†
SUB
TUTELA DEI
S.
T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE
ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA
INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato
Caro
Rosario Angelo, a TE, affido la giustizia in TE, confido.
Barbara
Versetto
del Giorno
La fede dipende dunque dalla predicazione, e la predicazione a sua
volta, si attua per la parola di Cristo.
Romani
10:17
Giovedì – 1.a Quaresima – CATTEDRA DI SAN PIETRO – Festa
Meditazione sul Vangelo di Mt 16,13-19
Il Signore è il mio pastore.
Con la Prima Lettera di Pietro, siamo aiutati insieme agli «anziani» (presbiteri, da cui preti) della comunità ad accudire alle persone «volentieri», non da padroni, né per alcun personale interesse. E questo per attendere «il Pastore supremo». Siamo preparati ad accogliere l’annuncio di Gesù nel Vangelo e vivere un rinnovato buon discernimento.
Siamo al nord di Israele, presso le falde della catena dell’ante-Libano, a Cesarea di Filippo. Gesù pone «ai suoi discepoli» la domanda che si rinnoverà nei secoli e per ogni persona, per concettizzare sul fondativo rapporto, determinante per la vita di tutti. «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Conosciamo la risposta data allora. Possiamo facilmente fare memoria di tutto ciò che i nostri contemporanei, e molte volte i nostri conterranei, hanno detto su Gesù. La risposta di Pietro, nella tradizione evangelica di Matteo, ha una completezza e correttezza ideale: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Ma è nella risonanza che esprime Gesù a Pietro che dobbiamo ulteriormente meditare: “Beato sei tu, Simone…”; tu, Pietro, sei davvero felice della gioia e della felicità possibile nella storia, che Dio dona. «Perché né carne, né sangue»: giacché non la tua consistenza creaturale, né la tua educazione e tradizione vitale, «ma il Padre mio che è nei cieli…» te lo ha rivelato. La fede in Gesù, il Signore, è solo dono, opera di Dio. Per questo è in grado di dare libertà e di sciogliere da ogni vincolo nefasto.
La liturgia di oggi è illuminata dal pensiero della paternità di Dio. Gesù stesso afferma che Pietro ha parlato per ispirazione del Padre, riconoscendo in lui il Messia, il Figlio di Dio: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli". È dal Padre che viene ogni cosa buona, e in particolare è dal Padre che viene la vita soprannaturale, il cui inizio e fondamento è la fede in Gesù.
E anche Gesù è docile al Padre. Non sceglie di sua iniziativa il primo fra gli Apostoli, ma aspetta che il Padre manifesti la sua scelta e soltanto dopo, quando il riconoscimento di Pietro indica la scelta del Padre, dice a Simone, a Pietro: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa". C'è dunque un riconoscimento reciproco, basato sull'iniziativa del Padre. Simone riconosce in Gesù il Figlio di Dio, Gesù riconosce in Simone la pietra fondamentale della sua Chiesa.
Anche nella sua bellissima lettera Pietro rivela la sua docilità all'ispirazione del Padre e la sua riconoscenza verso di lui.
Nei primissimi versetti parla della prescienza del Padre: tutto si compie per iniziativa di Dio, che sceglie i suoi eletti "mediante la santificazione dello Spirito per obbedire a Gesù Cristo".
E subito dopo erompe in una acclamazione: "Sia benedetto Dio e Padre", per i benefici che già ci ha elargito e per quelli che ci ha preparati: "Sia benedetto Dio e Padre del Signore Gesù Cristo: nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati". Dio si è di nuovo
manifestato Padre per noi; già ci aveva dato la vita, ora ci ha nuovamente generati, "mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti". Il Padre si è di nuovo rivelato tale donandoci una vita al di là della morte, una vita, dunque, eterna.
Questa generosità che il Padre ci ha dimostrato nel passato è evidentemente promessa d'una altrettanto grande generosità per il futuro. Infatti, Pietro continua: "Ci ha rigenerati per una speranza viva". Già possediamo la vita eterna, ma in germe, un germe colmo di speranza, teso verso il perfetto compimento. Pietro non ha parole abbastanza belle per descrivere quello che Dio ci darà: "Una eredità che non si corrompe, non si macchia, non marcisce, conservata nei cieli...".
Ed è una prospettiva estremamente positiva. Pietro vede la grande bontà di Dio nel passato, vede la grande bontà di Dio per il futuro.
E fra questi due spazi immensi di gioia c'è un piccolo momento di prova: "Perciò siete ricolmi di gioia anche se ora dovete essere per un po' di tempo afflitti da varie prove".
Realmente tutte le difficoltà, le contrarietà, le tribolazioni della vita, che spesso occupano tutto il nostro orizzonte soffocandoci, Pietro le vede come qualcosa quasi trascurabile, un breve momento di afflizione fra due manifestazioni indescrivibili della bontà e generosità divine.
Ed anche queste prove sono lette in maniera molto positiva: sono necessarie per purificare la nostra fede, come l'oro si purifica nel fuoco.
È molto consolante per noi questa visione della vita cristiana, la vita che noi viviamo giorno per giorno e che san Pietro ci presenta con tanto entusiasmo.
Chiediamo a lui che ci aiuti ad essere docili al Padre e pieni di fiducia nel suo amore.
CATTEDRA DI SAN PIETRO (f); S. Pascasio; S. Margherita da Cortona
1.a di Quaresima 1Pt 5,1-4; Sal 22; Mt 16,13-19
Il
Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: «non manco di nulla».
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Lode e onore a te, Signore Gesù.