce interiore, una verità, una forza della vita, e non si capacita del fatto che qualcuno rifiuti, resti indifferente, contrasti. Oggi comprendiamo come molto dipenda dall’atteggiamento degli ascoltatori, ma anche dall’opera del seminatore che deve anzitutto ben preparare il terreno. L’organizzazione della semina passa anche attraverso la personale testimonianza, lo stile, la coerenza. Un comportamento errato la può offuscare e farla diventare controproducente. Gesù stesso parla di campi seminati, e chi ha dimestichezza con la campagna conosce bene la fatica e gli odori dei campi arati e dissodati. Impariamo dalla pazienza del contadino, che irriga, pulisce, sistema la terra perché gli evangelizzatori non possono essere distaccati dalla terra e dagli uomini. I sacerdoti in particolare sono invitati a una verifica: discorsi, prediche, interventi ben fatti, con un’oratoria invidiabile, forbiti nel linguaggio e perfetti nelle citazioni sono, talvolta, così poco incisivi! Le parole possono essere vuote e vane, se non vengono accompagnate da una sincera testimonianza di vita. Gli errori e i peccati sono perdonati quando c’è il desiderio e l’impegno per una sincera conversione. Perché mai gettare il seme tra le spine, o sulla strada o in tutti quei posti dove è chiaro che non potrà crescere? Ancora una volta dobbiamo aprirci alla speranza: le spine possono seccare, la strada diventare terra fertile, i sassi tolti. C’è sempre una possibilità di cambiamento: il deserto diventa giardino, il raccolto è abbondante, perché Dio è fedele alle promesse e non dimentica il suo popolo. Seminiamo ovunque, senza calcoli e cautele.
Il Vangelo ci racconta - se si eccettua l’ultima frase - la storia di una catastrofe. Tutto comincia nella speranza e, nonostante questo, non tarda ad essere ridotto ad un nulla: gli uccelli mangiano il seme; il terreno pietroso gli impedisce di mettere le radici; le piante spinose lo soffocano... tutto segue il suo corso disperante.
Tuttavia, in mezzo a questa catastrofe, Dio annuncia il suo “ma”: in mezzo al campo di concentramento di Auschwitz, padre Kolbe - morendo nel "bunker della fame" - loda ancora Dio onnipotente.
Nella parabola del seminatore si incontra il “ma” di Dio: ci sono poche speranze, ma vi è almeno una terra buona per portare cento frutti.
È con gli occhi di Gesù che bisogna leggerle questo genere di storie catastrofiche. E bisogna leggerle con Gesù fino in fondo.
La prima parte mostra che tutto è vano. Eppure la storia di questa sconfitta porta ad una conclusione inattesa. Dio, nella sua infinita misericordia, non lascia che il seminatore soccomba come un personaggio tragico.
Forse abbiamo qui, davanti a noi, una legge che vale per tutte le azioni di Dio nel mondo. Poiché la causa di Dio nel mondo è spesso povera e poco appariscente. Quando la si prende a cuore, si può soccombere alla tentazione della disperazione. Ma le storie di Dio hanno un lieto fine. Anche se all’inizio nulla lascia presagirlo.
Forse Gesù non racconta solo questa storia alle persone che sono sulle rive del lago. Forse la racconta a se stesso per consolarsi. Si chiede: cosa sarà di ciò che intraprendo? Si scontra con la cecità, il rifiuto, la pedanteria e la violenza. Non è ignaro delle sconfitte. “Ma” la sua parola porta i suoi frutti nel cuore degli uomini.

Domenica 16 Luglio

B.V. Maria del M. Carmelo (mf); B. Irmengarda; S. Antioco  

15.a del Tempo Ordinario (anno A)

Is 55,10-11; Sal 64; Rm 8,18-23; Mt 13,1-23 

Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:
«Chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Matteo 13,19.23)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 64)

 Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.

Tu visiti la terra e la disseti,

la ricolmi di ricchezze.

Il fiume di Dio è gonfio di acque;

tu prepari il frumento per gli uomini. 

Così prepari la terra:

ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,

la bagni con le piogge

e benedici i suoi germogli.  

Coroni l’anno con i tuoi benefici,

i tuoi solchi stillano abbondanza.

Stillano i pascoli del deserto

e le colline si cingono di esultanza. 

I prati si coprono di greggi,

le valli si ammantano di messi:

«Gridano e cantano di gioia!». 

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:
«Chiunque trova lui, ha la vita eterna».
(Matteo 13,19.23)








15 luglio, 2023

Memoria Nel 1624, in questo giorno, ci fu, il ritrovamento delle ossa, di santa Rosalia.

 Memoria


Nel 1624, in questo giorno, ci fu, il ritrovamento delle ossa, di santa Rosalia.

15 luglio 1624

Nel luogo indicato, sotto una grande lastra di marmo, vengono ritrovate ossa umane che emanano un intenso profumo di fiori.

Sul monte salgono molte persone, pregano, bevono l’acqua e ottengono così molte guarigioni miracolose.

Le ossa vengono pulite e portate in città nella cappella dell’Arcivescovo Giannettino Doria che vorrebbe certezza sull’autenticità dei resti.


11 luglio, 2023

Memoria veine recuperato il corpicino ormai esanime del piccolo Alfredino Rampi

Memoria

11 luglio 1981 11 luglio 2023

Alle 15 dell’11 luglio il recupero. Sarà Spartaco Stacchini, 37 anni all’epoca, a separare il corpo di Alfredino dalla terra indurita dall’azoto liquido. «Quando arrivò in superficie - sottolineò Stacchini nelle cronache dell’epoca - era ridotto a un blocco di ghiaccio, fu un momento molto emozionante».





San Benedetto da Norcia

 San Benedetto da Norcia

autore: Hans Memling anno: 1487 titolo: Trittico di Benedetto Portinari luogo: Galleria degli Uffizi

Nome: San Benedetto da Norcia
Titolo: Abate, patrono d'Europa
Nascita: 480, Norcia
Morte: 21 marzo 547, Montecassino, Frosinone
Ricorrenza: 11 luglio e 21 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa
Sito ufficiale:ora-et-labora.net


S. Benedetto, padre del monachismo d'Occidente, restauratore dello spirito cristiano dei suoi tempi, nacque a Norcia, nell'Umbria, dalla nobile famiglia Anicia nel 480. Inviato a Roma per addottorarsi nelle discipline liberali, tosto si ritirò dal mondo. Prese dimora nello speco di Subiaco ove rimase per tre anni nascosto e ignoto a tutti, conducendo vita penitente e angelica. Essendosi sparsa la fama della sua santità, alcuni monaci si posero sotto la sua guida sapiente ed illuminata. Ma la sua condotta era un continuo rimprovero e uno stridente contrasto con la loro vita rilassata. Non volendo essi sottomettersi ai suoi richiami, tentarono di avvelenarlo: però, fatto egli, come era suo costume, il segno della croce, ii bicchiere che gli veniva presentato si spezzò.

Allora ii nostro Santo si ritirò nuovamente nella solitudine, e accorrendo a lui gran numero di discepoli, dovette costruire dodici monasteri. Si trasferì poi a Montecassino, ove, abbattuta la statua di Apollo, fondò quel celebre monastero, meraviglia di bellezza e di arte, da cui partirono i primi apostoli benedettini. Qui creò la sua nota regola nella quale si organizzava nei minimi particolari la vita dei monaci all'interno di una "corale", questa filosofia dava nuova ed autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente. I concetti principali erano due stabilitas loci (l'obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero) e la conversatio(la buona condotta morale, la pietà reciproca e l'obbedienza all'abate), il "padre amoroso" (il nome deriva proprio dal siriaco abba, "padre") mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano nel segno del motto ora et labora ("prega e lavora").

S. Benedetto fu dotato da Dio del dono della profezia: predisse. tra l'altro le gesta e il tempo della morte a Totila, re del Goti. Pochi mesi prima predisse la propria morte: sei giorni innanzi si fece aprire il sepolcro; il sesto giorno, portatosi in chiesa a ricevervi l'eucarestia, spirò tra le braccia dei suoi monaci. La sua anima fu vista salire al cielo su un fulgore di luci mentre un uomo diceva: «Questa è la via per cui Benedetto ascende al cielo ». Aveva oltre sessanta anni.

« S. Benedetto, scrive D. Guéranger, è il padre dell'Europa perché egli per mezzo dei suoi figli numerosi come le stelle del cielo e l'arena del mare, ha rialzato gli avanzi della società romana, schiacciata sotto l'invasione dei barbari; ha presieduto allo stabilimento del diritto pubblico e privato delle nazioni, ha portato il Vangelo e la civiltà nell'Inghilterra, nella Germania, tra i popoli del Nord e perfino tra gli Slavi; ha distrutto la schiavitù, insegnata l'agricoltura e salvato infine il deposito delle lettere e delle arti dal naufragio che sembrava inghiottirle senza speranza di salvezza ».

Tanto fu grande il suo spirito di mortificazione ed estrema e delicata la sua purezza, che non esitò a ravvolgersi tra le spine per vincere una violenta tentazione.

Grandissima fu la sua prudenza di legislatore e di direttore di anime: egli è uno dei quattro grandi patriarchi d'Occidente e le sue regole sono tutt'ora adottate e seguite da molte famiglie religiose.

L'ordine religioso fondato da S. Benedetto si estese in tutto il mondo, e diede un numero grandissimo di santi, papi, vescovi e personaggi illustri. Tra i santi benedettini più celebri si annoverano S. Mauro Abate e S. Placido Martire, S. Willibrodo, S. Vifrido, S. Ruberto, S. Bonifazio, S. Gregorio Magno, S. Agostino di Canterbury, per non dire di tanti altri.

Le comunità benedettine e il calendario della Forma straordinaria lo ricordano il 21 marzo, mentre la Chiesa cattolica invece lo celebra l'11 luglio, da quando Papa Paolo VI il 24 ottobre 1964 con il breve Pacis nuntius proclamò san Benedetto da Norcia patrono d'Europa in onore della consacrazione della Basilica di Montecassino.

PRATICA. Da questo Santo impariamo la prontezza e l'estrema decisione nello scacciare le tentazioni.

PREGHIERA. Deh! Signore, ci renda accetti l'intercessione del San Benedetto, affinché quello che non possiamo con i nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio

MARTIROLOGIO ROMANO. A Montecassino il natale di san Benedétto Abate, il quale restaurò e meravigliosamente propagò nell'Occidente la disciplina monastica, che era quasi estinta. La sua vita, gloriosa per virtù e per miracoli, fu scritta dal beato Gregório Papa.

PROVERBIO. San Benedetto la rondine sotto al tetto

ICONOGRAFIA


Nell'iconografia San Benedetto è raffigurato solitamente come un anziano barbuto vestito con il saio nero da abate, sostituito poi dal XV secolo da quello bianco dell’ordine riformato. Suoi attributi sono il libro della regola, il bastone abbaziale e talvolta un fascio di verghe, simbolo di disciplina e penitenza, come nella splendida tavola di Bernardo Daddi, artista fiorentino attivo agli inizi del XIV sec.

San Benedetto da Norcia
titolo San Benedetto da Norcia
autore anno


San Benedetto da Norcia
titolo San Benedetto da Norcia
autore Bernardo Daddi anno XIV sec


In alcune rappresentazioni è presente anche santa Scolastica, sua sorella gemella, badessa del monastero di Subiaco.

San Benedetto e Santa Scolastica
titolo San Benedetto e Santa Scolastica
autore Giuseppe Santini anno XVII sec


Oltre le classiche riproduzioni del santo di Norcia esistono anche altre opere caratterizzate da due attributi importanti: la coppa e il corvo. Si tratta di episodi ritratti nell'agiografia che redige papa Gregorio Magno nel secondo libro dei suoi Dialoghi, interamente dedicato al santo di Norcia.

La coppa, quasi sempre contenente un serpente, è il simbolo di un tentativo di avvelenamento che vide come protagonisti Benedetto da Norcia e alcuni monaci, presso Vicovaro (Roma). Questi ultimi, vedendo «che sotto la sua direzione le cose illecite non erano assolutamente permesse e d’altra parte le inveterate abitudini non se la sentivano davvero di abbandonarle» (Gregorio Magno, Dialoghi, II, 3), decisero di liberarsi di san Benedetto mediante una coppa di vino avvelenato. Quando il santo tracciò un segno di croce sopra la coppa, nell’intento di benedirla, questa si infranse, «come se al posto di una benedizione vi fosse stata scagliata una pietra» (ibidem).

San Benedetto da Norcia
titolo San Benedetto da Norcia
autore Ricardo Cinalli anno XXI sec


L’immagine del corvo rimanda anch'essa ad un secondo tentativo di avvelenamento, «tristo costume dei cattivi» (ibidem), ai danni di Benedetto. L’episodio narra di come il sacerdote Fiorenzo, «istigato dallo spirito maligno e bruciante d’invidia per i progressi virtuosi dell’uomo di Dio», (ivi, II, 8) inviò a Benedetto un pane avvelenato. Avvedutosi dell’inganno, Benedetto comandò ad un corvo che «veniva abitualmente dalla vicina selva […] e beccava poi il pane dalle mani di lui» di raccogliere quel pane e gettarlo in un luogo dove nessun altro avrebbe potuto cibarsene. Il corvo «l’afferrò col becco, lo sollevò e volò via» (ibidem). Secondo alcune interpretazioni, l’episodio del corvo e del pane rimanderebbe ad Elia, cui i corvi «portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera» (1Re 17,6).

San Benedetto da Norcia
titolo San Benedetto da Norcia
autore Tommaso Bona anno XVI sec