✝
SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B.
V. M.
GIUDICE ROSARIO
ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE
ANCHE DELLA FEDE_Beato
Rosario Angelo,
dentro alla Passione di Gesù, c’è la Passione, per ogni UOMO e
d’ogni UOMO, grazie di cuore, per il VOSTRO SACRIFICIO.
Barbara
Versetto
del Giorno
Gesù
le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche
se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno.
Credi tu questo?».
Giovanni
11:25-26
BUONA DOMENICA Delle Palme a tutti detta anche DOMENICA DI PASSIONE
DEL SIGNORE a tutti
DOMENICA DELLE PALME: PASSIONE DEL SIGNORE DETTA ANCHE DOMENICA DI PASSIONE
Meditazione sul Vangelo di Mt 26,14 – 27,66
Cristo umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Con
questa domenica entriamo nella Settimana Santa che avrà il suo culmine nel Triduo pasquale. La liturgia ci offre una grande ricchezza di testi, dato che in questa domenica la celebrazione si apre con il vangelo che presenta l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, segno profetico del re giusto e vittorioso, che viene «nel nome del Signore». Sull’asina, predetta dai profeti come cavalcatura del Messia, Gesù si lascia osannare non per ricercare un successo umano, ma per realizzare la volontà del Padre. Siamo dentro il mistero pasquale che coniuga passione e risurrezione, umiltà e vittoria, sacrificio e comunione. La liturgia della Parola si apre con uno squarcio profetico sul Servo del Signore, un personaggio misterioso presentato da Isaia in più parti del suo libro. La chiesa, fin dai suoi esordi, ha identificato con Gesù Cristo questo sofferente che non si sottrae al dolore, che affronta il dileggio e la tortura certo che Dio lo assiste. Il salmo responsoriale orienta il nostro sguardo al Crocifisso che non esita a rivolgersi al Padre anche fra gli spasmi della morte. Il canto risponde alla profezia di Isaia con le parole usate da Gesù sulla croce, così anche noi riconosciamo in quel servo sofferente il nostro Salvatore. La seconda lettura, con un antico inno cristologico, ci invita ad assumere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo che si offre, che assume totalmente la nostra natura umana fino alla morte per giungere alla gloria della vittoria così che «ogni ginocchio si pieghi… e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore». Questo vuol dire che nella Passione di Gesù noi celebriamo già tutto il mistero pasquale. È importante non cadere nel pietismo, per cui oggi piangiamo per le ferite di Gesù e domenica prossima invece saremo felici! Ogni domenica celebriamo tutto il mistero pasquale. La narrazione della Passione di Cristo, il racconto più dettagliato di tutto il vangelo, è il nucleo del vangelo stesso, perché anche la Passione, in tutte le sue modalità, è parte del piano salvifico di Dio. Non siamo di fronte a un semplice resoconto dei fatti, ma a un annuncio di salvezza. Cristo non ha esitato ad abbracciare la morte, per passare egli stesso attraverso questo tunnel buio e portarci alla luce della risurrezione. Il discepolo è colui che può vivere con fede la stessa esperienza del suo maestro, assumerlo come modello per andare dove va il suo Signore. Ci accompagnino in questo tempo le parole dell’orazione di colletta: «O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente l’insegnamento della sua Passione, per partecipare alla gloria della sua risurrezione».
È allo stesso tempo l’ora della luce e l’ora delle tenebre.
L’ora della luce, poiché il sacramento del Corpo e del Sangue è stato istituito, ed è stato detto: “Io sono il pane della vita... Tutto ciò che il Padre mi dà verrà a me: colui che viene a me non lo respingerò... E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti l’ultimo giorno” (Gv 6,35-39). Come la morte è arrivata dall’uomo così anche la risurrezione è arrivata dall’uomo, il mondo è stato salvato per mezzo di lui. Questa è la luce della Cena.
Al contrario, la tenebra viene da Giuda. Nessuno è penetrato nel suo segreto. Si è visto in lui un mercante di quartiere che aveva un piccolo negozio, e che non ha sopportato il peso della sua vocazione. Egli incarnerebbe il dramma della piccolezza umana. O, ancora, quello di un giocatore freddo e scaltro dalle grandi ambizioni politiche.
Lanza del Vasto ha fatto di lui l’incarnazione demoniaca e disumanizzata del male.
Tuttavia nessuna di queste figure collima con quella del Giuda del Vangelo. Era un brav’uomo, come molti altri. È stato chiamato come gli altri. Non ha capito che cosa gli si faceva fare, ma gli altri lo capivano? Egli era annunciato dai profeti, e quello che doveva accadere è accaduto. Giuda doveva venire, perché altrimenti come si sarebbero compiute le Scritture? Ma sua madre l’ha forse allattato perché si dicesse di lui: “Sarebbe stato meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”? Pietro ha rinnegato tre volte, e Giuda ha gettato le sue monete d’argento, urlando il suo rimorso per aver tradito un Giusto. Perché la disperazione ha avuto la meglio sul pentimento? Giuda ha tradito, mentre Pietro che ha rinnegato Cristo è diventato la pietra di sostegno della Chiesa. Non restò a Giuda che la corda per impiccarsi. Perché nessuno si è interessato al pentimento di Giuda? Gesù l’ha chiamato “amico”. È veramente lecito pensare che si trattasse di una triste pennellata di stile, affinché sullo sfondo chiaro, il nero apparisse ancora più nero, e il tradimento più ripugnante? Invece, se questa ipotesi sfiora il sacrilegio, che cosa comporta allora l’averlo chiamato “amico”? L’amarezza di una persona tradita? Eppure, se Giuda doveva esserci affinché si compissero le Scritture, quale colpa ha commesso un uomo condannato per essere stato il figlio della perdizione?
Non chiariremo mai il mistero di Giuda, né quello del rimorso che da solo non può cambiare nulla. Giuda Iscariota non sarà più “complice” di nessuno.
Domenica 02 Aprile
DOMENICA DELLE PALME (anno A) [PASSIONE DEL SIGNORE]
S. Francesco da Paola; S. Abbondio
[Ingr: Mt 21,1-11] Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14 – 27,66
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Gloria e lode a te, o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, ed a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra d'ogni nome.
Gloria e lode a te, o Cristo!
(Filippesi 2,8-9)
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 21)
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
"Si rivoga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!".
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d'Israele.
Gloria e lode a te, o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, ed a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra d'ogni nome.
Gloria e lode a te, o Cristo!
(Filippesi 2,8-9)