✝
SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO
LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato
Caro ROSARIO ANGELO, TU, sei la LUCE,
che illumina il mio Universo.
Barbara
Versetto
del Giorno
Il
Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla; su pascoli erbosi mi
fa riposare ad acque tranquille mi conduce».
Salmo
23:1-2
Domenica – 34.a Tempo Ordinario – SOLENNITÀ CRISTO RE SALVATORE DELL'UNIVERSO (s)
Meditazione sul Vangelo di Mt 25,31-46
Gesù
Cristo è il re dell’universo. Ma la sua regalità si impone silenziosamente e misteriosamente nei cuori di ogni persona regalando la gioia, la pace vera che il mondo non può dare. Il suo è un regno di pace, di giustizia, d’amore e di grazia. Non è un regno che s’impone con la potenza umana, ma che emana dall’abbondanza dell’offerta di se stesso e del suo amore salvifico. Egli è il pastore che è disposto a dare la vita per le sue pecorelle. Di fronte a Lui si dividono gli uomini: vi sono coloro che hanno agito bene nei confronti dei propri fratelli e coloro che invece hanno trascurato di farlo.
La parabola raccontata da Gesù colloca l’uditore dinanzi alla realtà della propria vita: qualunque sia stato il percorso realizzato nella nostra esistenza, qualunque siano state le circostanze favorevoli o meno, le motivazioni, le pressioni ambientali, eccetera, alla fine conterà semplicemente ciò che abbiamo realizzato per Dio e per i nostri fratelli. San Giovanni della Croce diceva: “Al tramonto della nostra vita, saremo giudicati sull’amore”. L’amore produce le opere del bene, il servizio, la donazione disinteressata fino al sacrificio. La festa di Cristo Re ci offre una grande occasione di riflessione personale: Cristo regna anche nel mio cuore? Sono anch’io una persona attenta a coloro che mi stanno accanto? Madre Teresa di Calcutta diceva che lei si sforzava di fare in modo che ognuna delle persone con le quali veniva a contatto, potesse da lei ricevere almeno, per lo meno un sorriso, un gesto di attenzione, di bontà… E sappiamo quanto ha potuto realizzare una persona così! La prima uscita dal Vaticano che Giovanni Paolo II, appena eletto Papa, fu ad un amico Vescovo colpito da un ictus, ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma; tutti ricordiamo poi la visita al suo attentatore nella prigione e tanti altri gesti di carità che risultano spontanei in un cuore rivolto verso dalla preghiera. Noi lasciamo regnare Cristo nel nostro cuore quando lo seguiamo come la pecorella segue il suo pastore, quando crediamo in Lui e ci lasciamo guidare ovunque Lui voglia, anche se non comprendiamo appieno le sue strade, anche se camminiamo per valli oscure. E Lui ci insegna ad essere un pochino anche noi pastori dei nostri fratelli, dei nostri figli, dei nostri parenti e amici, di ognuna delle persone che Dio ci pone accanto. Lasciamoci guidare da Lui e impariamo da Lui e con Lui a donare la vita per le altre pecorelle. Sì, Signore, venga in noi il tuo regno!
Conosciamo questo testo che, ai giorni nostri, è uno dei più citati e discussi. Per alcuni esso riassume quasi tutto il Vangelo. Questa tendenza non dipende da una moda o da una certa ideologia, ma corrisponde a qualcosa di assai più profondo che già esiste in noi. Quando siamo colpiti e sorpresi da un’idea, da un avvenimento o da una persona, sembriamo dimenticare tutto il resto per non vedere più che ciò che ci ha colpiti. Cerchiamo una chiave in grado di aprire tutte le porte, una risposta semplice a domande difficili.
Se leggiamo questo passo del Vangelo con questo spirito, il solo criterio di giudizio, e di conseguenza di salvezza o di condanna, è la nostra risposta ai bisogni più concreti del nostro prossimo. Poco importa ciò che si crede e come si crede, poco importa la nostra appartenenza o meno a una comunità istituzionale, poco importano le intenzioni e la coscienza, ciò che conta è agire ed essere dalla parte dei poveri e dei marginali.
Eppure, questa pagina del Vangelo di san Matteo è inscindibile dal resto del suo Vangelo e del Vangelo intero. In Matteo troviamo molti “discorsi” che si riferiscono al giudizio finale. Colui che non si limita a fare la volontà di Dio attraverso le parole non sarà condannato (Mt 7,21-27). Colui che non perdona non sarà perdonato (Mt 6,12-15; 1-35). Il Signore riconoscerà davanti a suo Padre nei cieli colui che si è dichiarato per lui davanti agli uomini (Mt 10,31-33). La via della salvezza è la porta stretta (Mt 7,13). Per seguire Cristo bisogna portare la propria croce e rinnegare se stessi. Colui che vuole salvare la propria vita la perderà (Mt 16,24-26). San Marco ci dice anche: Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvato. Colui che non crederà sarà condannato (Mc 16,15-16). Queste parole ci avvertono di non escludere dal resoconto finale la nostra risposta ai doni soprannaturali e alla rivelazione. Guarire le piaghe del mondo, eliminare le miserie e le ingiustizie, tutto questo fa parte integrante della nostra vita cristiana, ma noi non rendiamo un servizio all’umanità che nella misura in cui, seguendo il Cristo, liberiamo noi stessi e liberiamo gli altri dalla schiavitù del peccato. Allora solamente il suo regno comincerà a diventare realtà.
Domenica 26 Novembre
NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO (s)
34.a del Tempo Ordinario
Ez 34,11-12.15-17; Sal 22; 1Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla
Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, di nostro padre Davide!
(Marco 11,9.10)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, di nostro padre Davide!
(Marco 11,9.10)