Lutto per la Diocesi di Reggio e Guastalla: morto don Raimondo Zanelli
Aveva 90 anni. Era parroco emerito di Cavola di Toano, Corneto e Cerrè Marabino.
CASTELNOVO MONTI (Reggio Emilia) – Lutto in montagna per la morte, questa mattina a quasi 91 anni (li avrebbe compiuti l’8 aprile) di don Raimondo Zanelli, parroco emerito di Cavola di Toano, Corneto e Cerrè Marabino, ritiratosi da alcuni anni presso Villa Paola a Castelnovo Monti. Era ricoverato da ieri all’ospedale “Sant’Anna” per un aggravamento improvviso delle sue condizioni di salute.
Nato a Palareto di Felina l’8 aprile 1929 da famiglia numerosa e tradizionalmente molto attaccata alla parrocchia, dopo gli studi seminaristici a Marola e Albinea, aveva ricevuto la consacrazione sacerdotale nella chiesa di Felina per le mani del vescovo compaesano monsignor Sergio Pignedoli il 4 luglio 1954.
Ancora seminarista, fu testimone dell’uccisione del suo “cappellanino” don Giuseppe Iemmi, il 19 aprile 1945. Sulla salma insanguinata del giovane sacerdote aveva chiesto alla Madonna la grazia di poter prendere il suo posto, di diventare anche lui sacerdote con quell’ardore missionario, quella serenità di spirito, quella capacità di apertura e di servizio che aveva caratterizzato il breve sacerdozio di don Iemmi. Dopo l’ordinazione don Raimondo fu subito parroco a Succiso (1954-1962) e vicario economo a Miscoso (1957-1962). Nel 1962 divenne parroco di Cavola, poi anche di Cerrè Marabino e di Corneto: parrocchie che il presbitero ha voluto continuare a curare anche quando le energie fisiche si sono rarefatte.
Nelle comunità che ha servito don Zanelli ha mostrato l’innato desiderio della fraternità sacerdotale e un legame fortissimo con il suo popolo: era infatti capace di stare vicino alla gente con grande umanità. A Cavola sono soprattutto i giovani di allora e di adesso a ricordarlo. Già dai primi anni entrava nelle classi elementari per le lezioni integrative di religione e gli alunni pendevano dalle sue labbra. Dirette e vivaci erano anche la sua predicazione e le sue relazioni con i parrocchiani. Un sacerdote umile, servizievole, capace di parlare con tutti, con linguaggio semplice, ma, nel medesimo tempo, preciso nel dogma e nella morale. La sua ultima malattia lo ha visto costantemente circondato da parrocchiani. Sempre sereno, sorridente e con quella scherzosità che ha caratterizzato la sua vita donando al prossimo tanto buon umore.
Nel pomeriggio di venerdì 7 febbraio la salma di don Raimondo viene trasferita nella chiesa di Cavola, dove si reciterà il santo Rosario sia venerdì che sabato alle ore 20.30. Il funerale sarà celebrato domenica 9 febbraio alle ore 14.30 nella palestra del “CavolaForum”, in via Santa Maria a Cavola di Toano; presiederà la Messa il Vicario generale monsignor Alberto Nicelli. Il vescovo Massimo Camisasca, impegnato nella visita pastorale, celebrerà la Messa di suffragio in una successiva occasione.
Dopo le esequie la salma di don Zanelli verrà sepolta nel cimitero di Cavola.
PROFILO DI UN SACERDOTE AMICO
60° di Parocato
Raccontare di Don Raimondo Zanelli da Pallareto di Felina, è come iniziare una favolosa “soap opera” a capitoli per poi collocare il titolo alla fine, come nei libri arabi, perché si conosce il tutto solo dopo.
Altri attiveranno la cronologia della sua azione pastorale che io non intendo scandire per non dare la impressione di scrivere un epitaffio, un memoriale, e più marcatamente una commemorazione.
Come amico intendo solo evidenziare alcuni aspetti della sua poliedrica personalità.
In primo luogo si deve sottolineare la gara che i confratelli ingaggiano per assicurarsi la sua compagnia in occasione di gite, incontri, simposi, cene, pranzi …
Il suo arguto e fine umorismo è in grado di insaporire anche i cibi più scialbi e le gite più sciatte.
Con lui ogni piccolo evento diventa “un girotondo” di gioia e di allegria.
Quando giungerà alla casa del Padre, fra molti anni, il Signore lo affiderà a San Filippo Neri o a Trilussa se già si trova lì.
Ha inoltre un modo di esporre le fede che è lontano anni luce dal linguaggio dei politici: il suo è un incedere lineare e comprensibile.
Quando ci si pone in ascolto delle sue omelie o catechesi, è come entrare nella Cappella degli Scrovegni a Padova, dove i colori, le figure, la luce ti prendono e sono di immediata comprensione.
Il segreti del suo fascino? E’ una persona rassicurante, è un uomo paziente, è un parroco paterno, non entra in competizione con nessuno.
La sua bellezza somatica non intimorisce le persone che incontra, perché non è eccessiva, non ti tramortisce! La cordialità e la simpatia sono in Don Raimondo ridondanti, inversamente proporzionali al suo incedere dinoccolato!
La sua bellezza è “pura astrazione” stride con lo splendore della Venere di Milo, attraverso la quale, tuttavia, come in uno specchio appannato si intravede una grande ricchezza e bellezza dello Spirito.
Il segmento maggiore della sua vita sacerdotale si innesta nel corsivo del grazioso paese di Cavola.
Non si può immaginare Cavola disgiunto dell’amabile presenza del parroco Don Raimondo Zanelli.
Cavola rimane il suo anello nuziale.
Io “in primis” come fraterno amico, e assieme a me molti sacerdoti e fedeli di Cavola, rivolgiamo un sincero ringraziamento a Don Raimondo per i molti anni trascorsi in questa parrocchia, da lui profondamente amata.
Ci uniamo a tutti, per un augurio di lungo percorso.
Don Achille Lumetti
e amici Sacerdoti.
Addio a don Raimondo Zanelli, parroco della montagna
La montagna piange il suo parroco, don Raimondo Zanelli. Si è spento nella mattinata di oggi dopo un brevissimo ricovero dalla giornata di ieri.
Il 90enne religioso era nato a Felina l’8 aprile 1929 ed era sicuramente conosciuto per essere stato per oltre mezzo secolo parroco di Cavola – parrocchia dove entrava il 5 agosto 1962, cui presto si sarebbero aggiunte Corneto e Cerrè Marabino -. Però era assai apprezzato ben oltre i confini montanari.
Terzultimo di nove fratelli, nacque dai genitori Maria Ganapini ed Enrico, che morì quando Raimondo aveva solo 13 anni. Bambino ubbidiente, disciplinato e studioso, su insistenza di don Anastasio Corsi, a dieci anni il piccolo Zanelli varcò il portone del seminario di Marola, rischiando anche lui – Rolando Rivi, il seminarista ucciso pochi giorni prima della liberazione, fu compagno di banco – l'occupazione per mano di partigiani rossi. Venne ordinato sacerdote nella chiesa di Felina il 4 luglio 1954 dal vescovo Sergio Pignedoli. L’8 dicembre dello stesso anno, a Roma, diventava prete anche il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei e Vicario di Roma. Fu parroco a Succiso, dal 1952 al 1962, vice economo a Miscoso dal 1957 al 1962, quindi a Toano dal 1977 al 1978. Divenne parroco di Cavola il 5 agosto del 1962, giorno del santo patrono, la Madonna della Neve. Poi prese servizio anche a Cerrè Marabino, nel 1970, e a Corneto, nel 1995. È stato anche professore alle scuole superiori. A Don Raimondo si devono la restaurazione del santuario della Madonna della Neve, della chiesa di S. Michele Arcangelo e della torre campanaria, distrutta nel terremoto del 1920, in cui si trovano cinque antiche campane dedicate alla Madonna, ai Santi e ai defunti. Nel 2002, in occasione dei festeggiamenti dei quarant’anni di presenza di don Raimondo a Cavola, è stato pubblicato un opuscolo sulla vita del sacerdote, a cura di Ivo Rondanini, che ha delineato una figura di prete “calamitante”, dalla personalità poliedrica. e, quindi, parroco di Cavola, Cerrè Marabino, Corneto sino al momento del ritiro. Dopo la rottura del femore e un lungo ricovero, era da due anni ospite a Villa Paola di Castelnovo Monti.
Chi lo ha conosciuto personalmente sa che era un parroco alla vecchia maniera di quelli che, potevi starne certo, avevano un dialogo diretto con Dio, forse alla don Camillo. E, certo, con le sue parole, degne della nota figura di Guareschi, riusciva a esprimersi alquanto bene nelle prediche, nel dialogo con le persone, nell’accudire e visitare gli ammalati. Un profilo che emerge anche da alcune sue interviste negli anni a Redacon.
E proprio in tal senso ne parla ricorda don Giancarlo Bertolini, parroco dell’Unità Pastorale Santa Maria in Castello di Toano: “Umanamente lo ricordo come un parroco zelante, un vero uomo di Dio che ha seminato la sua parola con gioia e col sorriso sulle labbra. Si è preso cura delle persone, dai piccoli ai vecchi. Ma sapeva anche scherzare. Aveva il grande dono di sapere comunicare facilmente e stava volentieri tra le persone. Lo ricordo per il suo essersi speso, in tutti questi anni, anni per le sue comunità”.
Negli ultimi anni don Raimondo Zanelli era balzato agli onori della cronaca per avere alzato il dito sul tema della discarica di Poiatica, promuovendo silenziose fiaccolate a fianco dei comitati. E, forse, non avrebbe immaginato di riuscire portare a termine questa lotta così come poi è accaduto lo scorso anno.