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04 settembre, 1987

BIOGRAFIA DELLA BEATA PIERINA EUGENIA MOROSINI

 Mercoledì 7 gennaio 1931 Pierina Morosini, primogenita di nove fratelli, nasce nella cascina “Stalle” di Fiobbio, frazione del comune di Albino (Bergamo). Il giorno seguente fu battezzata col nome di Pierina Eugenia, don Antonio Savoldi,   nella nuova Chiesa Parrocchiale di Fiobbio. Primogenita dei nove figli di Rocco Morosini e di Sara Noris, modesti contadini. In famiglia fu educata ad una solida fede cristiana e alla responsabilità sociale. Essendo la primogenita, dovette dare il buon esempio ai fratelli e ben presto aiutare in casa sia nella faccende domestiche, sia accudendo agli altri bambini che la mamma, per guadagnare qualcosa, ospitava in casa. Era una ragazza piuttosto chiusa, ma era dotata di buona intelligenza e sapeva esprimersi bene. Frequentò la scuola elementare fino alla quarta classe a Fiobbio, mentre, per ultimare il corso con la quinta classe, dovette sottoporsi al quotidiano trasferimento a piedi fino ad Albino. Terminate le scuole elementari con pieno successo, frequentò un corso di taglio e cucito e da allora si occupò sempre della confezione dei vestiti per tutti i suoi familiari. Il 18 marzo 1946 Pierina, che aveva allora quindici anni, fu assunta come operaia nel cotonificio Honegger di Albino, dove lavorava a turno, per otto ore consecutive. Dato che il padre era ormai inabile al lavoro, molta parte del peso della famiglia si riversò su di lei. Nel cotonificio Pierina era addetta ai telai e viene descritta dai testi come operaia tra le più diligenti, rispettosa e gentile con tutti, e nello stesso tempo testimone aperta e convinta della propria fede. Si metteva al lavoro con la consapevolezza di una ininterrotta e profonda unione con Dio. «Il lavoro è preghiera», le avevano insegnato. Il lavoro in fabbrica non assorbiva tutte le sue attività. In casa erano le faccende domestiche ad occuparla, in parrocchia le attività pastorali. Partecipava a tutte le forme di apostolato organizzato, prediligendo però le attività formative o di preghiera. Si iscrisse come socia nella A.C. femminile e a sedici anni accettò l’incarico di Delegata delle « Piccolissime ». Allora a Fiobbio tutte le mamme iscrivevano le figlie nelle « Piccolissime ». Pierina faceva inoltre parte del Gruppo Missionario, delle Zelatrici del Seminario di Bergamo, era iscritta all’Apostolato della Riparazione con un ritiro mensile predicato dai Dehoniani e alle « Figlie di Maria » e aveva fatto la vestizione nel Terz’Ordine Francescano. Verso i sedici o diciassette anni manifestò anche il desiderio di farsi religiosa missionaria, ma dovette rinunciare allorché si rese conto di quanto fosse necessario il suo aiuto in famiglia. Consigliata dal direttore spirituale, si impegnò con i voti privati di castità, povertà e obbedienza e si diede una piccola regola di vita in dodici punti, per darsi tutta a Dio e al prossimo e a vivere religiosamente in casa. Il più grande avvenimento della sua vita silenziosa, trascorsa interamente a casa nel suo paese natale, fu la partecipazione ad un pellegrinaggio a Roma, organizzato dalla gioventù femminile di Azione Cattolica, in occasione della beatificazione di Maria Goretti il 27 aprile 1947. «Lasciarsi uccidere a quel modo! Tu lo faresti?», le chiese un’amica. «Perché no?», rispose Pierina. «Vorrei assomigliare a Maria Goretti, vorrei essere come lei». Dieci anni più tardi, nel pomeriggio del 4 aprile 1957, dopo il turno di otto ore in fabbrica, Pierina stava percorrendo un sentiero lungo il monte Misma, che l’avrebbe condotta a casa. Fu avvicinata e brutalmente aggredita da un giovane che voleva approfittare di lei. Ai suoi dinieghi, apertamente motivati con espressioni che si rifacevano alla sua fede religiosa, l’aggressore, che la giustizia riconobbe e condannò, l’uccise fracassandole la nuca con una pietra. Furono intanto avvisati i carabinieri, il parroco, il medico e la Croce Rossa. Il Parroco amministrò l’Olio Santo ed impartì l’assoluzione e Pierina venne subito trasportata all’Ospedale Maggiore di Bergamo. Il parere del medico che la visitò al momento del ricovero non lasciava dubbi: «Abbiamo qui una nuova Maria Goretti». In ospedale Pierina fu sempre in coma. Trascorse la prima notte e verso le 10.15 del 6 aprile 1957 morì. Il 9 aprile, Pierina fu sepolta nel cimitero di Fiobbio con la partecipazione del popolo accorso da tutti i paesi della valle Seriana. Il 10 aprile 1983 la salma venne traslata nella chiesa parrocchiale di Fiobbio e tumulata in un sarcofago di marmo bianco. Le indagini, dopo lunghi accertamenti, portarono all'arresto di un giovane di Albino, poi processato e condannato con sentenza definitiva del maggio 1960, a dieci anni e undici mesi di reclusione (otto anni e undici mesi per omicidio preterintenzionale — due dei quali condonati —, due anni per violenza; estinzione per amnistia del reato di atti osceni). Il «caso» giudiziario si chiuse nel maggio 1963 con il no della Cassazione ad ogni ulteriore ricorso dell'imputato, che tornò libero nel 1965. 28 maggio 1972 è redatto il Libello Supplice o Domanda Ufficiale di apertura del processo Canonico di beatificazione per virtù e martirio di Pierina Morosini 8 dicembre 1975 il vescovo di Bergamo, mons. Clemente Gaddi, apre la Causa di Beatificazione 1983 il corpo della Serva di Dio Pierina Morosini viene traslato dal vicino cimitero nella Chiesa Parrocchiale di Fiobbio 4 ottobre 1987 è beatificata nella Basilica di San Pietro in Roma dal Beato Giovanni Paolo II e da allora è venerata come martire. Dopo la beatificazione il corpo martirizzato di Pierina è posto sotto l’altare maggiore della Chiesa di Fiobbio.