✝
SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B.
V. M.
GIUDICE ROSARIO
ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE
ANCHE DELLA FEDE_Beato
Caro
Rosario
Angelo, oggi
due anni che stato beatificato e trenta anni, fa
i tuoi cari genitori incontravano Giovanni Paolo II.
Barbara
Versetto
del Giorno
Buono
e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli
umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie.
Salmo
25:8-9
Memoria
di Aldo Moro e di Peppino Impastato
09
MAGGIO 1978 09 MAGGIO 2023
Martedì – 5.a di Pasqua
Meditazione sul Vangelo di Gv 14,27-31a
Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Dopo
aver fondato varie comunità cristiane, Paolo designa degli anziani perché se ne prendano cura. Nel Vangelo, il Signore dona ai suoi discepoli la sua pace, diversa da quella promessa dal mondo.
“Pace”, ovvero “shalom”, era il saluto abituale tra gli ebrei. Il termine non indica solo la mancanza di conflitti, ma una vita piena, vissuta nella felicità e in salute. Le parole di Gesù non sono parole di augurio ma di dono: egli possiede quella pace che nella Bibbia è presentata come dono che Dio farà nei tempi messianici (Sal 72,7; Is 66,12). Gesù, dunque, può donare quella pienezza di vita, perché con la sua vittoria sulla morte si presenta come la via che conduce verso il Padre. Una pace che sarà accompagnata dalla gioia per chi, davanti alla morte e alla risurrezione del Signore, crederà alle sue parole e ricorderà che la croce non è il segno della vittoria del principe del mondo, ma solo un evento che lo riporterà al Padre e che aprirà in modo definitivo e per ogni uomo l’accesso alla comunione con Dio stesso. Per Gesù, infatti, la morte è sì separazione, ma soprattutto ricongiungimento con il Padre e con i discepoli: dice, infatti: «vado e tornerò da voi». Non sempre, però, nella nostra vita sperimentiamo questa pace che viene da Gesù, questa pienezza di Vita. Ma quando questo avviene, cosa possiamo fare? Sant’Ignazio di Loyola, nelle sue regole di discernimento all’interno degli Esercizi Spirituali, offre indicazioni concrete per approfittare di questi momenti di consolazione, di comunione profonda con il Signore. La prima indicazione è di godersi questo momento di pace e consolazione diventando consapevoli del dono ricevuto: questo permette di fortificare il nostro cuore, accumulando forze e fiducia per quando verrà la tristezza. La seconda, invece, invita a non “gonfiarsi” perché il Signore è con noi, ma a ricordare quanto poco valiamo quando siamo presi dal turbamento e dal dolore.
Ad Auschwitz, nel campo di concentramento, c’era un carcere: il famigerato Blocco II. Là, in una cella sotterranea san Massimiliano Kolbe è morto d’inanizione dopo una lunga e penosa agonia, attorniato da ogni tortura e miseria umana. Fuori c’era il cortile in cui circa ventimila uomini furono assassinati; di fianco, l’“ospedale” in cui si praticava la vivisezione su esseri umani, mentre, in fondo alla strada, si trovava il forno crematorio. Eppure, nel cuore di padre Kolbe regnava quella pace che Cristo aveva promesso di dare ai discepoli che, seguendo il suo esempio, sarebbero morti per la vita di altri.
In circostanze simili, san Tommaso More pregava nella torre di Londra: “La perdita dei beni temporali, degli amici, della libertà, della vita e di tutto il resto non è nulla se si guadagna Cristo”.
Il potente di questo mondo regna per mezzo della paura e dell’intimidazione. Ma Cristo dice: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.
Ci dà in dono la pace, non la pace del mondo, cioè la pace della sazietà e della noia, la pace nata dal compromesso, la pace dei morti viventi, ma la pace dell’unione con Dio, nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Una tale pace, nata nel perdono dei peccati e nutrita dall’amore, l’amore di Dio per noi, aumenta in proporzione a ciò che soffriamo per Cristo.
Martedì 09 Maggio
S. Pacomio; S. Isaia pr.; B. Forte Gabrielli
5.a di Pasqua
At 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31
I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno
Cristo doveva patire e risorgere dai morti, ed entrare così nella sua gloria.
(Luca 24,46.26)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 144)
Rit: I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.
Canti la mia bocca la lode del Signore
e benedica ogni vivente il suo santo nome,
in eterno e per sempre.
Cristo doveva patire e risorgere dai morti, ed entrare così nella sua gloria.
(Luca 24,46.26)