Omelia per la V domenica di Quaresima, nella commemorazione del martirio del beato Rolando Rivi
Cari fratelli e sorelle,
il 13 aprile di 74 anni fa, poco lontano da qui, il beato Rolando Rivi viveva il suo martirio. Lo ricordiamo solennemente oggi in questo santuario a lui dedicato, con qualche giorno di anticipo, in occasione dell’ultima domenica di Quaresima.
La figura di Rolando, che tutti ben conosciamo, può aiutarci a comprendere il senso profondo delle letture che abbiamo ascoltato, in modo particolare il brano di san Paolo e la pagina giovannea dell’adultera perdonata. I santi sono infatti i migliori esegeti, cioè i più grandi interpreti del Vangelo. Essi, per grazia di Dio e per il merito delle loro eroiche virtù, hanno rivissuto la vita di Gesù dentro le circostanze particolari che sono stati chiamati a vivere, e così hanno riempito il mondo di luce. La loro vita è quindi un’attualizzazione del Vangelo, una concretizzazione eminente di una o più delle parole che Dio ha rivolto al suo popolo e che rimarranno, per tutto il tempo della storia, come fonte somma e irrinunciabile di insegnamento per tutta la Chiesa.
Di Rolando Rivi non sappiamo molto, sia perché la sua vita fu molto breve, sia per il fatto che non ci ha lasciato nulla di scritto. Resta solo una frase, ormai divenuta celebre in tante parti del mondo: “Io sono di Gesù”. Tante volte, in questi anni del mio episcopato, ho cercato di commentare queste parole, così profonde e ricche nella loro semplicità, così alte e drammatiche, per il fatto che furono pronunciate da un giovane ragazzo mentre andava incontro alla morte. La testimonianza di Rolando e il suo messaggio ci consentono oggi di entrare nelle parole che la liturgia ci ha proposto: Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui (Fil 3,8-9).
Gesù è il Signore e conoscerlo, cioè stare con lui e desiderare di vivere come lui, è la cosa più sublime. Tutto il resto non conta nulla. O meglio: tutto il resto ha valore solamente nella misura in cui ci consente di amare di più Cristo e di rendergli gloria. Rolando, per vivere fino in fondo la sua vocazione, ha letteralmente lasciato perdere tutto, addirittura la sua stessa vita. Accettando il supremo sacrificio di sé, è diventato una cosa sola con Gesù, ha conosciuto in pienezza il mistero e la dottrina del suo Maestro. Ed in questo modo ha guadagnato Cristo, ed è stato trovato in lui (cf. Fil 3,9). Già chiedendo d'entrare nel seminario di Marola, Rolando desiderava guadagnare Cristo. Chiedeva cioè di poter essere unito a lui sempre di più e per sempre. Gesù lo ha esaudito presto, attraverso la grazia del martirio. In quel momento, Rolando è stato trovato in lui (cf. Fil 3,9), cioè il Padre ha rivisto nel suo corpo martoriato lo stesso amore rivelato dal Figlio sulla croce. In quel momento, Rolando ha reso gloria a Dio con tutto se stesso, e per questo motivo Dio lo ha glorificato, spalancandogli le porte del Paradiso per sempre e consegnandogli la palma di vittoria del martirio.
Rolando si sentiva chiamato al sacerdozio. Desiderava celebrare il sacrificio dell’altare. Il suo parroco e i formatori del seminario lo avevano confermato in questa intuizione. Poi la sua vita è stata violentemente interrotta e proprio allora, attraverso il martirio, la sua vocazione ha trovato pieno compimento, secondo modalità misteriose ma realissime. Egli ha offerto il sacrificio di sé, in unione al sacrificio di Cristo. Come Gesù, anche Rolando è stato sacerdote e vittima.
A conclusione di questa omelia, vorrei brevemente accennare alla pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato (cf. Gv 8,1-11). Si tratta di un brano molto noto, il cui protagonista assoluto è Gesù (e non tanto l’adultera o gli scribi e i farisei). Attraverso le sue parole e i suoi gesti, infatti, Gesù ci rivela qualcosa del suo cuore: egli è desiderio di vita e di libertà. Certamente il peccato è da condannare e da combattere, perché si oppone al progetto di bene e di felicità che Dio ha per l’uomo. Ma all’origine di questa lotta, cui ciascuno di noi è chiamato, stanno l’amore e la stima che Gesù ha per la persona, la quale sempre può cambiare, sempre può convertirsi, sempre è ed ha un valore. Questo è il messaggio più importante di questa pagina di Vangelo: l’amore di Gesù per ogni uomo e ogni donna, il bene che lui vuole a ciascuno di noi, il rischio che egli è pronto a correre (davanti agli scribi e ai farisei di tutti i tempi, che potrebbero prendersela con lui) per difenderci.
Quando sappiamo, con la mente e con il cuore, che tale è il volto di Gesù, che tanto grande è il suo amore per noi, allora nulla ci fa più paura. E possiamo abbandonarci in pace alla sua volontà, qualunque essa sia. “Io sono di Gesù”, diceva Rolando Rivi. “Io ho un rapporto con lui! Gesù è mio amico!” Ed essendo lui così grande e così buono, è bello dare la vita per lui, imitarlo in tutto ciò che ha fatto, fino al punto d'abbracciare anche noi la croce.
Il beato Rolando interceda per noi presso il Padre e accompagni sempre il nostro cammino.
Amen
✝ Massimo Camisasca FSCB
Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla